In occasione della recente edizione 2016 del meeting organizzato annualmente da
ISTE (International Society for Technology in Education) – l’associazione no-profit statunitense preposta alla valorizzazione delle tecnologie al servizio dell’insegnamento e dell’apprendimento –
Amazon e Google hanno manifestato la chiara intenzione di conquistare la loro fetta del mercato che attorno al settore si va delineando.
E come non capirle considerando che –
come riporta PuntoInformatico riprendendo le elaborazioni di Internet Data Corporation –
negli Stati Uniti lo scorso anno sono stati spesi 4,9 miliardi di dollari in laptop e desktop nelle scuole primarie e secondarie. Cifra che, considerando globalmente l’investimento in tecnologia per l’istruzione,
si ipotizza raggiungerà i
19 miliardi di dollari entro il 2019.
Durante la conferenza di Denver, Google ha in primo luogo ufficializzato il suo
Expeditions. In beta da settembre 2015, il programma, presente in 11 Paesi con un numero complessivo di utenti di oltre un milione, consente agli studenti la possibilità di intraprendere
tour virtuali attraverso un’app gratuita per i dispositivi Android (ma arriverà presto anche la versione per iOS). Per godere di un’esperienza più totalizzante, poi, Google consiglia l’acquisto di un kit per la classe che comprende visori 3d, router per collegarli in wi-fi, tablet per l’insegnante (che così può «capitanare» l’esplorazione),
dal costo di circa 10 mila dollari.
Il colosso di Mountain View ha inoltre annunciato il lancio di un’app per Chrome –
Cast for Education – che consentirà a insegnanti e allievi di
condividere via wi-fi gli schermi dei propri dispositivi, garantendo l’integrazione con
Google Classroom, pacchetto di strumenti dedicati all’insegnante che permettono di gestire in maniera più partecipata e interattiva la didattica, oltre che di assegnare e supervisionare il lavoro degli allievi in un ambiente digitale preposto.
Altro nodo dell’offerta educational di Google è il potenziamento dei Chromebook – i laptop sui quali gira ChromeOS – attraverso una suite di app terze indirizzate allo sviluppo di creatività e abilità specifiche e vendute all’utente a prezzo agevolato se acquistate tutte assieme.
Amazon, dal canto suo, ha risposto – sempre nel corso della conferenza di Denver –
con il lancio di Inspire, una piattaforma di archiviazione e condivisione di contenuti didattici che sembra prendere in prestito l’architettura del megastore di Bezos. I servizi fondamentali che offre sono la
ricerca «intelligente», capace di esplorare e filtrare le risorse; la possibilità di organizzare
collezioni tematiche da condividere con gli altri insegnanti; il
caricamento facilitato dall’interfaccia drag and drop e il
sistema di recensioni degli utenti che, come avviene per gran parte dell’universo Amazon, validano i contenuti e guidano gli altri utenti nella scelta. Il tutto coordinato in una cornice che promette
elevatissima accessibilità.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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