Con tutti gli usuali luoghi di aggregazione della cultura chiusi, in molti hanno cercato di ricreare un senso di comunità coi mezzi a propria disposizione. Su Instagram si sono create o rafforzate le community attorno a certi hashtag (in particolare, le variazioni di #ioleggoacasa). Le reti televisive hanno preparato canali e programmazioni ad hoc. Su Facebook si sono creati veri e propri festival in diretta, e molti teatri hanno messo a disposizione interviste e spettacoli. E c’è chi ha deciso di comunicare la letteratura in maniera decisamente peculiare, attraverso la tecnologia più tradizionale – mi si perdonerà l’ossimoro – che abbiamo per comunicare: la telefonata. Più di una realtà ha abbracciato l’idea: a funzionare meglio, ovviamente, sono pezzi non troppo lunghi, e le poesie e le favole si sono ben prestati.
Per quel che riguarda versi e rime, è stata notevole l’iniziativa degli attori dell’associazione Il menù della poesia. Il loro classico format prevede la lettura di poesie in ristoranti e bistrot, per eventi privati e anche a domicilio: come dei maîtres, partendo da un menù prestabilito o organizzandosi col richiedente, recitano poemi e composizioni da servire insieme alle vivande. Per far diventare la cultura, secondo le loro parole, un’esperienza conviviale. La chiusura delle attività per l’emergenza sanitaria, però, ha scombinato piani e carte. Da questa immobilità forzata è nata l’idea di Contagi DiVersi. Con un sottotitolo molto chiaro: «Pronto, chi parla? Risponde una poesia per farci compagnia».
Fino a pochi giorni fa, attraverso un form sul loro sito, è stato possibile richiedere la lettura di una poesia per una persona cara, attraverso telefonata o messaggio vocale, scegliendo sempre – questo non è cambiato – da un menù, proposto sul sito e sui canali social dell’associazione. La «carta» si rinnovava ogni giorno, il tutto sempre a tema enogastronomico: dalle poesie shot, alle rime piccantine, ai componimenti adatti a una cena a lume di candela, passando al flambé, ai sotto spirito e alle bollicine, fino alle opzioni vegan oppure da dolce e caffè. E allo stesso modo si poteva passare dai classici di ogni epoca, Catullo, Pietro Aretino, Leopardi e D’Annunzio, ai moderni e contemporanei, come Sanguineti, Saba, Neruda e Szymborska. Per il 25 marzo, primo Dantedì, c’è stata anche una selezione apposita. Alla bella idea si aggiunge uno scopo nobile: la performance è offerta gratuitamente, con la sola richiesta di donare, se possibile, all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, tra i più colpiti dall’emergenza.
Con l’anno rodariano in corso, poi, molte realtà si sono lasciate ispirare dalle Favole al telefono dell’autore di Omegna. La biblioteca internazionale ragazzi Edmondo De Amicis di Genova, ad esempio, ha avviato un appuntamento settimanale in cui ogni giovedì, dalle 10 alle 11 oppure dalle 16 alle 17, è possibile far leggere a un piccolo lettore una fiaba a sorpresa della durata di circa cinque minuti. Molti gli editori che hanno deciso di rendere disponibili i propri libri per l’iniziativa: Babalibri, Edt/Giralangolo, Edizioni EL, Einaudi Ragazzi, Emme Edizioni, Carthusia, Camelozampa, Lapis Edizioni, Orecchio Acerbo Editore, Topipittori e Sinnos.
Molte altre biblioteche hanno dato vita a servizi simili, disponibili su prenotazione, attraverso l’attività costante di bibliotecari e volontari: una veloce ricerca sui social (in particolare su Facebook) con la chiave «Favole al telefono» permette di trovarle facilmente.
Non è difficile capire perché queste idee abbiano avuto successo: sono un modo per far sentire la propria vicinanza a chi è lontano, o per portare un po’ di magia e allegria in un momento non facile da spiegare e da vivere per i più piccoli, e per tenere viva un po’ di fantasia. Oltre a essere una sorpresa veramente inaspettata: pensate scorrere il dito sullo smartphone, portarlo all’orecchio, e trovarsi improvvisamente tra le parole di una storia, in prosa o in versi. Le poesie e le fiabe così diventano un messaggio nella bottiglia che può portare un po’ di serenità in tempi foschi.
E se non riuscite proprio a prenotare una fiaba da ascoltare dal vivo, potete sempre affidarvi al progetto Rodari al telefono di Giulia Solano. Un’esperienza di lettura ad alta voce accompagnata di grafiche, illustrazioni, effetti sonori e musiche per ricreare l’esperienza della piccola protagonista che sentiva suonare il telefono e poteva poi ascoltare il suo papà che le raccontava una storia. Le voci, diverse per ogni favola, sono quelle di un gruppo di persone appassionate di teatro accomunate dall'aver frequentato, in diversi anni, i corsi attoriali coordinati da Giulia Solano per il teatro Sant’Andrea di Pisa. L’effetto finale è un’esperienza che ricorda molto il teatro e che affascinerà i piccoli spettatori (e anche i grandi).
Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).
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