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Editori

Come va l'esordio di Chiarelettere nella narrativa? Il bilancio di Lorenzo Fazio

di L. Biava notizia del 8 luglio 2014

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Lanciata a marzo, la collana Narrazioni di Chiarelettere è sicuramente una delle più interessanti novità editoriali proposte quest'anno, nonché l’iniziativa che ha introdotto la casa editrice del Gruppo editoriale Mauri Spagnol ad un nuovo filone di ricerca. Nota per i successi nel campo dei libri di attualità e inchiesta (suo è, ad esempio, il caso editoriale Vaticano Spa), Chiarelettere ha affidato i primi cinque libri della collana che l'hanno lanciata nell'universo della narrativa ad alcuni dei grandi nomi del nostro panorama culturale. Un progetto editoriale che ha fatto parlare molto di sé anche per la cifra narrativa che spesso ha portato a intravedere, nelle trame del romanzo di turno, più o meno velati riferimenti all'attualità del nostro Paese. Abbiamo chiesto un primo bilancio dell'operazione a Lorenzo Fazio, direttore editoriale.

Per quale motivo Chiarelettere, affermata sigla di libri d'inchiesta, ha scelto di aprire al romanzo con la nuova collana Narrazioni?
L’idea di lanciare la nuova collana Narrazioni nasce dall’esigenza di proseguire con stili e autori diversi il lavoro di scavo sull’attualità fatto finora da Chiarelettere. Attualità che può essere letta e ricostruita anche attraverso il passato come è successo con Dario Fo, autore del romanzo La figlia del papa, la vita di Lucrezia Borgia, che racconta una storia di potere che assomiglia molto a quanto avviene oggi in Italia. Quindi Narrazioni è un’evoluzione delle collane già esistenti e consente di allargare ulteriormente la prospettiva e andare oltre il giornalismo. Ci piace l’idea di superare la divisione di generi e provare a utilizzare tutte le tecniche della narrazione. Non è un caso che all’inizio di ogni romanzo un illustratore dedichi due pagine per «far vedere» la storia. Un modo nuovo per introdurre i lettori ai personaggio del libro.

Dopo una stagione di grande successo del genere inchiesta, il mercato sta vivendo una fase di interesse discendente. Narrazioni in qualche modo può essere considerata un tentativo di rivitalizzare il genere raccontando, con un linguaggio diverso, l’Italia degli scandali cara alle inchieste degli autori Chiarelettere?
Indubbiamente i libri sull’attualità, gli instant book troppo appiattiti sulla cronaca stanno soffrendo, però Chiarelettere ha cercato sempre di offrire qualcosa in più rispetto ai media, o anticipando notizie importanti, veri scoop (Nuzzi tra gli altri), o rimontando in maniera inedita fatti prima scollegati o dimenticati. Dal 2007 Chiarelettere ricompone la storia d’Italia in un grande puzzle. Narrazioni prosegue su questa strada. Il romanzo di Bisignani, Il direttore, è esemplificativo di questo aspetto: il potere dell’informazione è qui rivelato in tutte le sue contraddizioni da chi lo conosce bene. Un testimone di molte trame cui abbiamo dato la parola in una storia inventata ma molto verosimile. 

 

Alcuni dei titoli pubblicati finora come Il direttore o I buoni hanno fatto parlare molto di sé perché nell’ambiente e nei personaggi descritti non è difficile riconoscere velate allusioni a personaggi noti del panorama nazionale. Quale riscontro avete avuto dalla vostra community di lettori?
La scommessa è quella di arrivare a personaggi conosciuti e descriverli per quello che sono e non appaiono, da una prospettiva che magari i media non possono trattare, pena anche complicazioni legali. Sembra nuovo ma non lo è. In fondo da sempre i romanzi raccontano con modi e situazioni diversi personaggi conosciuti. Sciascia non ha forse raccontato il potere democristiano in Toto modo? Ma anche i grandi classici, da Balzac a Dostoevskij si sono misurati con l’attualità reiventandola. Il romanzo è questo, e noi con Narrazioni abbiamo voluto evidenziarne il senso. La letteratura può ancora fare scandalo, basta usarla e sfruttarne tutte le potenzialità. I lettori hanno finora molto apprezzato questa scelta, ora dobbiamo proseguire. L’interesse da parte anche di altri autori è molto forte. In fondo c’è da domandarsi perché il romanzo italiano sia così poco attratto dalla società, dal potere, da tutto quello che definisce il perimetro politico della nostra vita. Da questo punto di vista siamo molto indietro rispetto alla scuola americana, l’ombelico ha ancora un’attrazione irresistibile sugli scrittori italiani. 

Come sono andati i titoli usciti finora nella collana e quali sono le uscite che avete in programma per i prossimi mesi?
Il libro di Rastello, I buoni, che racconta le contraddizioni di una comunità dedita al recupero di persone vinte dal disagio, ha avuto un apprezzamento critico formidabile, raro, e un buon andamento in libreria (2 edizioni), La figlia del papa di Dario Fo è stato ristampato 5 volte, Il direttore di Bisignani veleggia verso le 20 mila copie. Per Ciriello, Per favore non dite niente e Turano, Contrada Armacà, usciti da poco, è presto per fare un bilancio. In autunno sarà in libreria Piromallo, Il sacrificio di Eva, una storia vera, ambientata nella seconda guerra mondiale ma che ci riporta all’oggi, meglio non anticipare troppo…

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