Un
nuovo logo – sarà svelato presto – è il regalo che si sono fatte le
Biblioteche di Roma per i loro
primi 25 anni, che cadono il 26 febbraio. Gli auguri, invece, li faranno in tanti – scrittori, testimonial della lettura, partner istituzionali – attraverso brevi video che saranno caricati online il venerdì del compleanno. Del logo, dice
Vittorio Bo, commissario del sistema delle biblioteche romane, «siamo molto soddisfatti:
è pulito, semplice e rafforza una identità di cui dobbiamo essere tutti consapevoli, a partire dalla struttura interna. Siamo capaci di sviluppare una ricchezza fatta da una enorme rete di relazioni che alimentano un sistema aperto fatto di
39 sedi».
Qual è oggi il valore di una biblioteca?
Le biblioteche hanno un valore non solo culturale, ma sociale e che è fondamentale. Mutuo la definizione di un grande sociologo americano, Eric Klinenberg: sono palazzi per la gente,
Palaces for the people, come recita il suo libro. Sono infrastrutture sociali che nelle grandi città, come in quelle medie o piccole, non si limitano ai compiti di distribuzione e ai prestiti, ma
sono luoghi di aggregazione, di incontro. In alcuni quartieri dove non c’è più non dico un teatro, ma nemmeno un cinema, sono gli avamposti sociali dove si giocano moltissime relazioni: con gli anziani, i bambini, i ragazzi che ci vanno a studiare e che non hanno altri luoghi per farlo. Penso, ad esempio, a una biblioteca come la Basaglia, a Primavalle.
Da questo punto di vista – la biblioteca come centro di aggregazione – veniamo da un anno molto difficile.
Le biblioteche di Roma sono una grande rete e dobbiamo fare in modo di sfruttare positivamente le condizioni che il momento ci impongono. Abbiamo introdotto dei box dove ritirare e consegnare i libri presi in prestito e che vengono immediatamente sanificati per la sicurezza di tutti. Stiamo potenziando il
prestito digitale: abbiamo un catalogo di 80 mila e-book e con le risorse
open source arriviamo a 840 mila testi consultabili.
Abbiamo una comunità di più di 300 mila lettori che ci seguono attraverso la newsletter e i social e vogliamo crescere ancora, abbiamo utilizzato la Rete come strumento per incontri, dibattiti, celebrazioni: 6 ore di streaming per la Giornata della Memoria, la giornata dedicata a Gianni Rodari in diretta dalla biblioteca Rodari, adesso il nostro compleanno. Sono tutte iniziative possibili perché le Biblioteche di Roma sono una grande comunità che deve diventare sempre più visibile.
A suo modo di vedere, i romani sono consapevoli di questa ricchezza? E la struttura interna?
Forse non è così chiaro ai romani e anche per questo faremo una campagna di affissioni, il nuovo logo che è molto chiaro, pulito, ci aiuterà molto. E certo, anche al nostro interno deve esserci ancora più orgoglio. Roma è una metropoli gigantesca, anche più estesa di Parigi, con quartieri che sono grandi come medie città italiane, penso ancora a Primavalle. Noi siamo una presenza in tutto il territorio, con 350 lavoratori. Biblioteche di Roma è cresciuta in questi anni, serve una consapevolezza rinnovata del nostro ruolo e questo è un tema che è caro a me come alla direttrice Mariarosaria Senofonte.
E da parte del governo e dell’opinione pubblica c’è attenzione al ruolo delle biblioteche?
Il fondo istituito per gli acquisti è stato più che raddoppiato ed è di grandissima importanza per aggiornare le raccolte. È necessario però che vi sia un maggior riconoscimento delle identità delle biblioteche e in questo senso tutti, a partire dai media, possono dare un importante contributo. Le biblioteche sono dei sistemi di aggregazione nei quali si trovano capacità creative, informative e formative davvero uniche, forse ancora più ampie e variegate di quelle presenti in una libreria. Le biblioteche non si fermano mai – il loro servizio non si interrompe come succede per un teatro, o un cinema – possono essere frequentate liberamente e sono molto più vive di quello che si pensi. L’immagine della biblioteca come un lungo corridoio di scaffali e montagne di libri non corrisponde al vero: dentro le biblioteche c’è moltissima animazione e tantissimo colore, a partire dai disegni dei bambini sulle pareti, i racconti del quartiere, gli incontri.
Mi dica cinque caratteristiche del bibliotecario ideale
Passione, competenza, cura e capacità di relazioni, curiosità e visione. Visione perché il bibliotecario mette assieme la tradizione e l’innovazione, nelle biblioteche si è stimolati a prendere in mano l’alfabeto digitale e a manipolarlo secondo la propria passione.
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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