È risaputo: il testo scritto ha iniziato da tempo a misurarsi con una molteplicità di ulteriori forme espressive, rilevanti sul piano dell’intrattenimento quanto su quello dell’informazione.
Avere tanti competitor, tanto diversi e spesso tanto più attraenti, richiede ai produttori di contenuti testuali (editori compresi) sforzi maggiori per conquistare, conservare e fidelizzare l’attenzione dei propri clienti/lettori.
Non è un caso che ultimamente proliferino – anche grazie ai device elettronici che rendono più agevole e più meticolosa la raccolta di dati – studi e progetti sui tempi d’attenzione (e su quelli morti) sperimentati dagli utenti nell’utilizzo di smartphone, tablet ed e-reader.
All’UbiComp2015 – ACM International Joint Conference on Pervasive and Ubiquitous Computing – che inizia oggi 7 settembre a Osaka, verrà presentato il documento When Attention is not Scarce, contenente gli esiti della ricerca sul rilevamento della caduta di attenzione da parte degli utenti quando accedono a qualunque contenuto attraverso lo smartphone.
Lo studio, condotto da membri del dipartimento di ricerca di Telefonica, il gigante spagnolo delle telecomunicazioni, e da Tilman Dingler di hciLab – il laboratorio di ricerca sull’interazione uomo-macchina dell’università di Stoccarda – parte dal ragionevole assunto che la noia spinga gli utenti dei dispositivi tecnologici a essere più sensibili ai suggerimenti sui contenuti da fruire, se pertinenti e ben calibrati.
La «Borapp2», installata sugli smartphone dei partecipanti al progetto, ha suggerito per 14 giorni – sotto forma di notifica pop-up – di aprire, se annoiati, contenuti provenienti da BuzzFeed, richiamando l’attenzione dell’utente con la domanda «Bored? Click to read» seguita dal titolo dell’articolo.
Al termine dell’esperimento (che incrociava i click con le informazioni demografiche, le condizioni ambientali, le consuetudini d’uso e i dati anagrafici dell’utente) l’algoritmo ha stimato che il 48% dei click sui contenuti proposti avveniva nei momenti di caduta di attenzione.
L’idea di carpire le sensazioni e gli stati d’animo degli utenti al fine di modulare meglio e in maniera più efficiente la propria offerta editoriale è stata avanzata anche da Andrew Rhomberg, fondatore della start-up Jellybooks.
Rhomberg ha ideato un software «intelligente» che, integrato negli e-book distribuiti agli early user (o meglio: agli early reader) prima della pubblicazione, permette di accedere ai dati di lettura cruciali per verificare le potenzialità commerciali dell’opera e per mettere meglio a punto un piano marketing. Il programma, che si interfaccia soprattutto con il formato ePub3, è capace di registrare le interazioni che si verificano tra il lettore e l’e-book attraverso una vasta gamma di applicazioni di parti terze, come iBooks e Adobe Digital Editions. Le informazioni vengono memorizzate in locale e, solo quando l’utente si connette alla rete e autorizza il trasferimento, i dati vengono inoltrati al sistema centrale. Uno degli indicatori maggiormente sondati è quello che riguarda la percentuale del libro letta: se l’abbandono è precoce o il tempo di lettura eccessivamente dilazionato, è piuttosto probabile che non ci si trovi davanti a un best seller.
Il software può essere efficacemente utilizzato per raccogliere informazioni anche dopo la pubblicazione, soprattutto in presenza di serie, di autori di romanzi di genere e di tutti quei progetti a più ampio respiro e lunga durata nei quali, più che in altri, è vitale per l’editore accertarsi che l’autore si stia costruendo una solida base di lettori.
È un gioco di tempismo e precisione - ma non esente da rischi di omologazione culturale - quello che gli editori sono chiamati a giocare per vincere la guerra dell’attenzione e conquistare lettori. Gli esperimenti arditi del «New York Times» sicuramente si muovono in questa direzione: se gli alert pop-up con notizie dell’ultimo minuto frustravano i lettori perché non rappresentavano un ponte verso contenuti più approfonditi, sicuramente meglio è andata la notifica che ha fatto vibrare, trillare e illuminare migliaia di smartphone annunciando la recensione dedicata dal giornale al nuovo romanzo di Harper Lee.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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