Durante la fiera del libro di Calcutta, abbiamo intervistato Andrea Berrini, editore della casa editrice Metropoli d’Asia che ci racconta cosa significa essere un editore specializzato sulla letteratura asiatica.
Perché avete scelto di concentrarvi proprio sulle letterature d'Asia? Come nasce la vostra casa editrice?
Ho deciso di far partire una casa editrice focalizzata sull'Asia perché la frequento per molti mesi all'anno. Qui è ancora possibile individuare ottimi romanzi e veri talenti. Metropoli d'Asia ne acquisisce i diritti internazionali per pubblicarli in Italia e rivenderli anche a editori asiatici ed europei. Del resto questa porzione d'Asia è l'area del mondo che adesso sta vivendo la crescita più tumultuosa. Sono Paesi che si trasformano velocemente; dal nuovo ceto medio delle grandi città emergono voci nuove, narratori capaci di interpretare la modernità superando un vecchio stereotipo che relegava la produzione letteraria asiatica all'esotismo o al sottosviluppo.
Come definirebbe il panorama letterario indiano? Quali sono le novità più interessanti?
In fervente evoluzione. Certo la letteratura Indiana è molto più conosciuta di quella di Paesi come la Thailandia e la Malesia. A dispetto della vivacità della produzione editoriale c'è chi lamenta uno scadimento della narrativa mettendo sotto accusa i cosiddetti chiklits: romanzi giovanili perlopiù di ambientazione universitaria. Più interessante sembra invece il mondo dei gialli, che però vengono considerati allo stesso modo «bassa letteratura». Insomma un quadro generale non così lontano da quello che poteva essere il nostro di qualche anno fa (ammesso che l'eterno scontro tra letterature di minore o maggiore valore si sia definitivamente placato). In tutto questo Metropoli d'Asia cerca di orientarsi verso autori e generi non esplorati, convinti che esista solo buona e cattiva letteratura. In questo senso l'India è l'ambito che ci ha permesso di sperimentare di più. La nostra è una casa editrice di narrativa che però in India ha avuto modo di conoscere e pubblicare una grande illustratrice come Amruta Patil.
Sul vostro sito si legge che state cercando cooperazioni in loco: avete avuto qualche risultato in questo senso?
Il progetto è quello di entrare in società con degli editori locali, ma è presto per annunciare quali. Posso dirle però che un primo accordo è stato raggiunto con Crown (editore taiwanese), organizzatore del Soji Shimada Mistery Award.
Qual è il vostro lettore di riferimento?
Un piccolo editore si trova naturalmente a interloquire con un lettore raffinato, disposto a scommettere su un marchio che non conosce. Ma i nostri libri spaziano tra i generi: proposte più letterarie, come quella di R. Raj Rao o Tew Bunnag affiancano spy story avvincenti come Malesia blues di Brian Gomez o racconti giovanili come Le Tre porte di Han Han. Insomma, la nostra è una proposta letteraria articolata, che si fonda sulla ricerca di scrittori importanti in loco, spesso ignorati dalle grandi agenzie e dai circuiti internazionali.