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Innovazione

Gli editori vinceranno la guerra dell’attenzione? Se ne parla (anche) a UbiComp 2015

di Alessandra Rotondo notizia del 7 settembre 2015

È risaputo: il testo scritto ha iniziato da tempo a misurarsi con una molteplicità di ulteriori forme espressive, rilevanti sul piano dell’intrattenimento quanto su quello dell’informazione.
Avere tanti competitor, tanto diversi e spesso tanto più attraenti, richiede ai produttori di contenuti testuali (editori compresi) sforzi maggiori per conquistare, conservare e fidelizzare l’attenzione dei propri clienti/lettori.
Non è un caso che ultimamente proliferino – anche grazie ai device elettronici che rendono più agevole e più meticolosa la raccolta di dati – studi e progetti sui tempi d’attenzione (e su quelli morti) sperimentati dagli utenti nell’utilizzo di smartphone, tablet ed e-reader.
All’UbiComp2015 – ACM International Joint Conference on Pervasive and Ubiquitous Computing – che inizia oggi 7 settembre a Osaka, verrà presentato il documento When Attention is not Scarce, contenente gli esiti della ricerca sul rilevamento della caduta di attenzione da parte degli utenti quando accedono a qualunque contenuto attraverso lo smartphone.
Lo studio, condotto da membri del dipartimento di ricerca di Telefonica, il gigante spagnolo delle telecomunicazioni, e da Tilman Dingler di hciLab – il laboratorio di ricerca sull’interazione uomo-macchina dell’università di Stoccarda – parte dal ragionevole assunto che la noia spinga gli utenti dei dispositivi tecnologici a essere più sensibili ai suggerimenti sui contenuti da fruire, se pertinenti e ben calibrati.
La «Borapp2», installata sugli smartphone dei partecipanti al progetto, ha suggerito per 14 giorni – sotto forma di notifica pop-up – di aprire, se annoiati, contenuti provenienti da BuzzFeed, richiamando l’attenzione dell’utente con la domanda «Bored? Click to read» seguita dal titolo dell’articolo.
Al termine dell’esperimento (che incrociava i click con le informazioni demografiche, le condizioni ambientali, le consuetudini d’uso e i dati anagrafici dell’utente) l’algoritmo ha stimato che il 48% dei click sui contenuti proposti avveniva nei momenti di caduta di attenzione.
L’idea di carpire le sensazioni e gli stati d’animo degli utenti al fine di modulare meglio e in maniera più efficiente la propria offerta editoriale è stata avanzata anche da Andrew Rhomberg, fondatore della start-up Jellybooks.
Rhomberg ha ideato un software «intelligente» che, integrato negli e-book distribuiti agli early user (o meglio: agli early reader) prima della pubblicazione, permette di accedere ai dati di lettura cruciali per verificare le potenzialità commerciali dell’opera e per mettere meglio a punto un piano marketing. Il programma, che si interfaccia soprattutto con il formato ePub3, è capace di registrare le interazioni che si verificano tra il lettore e l’e-book attraverso una vasta gamma di applicazioni di parti terze, come iBooks e Adobe Digital Editions. Le informazioni vengono memorizzate in locale e, solo quando l’utente si connette alla rete e autorizza il trasferimento, i dati vengono inoltrati al sistema centrale. Uno degli indicatori maggiormente sondati è quello che riguarda la percentuale del libro letta: se l’abbandono è precoce o il tempo di lettura eccessivamente dilazionato, è piuttosto probabile che non ci si trovi davanti a un best seller.
Il software può essere efficacemente utilizzato per raccogliere informazioni anche dopo la pubblicazione, soprattutto in presenza di serie, di autori di romanzi di genere e di tutti quei progetti a più ampio respiro e lunga durata nei quali, più che in altri, è vitale per l’editore accertarsi che l’autore si stia costruendo una solida base di lettori.
È un gioco di tempismo e precisione - ma non esente da rischi di omologazione culturale - quello che gli editori sono chiamati a giocare per vincere la guerra dell’attenzione e conquistare lettori. Gli esperimenti arditi del «New York Times» sicuramente si muovono in questa direzione: se gli alert pop-up con notizie dell’ultimo minuto frustravano i lettori perché non rappresentavano un ponte verso contenuti più approfonditi, sicuramente meglio è andata la notifica che ha fatto vibrare, trillare e illuminare migliaia di smartphone annunciando la recensione dedicata dal giornale al nuovo romanzo di Harper Lee.

L'autore: Alessandra Rotondo

Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.

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