
Durante la giornata conclusiva di
SMAU – evento di riferimento per le imprese e gli enti locali in riguardo ai settori dell’innovazione e del digitale – Assintel ha presentato il suo
rapporto annuale sul mercato del software e dei servizi ICT in Italia.
Il 2015, anno della decima edizione del report, è senza dubbio caratterizzato dall’archiviazione dei segni meno delle famiglie rispetto ai consumi (che hanno fatto registrare un aumento del 2,1% rispetto a un anno fa). D’altronde, solo nei primi sei mesi dell’anno, hanno già chiuso 35 mila esercizi al dettaglio, segno che il sistema delle imprese continua comunque a risentire degli effetti della pesante recessione degli anni scorsi.
Per quanto riguarda il
mercato italiano dell’Information Technology, qualche timido segnale di risveglio ha mitigato gli effetti comunque perduranti della crisi, facendo registrare esiti positivi soprattutto nell’area del software e in quella del digitale.
La presentazione del rapporto è stata introdotta dalla proiezione di un breve video, nel quale una moderna Maria Antonietta addenta una brioche mentre il tumulto divampa appena oltre i cancelli del suo palazzo.
«La rivoluzione è arrivata, non perdere la testa» recita il claim di chiusura.
La metafora del digitale come rivoluzione ha condotto tutto l’incontro guidato da Alfredo Gatti, managing partner di NEXTVALUE – che anche quest’anno ha curato il report – e managing director di CIONET Italia.
L’incontro si è concentrato essenzialmente nel delineare quelle che, nei prossimi due anni, saranno le tendenze che condurranno lo sviluppo e il mercato del settore: il
mobile, sicuramente, seguito da big data e analytics, cloud computing, internet of things, social economy e cyber security.
Si è parlato molto di «nuvole», d’altronde il cloud è una delle tecnologie maggiormente abilitanti rispetto ai modelli di business che risultano e risulteranno vincenti nel prossimo futuro, in primo luogo le piattaforme. Una delle tendenze più significative nella gestione della componente IT delle aziende, negli ultimi anni, è stata quella del Platform-as-a-Service (PaaS), che consente di gestire le proprie applicazioni senza dover mantenere l’infrastruttura in loco. Utilizzata di solito dalle aziende di grandi dimensioni, fa si che le risorse di calcolo, integrate con le capacità di storage e di rete, siano di proprietà e
ospitate da un service provider e vengano offerte al cliente on-demand, insieme a un ambiente software pronto per far girare le applicazioni (non è un caso che Amazon abbia recentemente chiuso un ottimo trimestre proprio grazie ai proventi della sua divisione cloud).
È un circolo virtuoso quello attivato dalle possibilità di storage su nuvola, che attiva in seno all’azienda la possibilità di collezionare enormi quantità di dati e poi analizzarli con gli strumenti del data mining, che operano in maniera predittiva rispetto alle strategie di business perseguibili e favoriscono la differenziazione delle operazioni su ogni singolo dipartimento, ottimizzando il processo produttivo nel suo complesso.
Inoltre,
il business delle piattaforme facilita anche l’inclusione dell’utente nel processo di creazione e condivisione del valore: da un punto di vista tecnologico, anche sviluppatori esterni possono infatti estendere le funzionalità della piattaforma tramite le API (Application Programming Interface).
Altro tema portante della trasformazione digitale, come evidenziato durante la presentazione dell’Assintel Report 2015, è senza dubbio l’e-commerce (per un approfondimento sui dati 2015 dell’Osservatorio Polimi-Netcomm, si veda l’articolo «Quando il libro fisico ti arriva dalla rete», in uscita sul numero di novembre del Giornale della Libreria).
Nonostante, a livello globale, il 2014 sia stato l’anno chiave del commercio elettronico (si pensi anche al valore della quotazione del colosso cinese Alibaba a Wall Street),
in Italia solo il 5,1% delle piccole e medie imprese – vero tessuto connettivo del nostro sistema economico – ha implementato negozi on line, segnalando il quadro di un mercato caratterizzato ancora da alte prospettive di crescita e di sviluppo futuro (considerando soprattutto i dati del 2014, che a fronte di una contrazione dello 0,2% degli acquisti tramite canale fisico, registrano un aumento del 22,3% di quello on line), e ancora «emergente».
Se, come ha affermato Gatti, la tecnologia è la «grande bellezza» del nostro business, e se la
foto di classe dei big dell’IT in reunion a Seattle – oltre a Zuckerberg in cravatta – è dominata dalla presenza dei cinesi, cosa rende e può rendere competitiva un’azienda di casa nostra?
Sicuramente un approccio strategico al digitale, coerente e integrato lungo tutti i processi aziendali. Sicuramente l’adozione di ottime tecnologie. Sicuramente, e soprattutto, le persone.
Le loro competenze, i talenti, la capacità che hanno di instaurare relazioni e di attivare comunicazione.
Tutto quel capitale umano che la digitalizzazione interconnette e ottimizza. E rende ancor più inequivocabilmente indispensabile.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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