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Curiosità

Medium sperimenta l’analogico pubblicando un libro

di Alessandra Rotondo notizia del 15 aprile 2019

Ve lo ricordate Medium? Acclamato come erede naturale e «colto» del fenomeno del blogging, come evoluzione ideale del pamphlet settecentesco e come rinverdente contenitore per il long form, la piattaforma di pubblicazione online nata nel 2012 aveva cominciato, già un paio d’anni fa, a fare i conti con il problema della sostenibilità economica. Prima aveva cercato soluzione nel subscription model, annunciando che agli utenti abbonati (al costo di 5 dollari al mese) sarebbe stato riconosciuto lo status di «founding member», con il conseguente accesso a contenuti esclusivi e a nuove funzionalità, anche offline.

Poi – precorrendo di poco la passione generale per i contenuti editoriali in formato audio che abbiamo osservato e raccontato negli ultimi due anni – aveva lanciato Medium Audio, per fornire la versione ascoltabile dei contenuti presenti sulla piattaforma: un servizio destinato al pubblico premium che sceglie (e talvolta commissiona) le storie migliori per affidarle alle voci di lettori professionisti.

La novità di questi giorni, però, vede Medium – strumento nativo digitale che, almeno fino a oggi, nel digitale ha cercato le sue risposte alla questione della sostenibilità economica – guardare all’editoria più tradizionale. Lo fa pubblicando simultaneamente in carta e in e-book The big disruption di Jessica Powell, ex vicepresidentessa responsabile delle comunicazioni di Google.

Il libro (il primo di Medium a potersi dire tale per lunghezza) era stato pubblicato sulla piattaforma lo scorso autunno ed era stato letto da più di 175 mila utenti. Un successo comprensibile, considerato che, come racconta la stessa autrice, il testo nasce con l’idea di raccontare «in modo satirico la monocultura ingegneristica della Silicon Valley, l’ossessione dei dati, il sessismo, la curiosa mentalità di imprenditori digitali che, pur tendenzialmente atei, vedono sé stessi in modo mistico, si sentono predestinati».

The big disruption – è indicato su Medium – può essere acquistato (e la cosa non manca di suscitarci una certa ironia, considerati anche i temi che affronta) su Amazon e su IndieBound, la rete delle librerie indipendenti che aderiscono all’American Booksellers Association. La versione a stampa è gestita in print on demand dall’agenzia editoriale Stonesong, che si attende ordini provenienti soprattutto dalla stessa Medium, con i suoi 90 milioni di visitatori unici mensili, e dai suoi canali social.

Alla domanda su se Medium abbia intenzione di continuare la sua avventura da «editore tradizionale» con altre uscite, la responsabile di redazione Siobhan O'Connor ha risposto «ci piacerebbe». Insomma, non sembrerebbe tanto (o comunque non solo) che nella carta Medium cerchi una qualche forma di sigillo posizionale. È più probabile che – visto l’interesse più che ampio che le parole di Jessica Powell hanno suscitato nel pubblico della piattaforma – Medium abbia riflettuto che proprio da quella storia si poteva partire per cercare lettori diversi. Attraverso logiche di fruizione, formati, luoghi e modi d’acquisto e di sotenibilità economica diversi.

L'autore: Alessandra Rotondo

Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.

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