
Nella lunga cronaca di suicidi succedutisi dall’inizio della crisi e riconducibile anche al venir meno della propria immagine imprenditoriale, del proprio ruolo e della propria capacità di risolvere problemi, dobbiamo annoverare anche un editore,
Giorgio Zanardi, 74 anni, titolare e fondatore assieme al fratello Rodolfo della
Zanardi editoriale.
L’azienda, che in passato ha contato
fino a 300 dipendenti e
ha gestito un’attività editoriale e tipografica di una certa consistenza a Padova e in Friuli, produceva e curava libri di grande qualità per case editrici come Hachette, Flammarion e Larousse, per la Rizzoli di New York, per la casa tedesca Taschen. Purtroppo però la Zanardi editoriale versava da tempo in difficoltà economiche tanto che giovedì scorso Zanardi ha preso la tragica decisione di togliersi la vita, impiccandosi nel proprio ufficio.
L’epilogo della vicenda che ha coinvolto l’imprenditore del Nord Est è sicuramente la punta più drammatica di una crisi che ha smosso dalle fondamenta la filiera: la
chiusura di librerie storiche, la richiesta sempre più ampia della cassa integrazione e di contratti di solidarietà da parte delle
case editrici e delle
catene librarie, il ridimensionamento del personale a monte e a valle della filiera, in una spirale sempre più vorticosa impone qualche riflessione sui
bisogni inascoltati del nostro tessuto produttivo e imprenditoriale, troppo spesso dimenticato dalla politica e lasciato in stallo dalle banche e dagli istituti di credito.
Non a caso, durante la scorsa edizione di Più libri più liberi,
era stato promosso un'incontro dedicato all'accesso al credito per le piccole e medie imprese editoriali
viste come un'«attività ad alto rischio» da banche&co. come ricordava anche Vittorio Anastasia, editore di Ediciclo che si occupa di queste tematiche all'interno del direttivo del Gruppo dei piccoli editori di Aie, in
una recente intervista rilasciata al Giornale della libreria.
Sebbene i dati del ministero
usciti nei giorni scorsi certifichino i primi segnali di ripresa per l’economia italiana, dietro alla solitudine imprenditoriale di Zanardi c’era prima di tutto la difficile situazione finanziaria dell'azienda che, già grave, sarebbe peggiorata a novembre, quando le banche hanno deciso la
revoca dei fidi per un totale di 2 milioni di euro. La
mancanza di liquidità, nel più perverso dei meccanismi produttivi, non permetteva più all’editore di acquistare materie prime, obbligandolo quindi a
rinunciare a commesse importanti in un circolo vizioso da cui l’imprenditore ha finito per sentirsi schiacciato.
Pochi giorni fa, il gruppo avrebbe presentato in tribunale la domanda di ammissione al concordato preventivo.