I libri italiani piacciono agli editori stranieri (basta dare un'occhiata al trend dei dati dell'export che pure quest'anno non sono immuni dagli effetti della crisi generale) ma c'è ancora parecchio da lavorare per rendere gli scambi più fluidi e agevoli per entrambe le parti. Ci rferiemo naturalmente alla crescente importanza degli incentivi alla traduzione che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Ministero degli Affari Esteri e il Segretariato Europeo per le Pubblicazioni Scientifiche (SEPS) erogano agli editori stranieri che vogliano tradurre opere di narrativa o saggistica italiana. Purtroppo l’Italia in ciò non è ancora del tutto allineata con le politiche di agevolazione delle traduzioni in atto in Europa sia dal punto di vista dei meccanismi procedurali sia delle risorse messe a disposizione degli editori stranieri (una panoramica la si può ritrovare nell'e-book Premi e incentivi alle traduzioni. Aggiornamento 2013).
Quando si parla di internazionalizzazione però non possiamo fermare lo sguardo al muro degli incentivi: la crescita dei fellowship program all'interno dei programmi delle iniziative di settore (l'ultimo organizzato da Aie si è tenuto qualche settimana fa a Roma in occasione di Più libri più liberi), la partecipazione alle fiere internazionali in stand singoli o collettivi e tutte le iniziative che possono diffondere la conoscenza dei libri italiani all'estero sono ormai indispensabili per la crescita del nostro sistema-libro. Un primo passo in questa direzione è stato e continua ad essere dal 2009 Copy in Italy. Autori italiani nel mondo dal 1945 a oggi, l'iniziativa portata in tutto il mondo dalla Fondazione Mondadori che ha come obiettivo quello di aumentare la visibilità della nostra letteratura (e della nostra cultura) all'estero. Ne abbiamo parlato con Luisa Finocchi, direttrice della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori (nella foto).
Come racconterebbe Copy in Italy a chi ancora non lo conosce?
Si tratta di un progetto, realizzato in stretta collaborazione con l'Associazione italiana editori, per promuovere gli autori italiani nel mondo e valorizzare il ruolo svolto dalla mediazione editoriale nella diffusione della cultura italiana oltre i nostri confini. Tra le iniziative più significative c'è una mostra itinerante, ideata con le principali università milanesi, che grazie alla stretta collaborazione con il Ministero degli affari esteri e al contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo, ha potuto essere presente in moltissime capitali europee, ma anche a Mosca, Pechino, Boston...diventando occasione di confronto tra editori, traduttori, italianisti di quei Paesi. Partita nel 2009 con edizione italiana e inglese, ha avuto successive edizioni in cinese, in russo, e da poco un'edizione aggiornata al 2013 con la collaborazione di Aie in francese è stata inaugurata a Marsiglia. La mostra avrebbe dovuto chiudere i battenti alla fine dell’anno, ma è stata prorogata fino al 7 febbraio 2014. Dopo questa data è previsto l’allestimento a Caen, nella bassa Normandia, sede dell’Institut Mémoires de l’édition contemporaine, principale centro di conservazione e ricerca sulla mediazione editoriale in Francia. Per le tappe successive sono già in corso contatti con altre sedi d’Oltralpe.
Quali problemi vede alla diffusione della cultura editoriale italiana all’estero?
Certamente in primo luogo la scarsa conoscenza dell'italiano, che rende la nostra produzione difficilmente accessibile. Non è un caso che sono stati gli stessi istituti italiani di cultura che dovendo promuovere la produzione editoriale italiana in occasione delle fiere internazionali del libro di Göteborg,Tokio o Budapest ci hanno suggerito di proporre una selezione di autori italiani tradotti in svedese, giapponese o ungherese. Ha così preso vita, sempre in collaborazione con Aie, Read leggItaliano un e-book scaricabile gratuitamente, che presenta alcuni autori scelti dagli editori e tradotti grazie alla collaborazione con gli istituti italiani di cultura. È mancata però fino ad oggi al nostro Paese una strategia condivisa tra pubblico e privato per la promozione della cultura editoriale italiana nel mondo, una politica capace di investire in un settore che ha dimostrato invece in questi anni, come recentemente affermava anche Marco Polillo, presidente di Aie, una straordinaria capacità di crescita proprio nel settore dell'export.
Come viene affrontata all’estero la questione della promozione delle editorie nazionali? Ci sono modelli virtuosi che potrebbero essere importati?
Francia, Germania, Olanda, Spagna, per non parlare dei paesi del Nord Europa, hanno da anni messo in atto attente politiche di valorizzazione delle proprie editorie nazionali, capaci di monitorare i flussi delle traduzioni, affiancando gli editori nella elaborazione di strategie efficaci per promuovere autori, ma anche traduttori, illustratori, grafici. Per rendersene conto sarebbe sufficiente dare un'occhiata ai siti promossi dal singoli Paesi e espressamente dedicati alla promozione della produzione editoriale all'estero: e penso a litrix.de e newbooks-in-german.com per la Germania, newspanishbooks.com per la Spagna o al famosissimo francelivre.org per la Francia. Ma l'elenco potrebbe continuare. Forse però qualcosa si sta muovendo anche da noi. Sulla scorta dell'esperienza di Copy in Italy, Fondazione Mondadori con Associazione italiana editori insieme con il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Turismo stanno lavorando al progetto di un sito che vada a colmare il vuoto dell’Italia nei confronti degli altri Paesi, che da tempo si sono dotati di strumenti volti alla promozione della propria produzione culturale all’estero.