Dopo i tagli al servizio pubblico bibliotecario, in Gran Bretagna la chiusura di biblioteche continua ininterrotta, seguendo il trend degli ultimi anni: sarebbero
105 le sedi che hanno chiuso soltanto nell’ultimo anno. Questi i dati forniti dal
Chartered Institute of Public Finance and Accountancy (CIPFA), un istituto privato specializzato nello studio dei servizi pubblici e che ogni anno pubblica un report che mappa la situazione del servizio bibliotecario in Inghilterra, Scozia e Galles.
Dal 2012, quando il governo ha preso misure estreme per contenere le spese pubbliche tagliando i fondi alle biblioteche, le chiusure totali ammontano a 449. Un impoverimento culturale e di servizio ai cittadini, che ha lasciato il territorio sprovvisto di quella capillarità che caratterizza un sistema bibliotecario. Impoverimento culturale, perché 449 biblioteche in meno significa 449 patrimoni librari chiusi al pubblico, significa precludere una delle funzioni per cui storicamente la biblioteca è nata: quella di archivio, di conservazione della memoria.
Confrontato con quelli precedenti, l’ultimo report annuale del CIPFA (che si riferisce ai 12 mesi antecedenti ad aprile 2017) rivela che il numero di biblioteche in Gran Bretagna è diminuito del 2,7% raggiungendo quota 3.745. Un dato ancor più preoccupante se si confronta con le chiusure dell’anno precedente: se ad aprile 2016 avevano chiuso 67 biblioteche in 12 mesi, ad aprile 2017 ammontavano a 105, ben 38 in più. Questo perché anche il taglio annuale al servizio è stato aumentato, passando da 25 a 66 mila sterline.
Ma un così alto numero di chiusure in soli cinque anni significa che molti cittadini sono rimasti privi di un servizio vicino e per andare in biblioteca sono obbligati a spostarsi, magari di molti chilometri. È forse così in parte spiegabile un altro fenomeno registrato, per cui anche il numero di frequentatori di biblioteche continua a scendere insieme alle chiusure, con una perdita del 14% in cinque anni. Si è, quindi, passati dai 282 milioni di frequentatori del 2012 ai 243 del 2017: quasi 40 milioni di persone che non vanno più in biblioteca.
A contrastare questo fenomeno si stanno però muovendo una serie di organismi e associazioni private, raccogliendo e stanziando fondi alle biblioteche in difficoltà. Numerosi sono anche i volontari, cresciuti del 42,6% in cinque anni: ora sono più di 48 mila a lavorare gratis in o per le biblioteche. Se da un lato questo dato mostra un importante coinvolgimento da parte dei cittadini, preoccupati della chiusura di altre sedi, dall’altro il volontariato non deve essere la soluzione al problema: in cinque anni hanno perso il loro posto di lavoro più di 3 mila uomini e donne, personale spesso qualificato delle cui competenze una biblioteca ha bisogno. Perché è vero che è importante mantenere più sedi possibili aperte sul territorio, ma è anche vero che è importante che ogni biblioteca possa garantire un servizio il più possibile di qualità e possibilmente all’avanguardia.
L’unica soluzione per poter garantire che il sistema bibliotecario nazionale si mantenga a questi livelli è quella di sopprimere i tagli e, anzi, iniziare a investire per la cultura.
Laureata in Filologia, mi sono poi specializzata e ho lavorato in comunicazione, approdando infine al Master in Editoria della Fondazione Mondadori. Oggi mi occupo di editoria digitale e accessibilità in Fondazione LIA, e collaboro col Giornale della libreria. Sono interessata a tutto ciò che è comunicazione della cultura, nuovi media, e mi affascinano gli aspetti più pop e innovativi del mondo del libro.
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