
Gli
inediti di
Franz Kafka saranno
pubblicati dalla Biblioteca nazionale di Gerusalemme e custoditi all’interno dei suoi archivi. Lo ha deciso il tribunale di Tel Aviv dopo il lungo e complicato processo «kafkiano» (è il caso di dirlo) che ha disposto dell’eredità di
Max Brod, il giornalista biografo del grande scrittore boemo, che pubblicò gran parte dei suoi lavori dopo la morte dell'autore.
La controversia sulla pubblicazione degli scritti era nata in seno all'eredità dello stesso Brod, che dopo la propria morte aveva disposto che gli inediti venissero custoditi dalla segretaria la quale li avrebbe poi lasciati alle figlie, fermamente contrarie alla pubblicazione.
La storia però è più complessa. Sappiamo che Kafka lasciò i suoi manoscritti all'amico Max Brod perché
bruciasse tutto ciò che era rimasto inedito. Brod se ne guardò benee mise tutto in una valigia che portò con sé quando lasciò Praga per la
Palestina nel
1939. Alla sua morte, nel 1968, il materiale passò alla sua segretaria
Esther Hoffee poi alle figlie di lei,
Eva Hoffe e Ruth Wiesler, che lo hanno in parte venduto per milioni di dollari (il manoscritto del
Processo pare sia stato ceduto per 2 milioni di dollari).
I materiali, rinvenuti
in dieci bauli aperti per la prima volta durante l'estate dopo essere stati per oltre 50 anni nascosti in un caveau dell'Ubs di Zurigo e in una banca di Tel Aviv, vedranno finalmente la luce. Nonostante la ferma opposizione delle due sorelle israeliane, il Tribunale di Tel Aviv, dopo una attenta interpretazione del testamento lasciato da Brod nel 1961, ha infatti stabilito che
gli scritti sono parte del patrimonio di Israele e dovranno essere custoditi nella Biblioteca Nazionale.
Tra le pagine che a causa della battaglia legale sono rimaste inedite ci sono i manoscritti di alcuni
romanzi e racconti come il racconto
Preparativi di nozze in campagna, una bozza de
Il castello e il racconto incompiuto
Riccardo e Samuele, insieme ad appunti di diario e
numerose lettere a Thomas Mann, Arthur Schnitzler, Stefan Zweig e Jaroslav Hasek.
Un caso analogo, sebbene con una conclusione diversa, è in Italia quello che
oppone gli eredi dell'Archivio Vasari, la famiglia Festari di Arezzo,
alla Soprintendenza ai beni archivistici della Toscana. Proprio la querelle giudiziaria sul lascito bloccherebbe infatti la sorte dei preziosi scritti, che più volte gli eredi avrebbero tentato di vendere senza fortuna anche rischiando di disperdere il patrimonio letterario del maestro del Rinascimento fuori dall'Italia.