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Editori

L'Ucraina mette al bando l'importazione di libri russi

di Camilla Pelizzoli notizia del 20 febbraio 2017

Dal 2014 la situazione politica tra Russia e Ucraina è tesa, per usare un eufemismo, e rimangono molte zone (soprattutto la Crimea e le altre regioni sul confine dei due Stati) in cui non mancano dimostrazioni di protesta e repressione violenta. E ora il conflitto si intensifica anche sul piano culturale: è stata approvata dal Parlamento ucraino, infatti, una legge che vieta l’importazione per scopi commerciali di tutti i libri russi. Alcune eccezioni potrebbero essere in atto (l’ambasciata ucraina in UK ha rilasciato una dichiarazione secondo cui le copie personali, se sono meno di dieci, possono essere introdotte dal singolo cittadino in Ucraina), ma nessuna che riguarda la compravendita tra editori, librai e distributori.
Le discussioni in merito erano in corso già da settembre, ma l’annuncio ha comunque sorpreso l’ambiente culturale ucraino.

La messa al bando durerà almeno fino ad aprile, secondo quanto confermato da Alexander Afonin (a capo dell’Associazione degli editori e librai ucraini), e stando alla testimonianza sua e di molti altri editori e librai porterà ingenti danni economici al settore. Al momento, infatti, i titoli importati dalla Russia costituiscono il 55%-60% del venduto totale in Ucraina: si stimano 100 mila copie vendute all’anno. La messa al bando porterà disagi, perdite d’introito e la probabile crescita del mercato nero: un insieme di fattori che renderà quasi impossibile il lavoro di molti editori, librai e grossisti. Da Kiev non sono arrivate notizie relative a eventuali risarcimenti per le mancate vendite e per gli editori ucraini non è fisicamente possibile produrre più di quanto già non facciano, soprattutto per quanto riguarda le traduzioni, che rappresentano un costo proibitivo per molte case editrici. «Il costo medio per una traduzione va dai 3 mila ai 5 mila dollari per libro» spiega Ivan Stepurin (della casa editrice Summit Book, tra le maggiori del Paese), «una cifra troppo alta per gli editori ucraini, tenendo conto che la maggior parte dei libri non vende più di 2 mila copie. Con costi di traduzione e di acquisizione dei diritti così alti, le restrizioni porteranno a una carenza di titoli in vari settori del mercato, in particolare in quello educativo e nei classici, in cui l’impatto degli editori locali è sempre stato limitato».  

Non tutti sono contrari al bando di per sé, quanto piuttosto alla sua genericità. Ivan Bogdan, a capo del sito Yakaboo.ua (il maggior rivenditore online di libri in Ucraina), ha sottolineato «oggi [lo Stato] stia perdendo delle entrate con questo bando totale», quando potevano attivarsi «delle restrizioni ponderate» (limitate, quindi, ai contenuti ritenuti «anti-ucraini» provenienti dalla Russia; l'accesso a questi materiali era già limitato da un decreto del dicembre 2016).

Sono molti gli editori che vorrebbero l’annullamento di questo divieto d’importazione, e che stanno protestando con forza perché venga ritirato; si parla anche di fare una petizione da portare in Parlamento. Il timore, altrimenti, è di doversi presto confrontare con una crescita ingestibile delle copie piratate.

L'autore: Camilla Pelizzoli

Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).

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