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Innovazione

I «big data» dei libri aiuteranno davvero a scrivere romanzi migliori?

di E. Draghi notizia del 14 gennaio 2014

Uno dei vantaggi portati dalla digitalizzazione della filiera editoriale è l’accesso a informazioni di prima mano su processi e abitudini mai mappate finora. Dai processi di acquisto di un libro a quelli inerenti la lettura, fino al feedback diretto dei lettori, gli strumenti digitali si configurano come una vera e propria fonte di dati al servizio della strategia editoriale.
In un’intervista rilasciataci lo scorso novembre, Valentina Kalk (direttrice della Brookings Institution Press a Washington DC) sottolineava proprio l’importanza senza precedenti assunta in editoria dalla disciplina analitica che «va dall'analisi sistematica dei dati di vendita, ma anche di quelli relativi ai diritti e alle permissions, che spesso vengono considerati solo nel loro aggregato, a ricerche qualitative più sofisticate quali, ad esempio, l'identificazione dei profili dei nostri fan su Facebook e dei nostri followers su Twitter in modo da poter offrire loro pubblicazioni specifiche a seconda dei loro interessi».
Se questo principio a molti appare interessante non si può evitare di porsi delle domande: se i dati andranno ad influenzare il processo di scrittura, che fine farà la creatività?
Come tutti sanno, alcuni retailers come Amazon e Barnes & Noble, raccolgono da tempo diverse informazioni relative alla lettura dei libri: in quanto tempo si finisce un libro, dove ci si interrompe se non lo si finisce, su quali parti ci si sofferma di più, quali vengono saltate e via dicendo. Il problema è che non hanno mai mostrato l’intenzione di condividere questo patrimonio con nessuno a nessun prezzo.
Tutt’altro discorso è quello relativo a servizi di lettura di e-book in abbonamento come Oyster e Scribd che, come scrive la giornalista americana Laura Miller su Salon.com, «sono senza dubbio a conoscenza che di questi tempi c’è da guadagnare molto di più dalle fantasie di successo degli autori esordienti che dalle effettive vendite di libri», e dunque si sono dichiarati disponibili a condividere con autori ed editori i dati in loro possesso (a pagamento, si intende).
Eppure non è tutto oro quello che luccica e, come sottolineavamo in Che ne sarà di noi? L’editoria nel 2014 secondo gli esperti Usa se da un lato, una tendenza di quest’anno, sarà l’aumento del peso dei dati quantitativi nel processo decisionale degli editori, dall’altro cresce anche la consapevolezza che «non tutti questi dati sono affidabili quanto si credeva».
Interrompere la lettura di un libro, saltare da un capitolo all’altro, non significa necessariamente che la prosa sia ostica e la trama noiosa: magari si sta rileggendo un’opera molto amata di cui si vogliono assaporare solo alcune parti. Idem per quanto riguarda il fatto di finire un libro che, come insegna la parabola di Stephen King in Misery non deve morire, non vuol dire affatto che lo si sia apprezzato: al contrario, giunto all’ultima pagina, il lettore deluso può decidere, nella migliore delle ipotesi, di lasciare una pessima recensione all’opera e, nella peggiore, di sequestrarne l’autore e torturarlo per fargli cambiare il finale.
La palestra migliore per scrittori ed editori che volessero rassicurazioni sulla buona riuscita della loro opera rimangono probabilmente le recensioni complete e dettagliate che si trovano su social come Goodreads, nelle community on line o su siti come Amazon.
Per modifiche «in corso d’opera» chi ha a disposizione l’esperienza di editor, correttori di bozze e lettori professionisti può continuare ad affidarsi alla loro esperienza.
Molti autori di self-publishing scelgono invece di sottoporre le bozze dei loro scritti ad un gruppo di lettori Beta, altri – come nel caso del fortunato Metro 2033 di Dmitry Glukhovsky (in questo articolo ne ripercorriamo le tappe) – la pubblicano on line già finita in attesa di suggerimenti per avviare un complesso lavoro di riscrittura di alcune parti.
Ciò detto non è affatto escluso che alcune opere che fanno della ripetizione di alcuni schemi un punto di forza non si avvarranno in futuro dei dati in merito alle abitudini di lettura: imparare a leggerli e a farne buon uso sarà una sfida che ben presto gli editori dovranno affrontare.

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