L'industria del copyright si conferma uno dei motori dell'economia americana. A decretarlo sono i risultati dell'annuale ricerca realizzata dall'International Intellectual Property Alliance (IIPA) che rilevano come le industrie produttrici di contenuti, dai libri ai film passando per la musica, abbiano generato nel corso del 2010 ben 930 miliardi di dollari pari al 6,4% del Pil.
Ma non è tutto. La ricerca prende infatti in considerazione anche la vendita e l'export dei diritti che durante lo scorso anno hanno generato 134 miliardi di dollari (nel 2007 erano 128 miliardi), un valore nettamente superiore a quello fatto registrare da settori più «quotati» come l'industria automobilistica o l'agricoltura.
I dati americani confermano una volta in più la capacità produttiva ed economica propria delle industrie dei contenuti capaci, anche in periodi difficili come questo, di generare con risorse inferiori più ricchezza di molti altri settori produttivi meglio sostenuti. Se infatti prendiamo in considerazione il periodo 2007-2010 (che comprende quindi anche la fase più acuta della crisi economica globale) l'industria del copyright americana ha raggiunto tassi di crescita reale superiori al 1,0% annuo mentre, al contrario, nello stesso periodo l'economia degli Stati Uniti ha registrato una crescita sostanzialmente piatta.
Anche in Italia, dove l'industria culturale in senso lato è pari al 13% del Pil, si possono fare considerazioni analoghe se è vero che ogni 100 euro investiti nell’industria culturale portano al sistema Italia un beneficio pari a 249 euro e anzi ci si potrebbe spingere a ipotizzare una crescita anche migliore di quella americana dato che il patrimonio cuturale di cui disponiamo è immenso e sfruttato solo in parte.