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Editori

Pirateria ed e-book: chi, come e quanto ci guadagna?

di R. Esposito notizia del 3 febbraio 2015

In occasione del lancio su tutti i principali store dell'e-book Le isole dei pirati. Mappa della pirateria editoriale e dei suoi modelli di business uscito nella collana dei Quaderni del Giornale della libreria, pubblichiamo l'introduzione dell'autore Renato Esposito, responsabile dell'Ufficio Antipirateria e Gestione diritti di Aie.
I temi al centro dell'e-book saranno approfonditi nel seminario Pirateria libraria organizzata. Modelli di business e rimedi (Milano, 12 febbraio) le cui iscrizioni sono aperte fino a domani.

La pirateria informatica è un tema centrale per tutta l’industria dei contenuti editoriali, ed è divenuta oggetto, da alcuni anni a questa parte, di forte attenzione da parte degli aventi diritto oltre che, ovviamente, degli organi legislativi di numerosi Paesi.
Posto che ormai (e finalmente) nessuno nega che la pirateria dei contenuti costituisca un grave problema e un freno allo sviluppo dei mercati legali, le contromisure che possono essere adottate per arginarla si scontrano spesso con le istanze di contemperamento degli interessi dei navigatori, con la ritrosia alla collaborazione da parte dei provider di connettività, e più in generale con una percezione di scarsa lesività dei propri comportamenti da parte dei downloader.
È esperienza comune che qualsiasi contenuto passibile di digitalizzazione possa essere presente in Internet, e da lì – più o meno facilmente – scaricabile. Addirittura si può arrivare ad affermare che in molti casi la difficoltà non sta tanto nel verificare che una certa opera dell’ingegno esista in formato pirata, quanto nell’individuarne la «versione» che per caratteristiche e qualità sia quella di maggiore soddisfazione per il downloader.
Nella percezione comune la pirateria elettronica riguarda soprattutto – e storicamente – la musica e il settore audiovisivo, anche perché i media, le rare volte in cui si occupano della questione, tendono appunto a focalizzarsi su quei settori.
In realtà la disponibilità di libri nella rete è un fenomeno antico, tanto che può considerarsi nato praticamente insieme a Internet: in ogni caso è già presente in forma embrionale nei primi anni Novanta e comincia a diffondersi nei primi anni del nuovo secolo, epoca alla quale risalgono le prime raccolte di e-book denominate «Biblioteca del brivido», «Bluebook», «ITABOOK» e «Free Book», fino ad esplodere definitivamente nel corso del 2012, probabilmente per via della diffusione di device adatti alla riproduzione di testi.
Non è agevole stabilire le dimensioni del fenomeno, dato che, come tutte le forme di attività illegale, tende a non essere facilmente quantificabile. Sulla base di stime di esperienza prudenziali, tuttavia, parliamo di diverse decine di migliaia di file unici (cioè titoli) che riproducono libri italiani attualmente disponibili in rete nei diversi formati. A livello di ricerca sperimentale l’Associazione italiana editori ha verificato che circa tre quarti dell’offerta legale è disponibile anche in versione pirata nell’arco di circa dieci giorni dalla data della sua pubblicazione.
Quello che è invece senz’altro misurabile è il numero di rimozioni che si riesce ad ottenere: il bilancio dell’attività 2013 dell’ufficio antipirateria dell’Associazione italiana editori si è chiuso con oltre 140.000 rimozioni di file messi a disposizione del pubblico in violazione di legge e contro la volontà degli aventi diritto. Nei primi mesi del 2014 altri 100.000 file circa sono stati rimossi e alla data di pubblicazione di questo e-book la media delle rimozioni ha superato le 500 unità al giorno. Se ricordiamo poi che a volte un solo link porta ad un file che contiene anche decine di titoli diversi, la numerosità delle opere protette messe illecitamente a disposizione e rimosse aumenta considerevolmente.
Un altro metodo, sempre legato a dati misurabili, può consistere nell’analisi del traffico Internet generato dalla pirateria libraria. Con un tentativo di modellizzazione, possiamo dire che sulla base degli studi disponibili e considerando tutte le possibili fonti di approvvigionamento, il traffico passante per le reti P2P è relativo a e-book nella misura dello 0,2%; nei sistemi Torrent, lo 0,9% del traffico sviluppato dai «Top 10.000» (cioè i 10.000 Torrent più «popolari») riguarda e-book; in un campione di 2.000 file presenti nei principali «cyberlocker», il 2,6% sono e-book.
Teniamo presente che queste informazioni riguardano in parte il volume di traffico generato da chi scarica e condivide la particolare categoria di file in argomento; e in parte la numerosità di file che riproducono libri presenti in Internet. Un’importante avvertenza consiste quindi nel fatto che, per definizione, i file che riproducono libri sono «leggeri», nel senso che ordinariamente la loro dimensione è di pochi megabytes. Di conseguenza, la percentuale di volume di traffico P2P relativa ai libri, benché apparentemente risibile, è estremamente preoccupante perché sottende una elevata numerosità di violazioni.
In altre parole, il volume di traffico è dato da [numero di file] * [dimensione media dei file]. Se uno dei due fattori è molto piccolo (nel nostro caso, la dimensione media), l’altro è evidentemente molto grande (numerosità di file).
E questo spiega probabilmente il recente interesse dei pirati per i contenuti librari: grande assortimento di file pregiati, molto ricercati dai downloader, di qualità paragonabile agli originali e scaricabili in pochi secondi per via delle loro modeste dimensioni.
Il monitoraggio dei principali siti dediti alla cosiddetta «pirateria massiva» di contenuti editoriali evidenzia infatti che il numero medio di nuovi file messi quotidianamente a disposizione (riferendoci solo a titoli, e non ai vari formati in cui essi sono resi) è di circa 50/60. Questo significa che esiste un vero e proprio mercato parallelo, che i pirati alimentano incessantemente per poter continuare a trarre i propri illeciti guadagni.
Questa necessità di incrementare l’offerta ha recentemente portato il fenomeno a toccare ambiti finora praticamente esenti dalla pirateria libraria: ci riferiamo ai libri autopubblicati, a quelli rilasciati in regimi di Creative Commons e alle opere cadute nel pubblico dominio. Rispetto a queste ipotesi parliamo ancora di percentuali irrisorie, dato che l’attrattività dei siti pirata è connessa alla loro capacità di ricalcare le classifiche della vendita legale, ma sono già utili tre considerazioni:

  • è chiaro che per i pirati la possibilità di realizzare profitti è strettamente correlata alla numerosità dei file che riescono a mettere a disposizione;
  • in secondo luogo, questo porta allo sviluppo di svariati meccanismi di procacciamento di file che vanno dall’acquisto legale al fine della rimozione delle protezioni apposte ai file, alla «appropriazione» di file messi a disposizione da altri pirati, all’offerta nei propri siti di file messi gratuitamente a disposizione dagli aventi diritto;
  • infine, il fatto di inserire nel proprio «catalogo pirata», normalmente formato da migliaia di opere protette, la pur modestissima quota di opere sulle quali associazioni e servizi antipirateria potrebbero difettare di titolo per intervenire, provoca qualche minima difficoltà nel caso in cui si intervenisse esclusivamente in via di richiesta di rimozione selettiva, cioè individuando puntualmente ciascun contenuto per richiederne la rimozione.

Le forme della pirateria elettronica, spesso correlate all’aumento della disponibilità e della velocità delle connessioni Internet, sia domestiche sia mobili, si sono velocemente evolute nel corso degli ultimi anni, conformandosi ai nuovi sistemi in grado di monetizzare facilmente le attività illecite dei pirati man mano che questi venivano presentandosi (e talvolta addirittura anticipandoli).
In un contesto caratterizzato dalla complessità delle leggi che regolano la materia e dalla velocità dell’evoluzione tecnologica, quindi, non deve stupire che il livello medio di conoscenze – anche presso operatori a vario titolo specializzati – sia spesso insufficiente.
Per quanto riguarda i «tipi» di file che riproducono libri abbiamo quattro varianti.

  • Libri nativamente elettronici. Sono libri realizzati in formato elettronico direttamente dall’editore, e poi privati dei sistemi di protezione che ne dovrebbero impedire la duplicazione o la fruizione a condizioni diverse da quelle previste dall’editore o dal distributore. Ne parleremo diffusamente più avanti, con particolare riferimento alla rimozione delle misure tecnologiche di protezione e dei sistemi DRM.
  • Scansioni. La scansione è la digitalizzazione di un documento cartaceo. Produce file molto «pesanti», caratterizzati dal fatto di non essere navigabili. Le pagine che si visualizzano sono semplici immagini che non possono essere riconosciute come testo dai computer. Questo rende la loro fruibilità molto bassa, tanto che talvolta si verificano casi di contiguità con la pirateria «tradizionale» (ad esempio la scansione scaricata con il proprio computer domestico viene memorizzata in una chiavetta Usb e quindi portata in una copisteria per ottenerne una stampa). I libri più frequentemente messi a disposizione in questa forma sono normalmente quelli accademico professionali.
  • Scansioni OCR. Sono scansioni processate con sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri. Questo significa che il file di partenza è un file di immagine e il risultato è un documento navigabile. Si presentano con varie estensioni (spesso sono un archivio compresso che contiene lo stesso file in versione Word, .pdf, .lit, .mobi, .ePub). Per rendere meno agevole l’individuazione di questi file, e per altri fini collegati alla propria remunerazione, gli uploader usano modificarne la dimensione attesa, comprimendo nello stesso archivio il libro e – per esempio – un file mp3 o uno o più documenti contenenti logo e informazioni sulla persona o sul gruppo che ha creato il file.
  • File «immagine». Sono file che riproducono esattamente il contenuto del disco ottico su cui è fissata l’opera originale. Le loro dimensioni variano, ma sono tendenzialmente molto grandi e, una volta scaricati, possono essere masterizzati su un supporto fisico o montati su drive virtuali attraverso software dedicati. Restituiscono un prodotto completamente identico all’originale. Solitamente sono dizionari, enciclopedie, banche dati.

L'e-book è disponibile in e-book (Pdf, ePub, Mobi) sulle principali piattaforme.

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