Uscite dall’ombra che le relegava ai margini del mercato vero e proprio, liberatesi dall’etichetta che le confinava all’interno di un universo geek inesplorato dall’editoria tradizionale, le fanfiction – da Twilight alle Cinquanta Sfumature – si sono imposte anche all’attenzione dei più scettici come fenomeni da non perdere d’occhio in quanto anticipatori di tendenze editoriali e non solo.
Le fanfiction sono storie che nascono dalla trama di un’opera originale – sia essa letteraria, cinematografica, televisiva ecc. – o a partire da un fenomeno pop (si pensi agli One Direction) redatte dagli stessi fan che, attraverso il processo di creazione di nuove storie e sviluppi inediti, proseguono e concludono il loro percorso narrativo personale ed ideale. Il fenomeno delle fanfiction esplode grazie alle potenzialità del Web dove la creazione e di community legate ad uno stesso tema o fenomeno è comunissima.
Le fanfiction, dicevamo, permettono ai fan di esprimere la loro personale visione di una storia completandola, e quindi collocandosi nel misterioso mondo che si nasconde dopo la parola «Fine» o nel brumoso universo prima dell’«Inizio». Esse possono nascere anche sviluppando trame secondarie o modificando gli esiti di quelle decise dall’autore originale. Infine, un altro processo assai comune è quello della creazione di universi alternativi alla storia, che in qualche modo ne richiamano le dinamiche.
Nel 2011 Lev Grossman scrisse su «Time» che le fanfiction sono il lato oscuro dell’editoria: invisibili nei canali mainstream ma di dimensioni imponenti. Oggi, tredici anni dopo, è ancora così? E prima di tutto, la definizione di Lev Grossman è ancora valida?
Ne abbiamo parlato con Anna von Veh, co-fondatrice di Say Books e fervente sostenitrice del potenziale delle fanfiction come modello per l’editoria in termini di rapporto con Internet, tecnologia e community. «Sono rimasti in pochi nell’editoria a non conoscere le fanfiction. Credo però che non sia ben chiaro cosa siano esattamente e che la loro portata non sia ben definita tanto che ancora oggi non sono molti quelli che le ritengono parte dell’universo editoriale e, anzi, sono spesso guardate con disprezzo».
«Eppure – continua Anna von Veh – alcuni editori come Sourcebooks hanno ormai cominciato a connettersi a Wattpad, una gigantesca piattaforma di scrittura, dove si trovano per lo più fanfiction. Uno degli aspetti interessanti è che Wattpad non distingue tra fiction e fanfiction, cosa che trovo interessante e che penso sia un’ottima mossa commerciale. Ha portato le fanfiction in un ambiente open dandogli dignità editoriale».
Da quello che dice, sembra che presupponga anche un modello «altro» di editoria?
Esatto. Oltre al modello classico, la fanfiction ci mostra un modello (se non addirittura un business model) per l’editoria che si confronta con un mondo sempre più connesso. Parlando di community, un elemento importante è che gli autori sono in primo luogo lettori, lettori che amano il genere. Il fatto che esista on line è cruciale: le piattaforme di scrittura on line implicano che ci sia un’immediata connessione tra lettori e autori di tutto il mondo. Gli autori sono supportati dai cosiddetti beta readers – termine che richiama le origini nel mondo dei software – essenzialmente degli editor che leggono, analizzano e editano le storie prima che vengano caricate sul sito. Esiste quindi una sorta di controllo qualità in un contesto editoriale particolarmente collaborativo.
Crede che gli editori possano interfacciarsi con il mondo delle fanfiction?
Sicuramente. Per esempio Book Country sta facendo esattamente quello che fanno i siti di fanfiction, anche se non ne parlano esplicitamente. Altri siti come Byliner non stanno seguendo esattamente il modello delle fanfiction, ma se ne trova una traccia. Credo ci siano molte opportunità per gli editori di imparare qualcosa da questo mondo. I lettori stanno leggendo on line sempre di più e se gli editori non si spostano verso tale modello perderanno lettori che si dedicheranno ad altro.L’on line e, ovviamente, il mobile sono il futuro della lettura e della scrittura. La collaborazione è qualcosa che dovremmo tutti sperimentare. Non credo però che significhi che tutti i libri e tutte le storie debbano essere collaborativi; ci deve essere ancora spazio per lettura e scrittura solitarie.
L'intervista completa, Fanfiction: il Candy Crush dell'editoria a cura di E. Molinari, è visibile a tutti gli abbonati del Giornale della libreria qui. Se non sei ancora abbonato, consulta le nostre offerte qui.