Il 21 settembre dell’anno scorso, tra molte speranze e aspettative, apriva il primo laboratorio per l’editoria del nostro Paese. Tra le vie di Milano, in un palazzo completamente restaurato in Brera, prendeva vita uno spazio gestito dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, pronto a riempirsi tanto di professionisti del settore, quanto di lettori appassionati e curiosi di scoprire cosa accade davvero «dietro alle quinte» di un libro.
All’epoca, forse, poteva essere una scommessa: ma dopo l’anno appena passato, in cui si è data «forma al fermento» – per usare una calzante definizione data da Marco Zapparoli – si può dire con relativa sicurezza che la scommessa è stata vinta e che il Laboratorio ha trovato il proprio spazio nell’ambito culturale milanese.
Il Formentini, infatti, ha presentato per il suo «compleanno» cifre di tutto rispetto: Luca Formenton, presidente della Fondazione Mondadori e de Il Saggiatore, ha aperto la giornata di festeggiamenti parlando di come in dodici mesi ci siano stati 300 incontri, con oltre 600 relatori, otto mostre e eventi coordinati con diciannove soggetti protagonisti, per un totale di più di 10 mila visitatori. Senza dimenticare la collaborazione con le scuole, cui sono stati dedicati laboratori che hanno coinvolto circa 50 classi, sottolineando anche l’impegno preso nella promozione della lettura.
«Al cuore del Laboratorio c’è il lavoro editoriale, inteso in tutte le sue sfaccettature» ha detto poi Luisa Finocchi, direttrice della Fondazione Mondadori, di fronte alla platea che ha partecipato ai festeggiamenti. «Ovvero qualcosa non soltanto ascrivibile alle case editrici, ma un lavoro svolto da tutti i soggetti che si sono ritrovati qui nel corso dell’anno, dagli illustratori ai traduttori, dai librai agli editor. Abbiamo cercato di valorizzare questo lavoro “meticciando le competenze”, ovvero facendo incontrare e dialogare questi soggetti tra loro per condividere capacità ed esperienze».
E alle domande che le sono state poste relative a una deriva troppo «professionale» del Laboratorio, ha risposto chiarendo che il rischio non c’è, perché il Laboratorio è si un luogo di costante aggiornamento per il mondo editoriale, ma sa anche aprirsi a tutto il mondo che gira attorno al libro, dando spazio a ciò che è nuovo, collegando progetti e iniziative: un esempio per tutti, la mostra «Parliamoci», attualmente in corso, promossa da Gsm Manifesta e dedicata alle scuole di italiano per stranieri e il palinsesto di iniziative che a partire da questa il Laboratorio ha proposto alla città.
In questo sguardo su ciò che è nuovo rientrano anche i giovani: «la popolazione che frequenta il Laboratorio è sempre molto giovane, e lo dobbiamo in parte ai Master, in parte ai soggetti con cui collaboriamo, e poi alle nuove generazioni di professionisti che qui trovano uno spazio dove avviare il loro cammino».
Uno spazio che è anche profondamente legato alla città di Milano, un rapporto a doppio filo: il Comune ha messo a disposizione gli spazi, e il Laboratorio restituisce alla città «il suo sapere editoriale». Come spiega sempre Luisa Finocchi, «non solo rappresenta l’espressione del distretto editoriale-culturale allargato a tutte le figure editoriali di Milano, ma è anche un’occasione perché questo stesso mondo restituisca alla città il suo sapere editoriale, le sue competenze e arricchisca grazie a questo sapere le istanze educative e sociali per tutti quelli che chiedono il nostro contributo».
Non sono mancati poi i contributi dei personaggi e delle istituzioni che nel corso di questi mesi hanno sostenuto il Laboratorio: dall’assessore alla cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno ad Andrea Rebaglio della Fondazione Cariplo, dal presidente del Cepell Romano Montroni a Rossana Rummo, di cui è stato letto un messaggio accorato, in rappresentanza del Mibact, passando poi per Iaia Caputo, Giovanni Baule e Marco Zapparoli, che hanno raccontato con le loro parole le attività svolte in questi mesi.
Dunque si è festeggiato con entusiasmo il primo anno; ma si è anche rivolto uno sguardo verso il futuro. E l’intenzione, chiara dai discorsi e dalla passione mostrata, è quella di ritrovarsi il 21 settembre, tra le mura del Laboratorio, per molti anni a venire, seguendo le linee guida e le attività che l’hanno caratterizzato fino ad ora: editare, tradurre, illustrare, leggere, scrivere, formare, promuovere, ricordare e restituire, per guardare all’editoria a 360 gradi. Per non perdere nessun appuntamento, è possibile iscriversi alla newsletter del Laboratorio.
Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).
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