«È stata un'esperienza straordinaria, un successo incredibile. Ancora una volta, l'editoria, la cultura e il sapere italiani hanno dimostrato la loro capacità di unire e affascinare» racconta con evidente entusiasmo Marco Lombardi, capo dell’Ufficio di promozione economica, commerciale e culturale italiano a Taipei.
La Taipei International Book Exhibition, la Fiera internazionale del libro di Taipei, si è conclusa da pochi giorni, riportando a casa la variegata delegazione autoriale, editoriale, professionale che ha incarnato la prima partecipazione dell’Italia come Paese Ospite d’Onore a Taiwan.
Un padiglione dedicato da 400 metri quadrati, 11 autrici e autori, un programma letterario articolato in più di quaranta incontri, due mostre, 8 editori a esporre le loro pubblicazioni e a confrontarsi nell’area b2b con gli operatori stranieri, un ciclo di tre appuntamenti di taglio professionale dedicati al mercato italiano del libro. Tutto partecipatissimo.
«La nostra eccellenza è riconosciuta a livello internazionale» continua Lombardi. «Grazie alla nostra cultura inclusiva e universalistica riusciamo con facilità a conquistare i nostri interlocutori, tanto che molti, a un certo punto, sembrano quasi voler "diventare italiani"».
Ma cosa significa partecipare come editori, italiani, in una fiera del libro dall’altra parte del mondo? Cosa significa essere Ospiti d’Onore in un Paese così culturalmente distante dal nostro, eppure tanto interessato a incontrarci? Cosa ci si porta indietro da un’esperienza come questa?
«Quando abbiamo la possibilità di partecipare alla collettiva in una fiera in cui l'Italia è Ospite d'Onore, lo facciamo sempre con maggiori aspettative, partendo dall'assunto che ci sarà molta promozione e visibilità» racconta Valeria Agliuzzo, responsabile dell’ufficio diritti di Edizioni Centro Studi Erickson. «È stata la nostra prima volta a Taipei: affrontare questa novità da una posizione centrale, ricevendo tutta l’attenzione degli editori ospitanti, è stato certamente un vantaggio».
Anche per Francesca Marastoni, responsabile dell’area marketing di Reggio Children, questa è stata la prima volta alla Fiera del libro di Taipei, «ma i nostri rapporti con Taiwan risalgono già alla metà degli anni '90, quando abbiamo iniziato a tradurre in cinese tradizionale con una casa editrice taiwanese».
Reggio Children, d’altronde, prima che editore è un centro internazionale che nasce per valorizzare l'esperienza delle scuole e dei nidi d’infanzia comunali di Reggio Emilia. «Di scuole che si ispirano al nostro approccio a Taiwan ce ne sono almeno una dozzina: a Taipei, in questi giorni, ne abbiamo raggiunte tre, ricambiando finalmente le visite dei tanti educatori che ogni anno vengono a partecipare ai nostri gruppi di formazione e ad approfondire il nostro approccio pedagogico in Italia».
Tornando alla fiera, Marastoni sottolinea come la partecipazione corale sia stata vincente, a partire dagli spazi fisici allestiti a Taipei per accogliere la delegazione italiana – «questo contenitore semi-aperto che offriva tante occasioni di stimolo» – fino alle presentazioni, al bookshop, alle aree e ai momenti dedicati alla condivisione e al confronto.
«È stata una bella esperienza di collettiva. Abbiamo percepito un forte apprezzamento da parte dei visitatori che fin dal primo giorno, dall’orario esatto di apertura, sono venuti a farci visita, magari perché ci conoscevano già e volevano incontrarci dal vivo».
L’incontro con il pubblico specialistico, d’altronde, è uno degli obiettivi principali che gli editori vogliono perseguire nelle fiere estere. Ma una delle difficoltà delle collettive – sottolinea Agliuzzo – è proprio quella di calare un gruppo di editori stranieri nella realtà locale della fiera, soprattutto quando si tratta di fiere aperte al pubblico. «Non è raro che i pitch aziendali si svolgano di fronte a visitatori generalisti, mentre gli editori sono a fare il loro lavoro agli stand».
«A Taipei – continua Agliuzzo – è stato utilizzato un espediente che ho trovato estremamente efficace e molto piacevole, una novità per me. Siamo stati invitati insieme agli altri editori stranieri, eravamo una sessantina, in uno spazio dov’è stato organizzato una sorta di gioco a premi. A tutti gli editori presenti è stato chiesto di mettere il proprio biglietto da visita in un sacchetto per il sorteggio. Gli editori estratti sono stati premiati con un gadget e invitati a salire sul palco per raccontare in 40-60 secondi la loro casa editrice e il loro lavoro. Un format nuovo, mai visto prima, estremamente piacevole, molto efficace e ben organizzato. Potrebbe diventare uno standard anche in altre fiere».
E gli incontri b2b con gli operatori locali? «Quando si torna da una fiera – racconta Agliuzzo – ci si porta a casa una serie di impressioni lasciate dai vari appuntamenti. Alcuni possono sembrare non particolarmente di successo, in altri invece si percepisce un bel feeling con l'interlocutore e si ha la sensazione che il messaggio sia passato. Resta sempre un'incognita, perché le aspettative possono rivelarsi sorprendenti: spesso può capitare che un editore da cui ti aspettavi meno dia invece un riscontro assolutamente positivo, ancorché non immediato. Al momento, di ritorno da Taipei, conservo nella memoria due o tre incontri che sono stati particolarmente interessanti e sui quali ho qualche aspettativa concreta».
D’altronde il valore di questi eventi, precisa Marastoni, va oltre l’immediata conclusione di accordi commerciali. «Si stabiliscono dialoghi e si creano opportunità. Anche con gli altri editori della collettiva italiana. O ancora con le istituzioni: con l’Ufficio di promozione economica, commerciale e culturale italiano a Taipei abbiamo discusso della possibilità di coinvolgere il Ministero della pubblica istruzione taiwanese in un progetto che coinvolga gli insegnanti. Con i nostri colleghi editori abbiamo ragionato su eventi, festival, possibili convergenze: i risultati iniziano già a vedersi, e cresceranno nel tempo».
Non è un caso che Lombardi stesso annoti la «grande sinergia tra settore pubblico e privato» tra le cose che lo hanno colpito di più dell’Italia Ospite d’Onore a Taipei. «Gli editori, l’AIE, le istituzioni: tutti hanno lavorato in modo eccellente, mettendo in evidenza i punti di forza della nostra editoria e creando un vero sistema di collaborazione. Questo ha contribuito in modo determinante al successo della nostra partecipazione».
Quando a Valeria Agliuzzo e a Francesca Marastoni viene chiesto se lo rifarebbero, la risposta è all’unisono: assolutamente sì.
«Siamo una realtà molto piccola, sia come editori che come azienda» dice Marastoni. «Siamo partecipati dal Comune di Reggio Emilia, quindi non possiamo definirci una PMI in senso stretto, non accediamo ai finanziamenti delle PMI né a quelli della Regione Emilia-Romagna per la partecipazione a fiere, perché non pubblichiamo abbastanza libri l’anno. E questo ci comporta limitazioni anche nell'accesso ai fondi per le traduzioni. Partecipare alle collettive, soprattutto nelle aree del mondo in cui abbiamo già delle relazioni, è per noi fondamentale. Lo abbiamo fatto a Taipei, a Francoforte, Guadalajara e in tante altre occasioni proposte da AIE e da Agenzia ICE. Speriamo di continuare a farlo».
«Entrare in contatto con editori che “giocano in casa” è sempre un’emozione molto particolare» aggiunge Agliuzzo. «A Francoforte veniamo tutti da fuori, ma qui i padroni di casa hanno il desiderio fortissimo di mostrarti il bello del loro Paese e della loro editoria, dei loro libri». Anche nella prospettiva aziendale ne vale sicuramente la pena: «A Taipei i nostri titoli sono stati visti anche da quella parte di editori che magari fa fatica a muoversi, quella piccola e media editoria che non sempre ha le risorse per presentarsi alle fiere internazionali. Avere la possibilità di presentare i nostri prodotti anche a loro è un ottimo vantaggio».
Il futuro? «Credo che la strategia migliore sia ascoltare gli addetti ai lavori» chiosa Lombardi. «Saranno loro a darci i suggerimenti più appropriati. Sicuramente bisogna garantire una continuità di presenza in questo mercato (Taipei è una Dubai del Far East) e fare in modo che l’Italia, dopo l’ampia esposizione di quest’anno, possa continuare a giocare qui un ruolo di primo piano. Lo dobbiamo alle nostre autrici, ai nostri autori, alle nostre case editrici, ai loro libri: sono una risorsa straordinaria, capace di portare valore aggiunto in ogni contesto».
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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