Investire nel futuro per un editore non vuol dire soltanto scegliere i titoli da pubblicare, pensare a campagne marketing o a come gestire le risorse: significa anche valutare l’impatto sociale e ambientale della propria azienda. È quanto chiede a ogni cittadino, ente pubblico o impresa l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Obiettivi come parità di genere, energia pulita e accessibile, consumo e produzione responsabili dipendono anche dalle scelte che vengono prese quotidianamente. L’incentivo ad agire in tal senso viene in Italia anche dal Piano nazionale di ripresa e resistenza (PNRR), se si pensa al peso di capitoli come mobilità sostenibile, riqualificazione degli edifici e soprattutto energie rinnovabili. Quali strategie può adottare l’editoria in tal senso? Se in generale l’editoria green rappresenta non un limite ma l’occasione per migliorare la filiera in ogni suo aspetto, un esempio virtuoso viene dal settimo gruppo editoriale al mondo, Springer Nature: il gruppo anglotedesco di editoria accademica ha appena pubblicato il report sullo sviluppo sostenibile 2020.
Il dato più significativo è quello che riguarda le emissioni di Co2: per la prima volta, nel 2020 Springer Nature ha azzerato l’impatto delle emissioni associate ad attività commerciali e viaggi. L’obiettivo è stato raggiunto non solo ottimizzando i processi esistenti, ma anche acquistando energia proveniente da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda invece le 8 mila tonnellate di Co2 prodotte che il gruppo non è riuscito a ridurre in altri modi, è stato finanziato un programma di compensazione in Nicaragua, CommuniTree, il cui obiettivo è rendere per i coltivatori locali più vantaggiosa la riforestazione con piantagioni autoctone rispetto alla deforestazione. Si può inoltre osservare che la pandemia ha giocato un ruolo fondamentale nel bilancio 2020: il lavoro da casa ha senz’altro contribuito a ridurre le emissioni legate a uffici e viaggi del 59%, l’uso di acqua, carta e produzione di rifiuti rispettivamente del 48%, 61% e 44%. È stato inoltre portato avanti il programma per ridurre la plastica nell’imballaggio di libri e riviste. A tal proposito, la politica aziendale richiede che la provenienza della carta sia certificata, per quanto la maggior parte dei prodotti della Springer Nature sia esclusivamente digitale.
Non mancano infine progetti che affrontino il nodo ambientale a partire da prospettive diverse da quella della produzione. Negli ultimi 6 anni, il gruppo ha pubblicato più di 300 mila articoli e capitoli di libri incentrati su uno dei 17obiettivi dell’agenda 2030. Springer Nature ha inoltre migliorato il Green Office Network, un programma pensato in origine per rendere l’ufficio più sostenibile da un punto di vista ambientale, che con la pandemia è diventato l’occasione per aumentare la consapevolezza dei dipendenti circa le buone pratiche da adottare nella vita di tutti i giorni.
Il rapporto non si limita ad analizzare l’impatto ambientale dell’azienda, ma considera anche diversi altri fattori come felicità dei dipendenti, ruolo della tecnologia nel diffondere informazioni, supporto alla ricerca durante la pandemia, attenzione a temi quali diversità, equità e inclusione. Va ricordato che, in ottemperanza alle normative tedesche, il rapporto viene stilato da un’agenzia terza indipendente – nella fattispecie la Ernst & Young. Per citare un solo numero, a fronte di un target per il 2023 del 45% di donne in posizioni dirigenziali nell’azienda, il 2020 chiude con una presenza femminile del 43% (nel 2018 era pari al 39%).
Il caso di Springer Nature deve essere d’esempio: non solo per le politiche concretamente attivate, ma anche per il modo in cui il gruppo è stato capace di raccontarle e farle percepire all’esterno. Mettere al centro della propria comunicazione – oltre che del proprio impegno quotidiano e concreto – la sostenibilità ambientale, può essere un ottimo touchpoint valoriale con i propri clienti. E, più in generale, contribuire alla sensibilizzazione su un tema di urgente e comune interesse.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
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