Il libro, la lettura, il diritto allo studio e l’istruzione al centro del Paese per costruire la «next generation Italy», più istruita, più preparata, meno diseguale: è la richiesta che arriva dal presidente dell’Associazione Italiana Editori Ricardo Franco Levi nel giorno della sua rielezione decisa dall’assemblea degli editori e il cui messaggio è stato condiviso dai tre ministri dell’Università Maria Cristina Messa, dell’Istruzione Patrizio Bianchi e della Cultura Dario Franceschini, intervenuti all’assise.

«Promozione della lettura e diritto allo studio – ha spiegato Levi – sono e rimangono al centro delle nostre preoccupazioni, soprattutto con una parte del paese nella quale si legge tanto quanto nella migliore Europa e un’altra parte del paese nella quale si legge per la metà, dove mancano librerie e biblioteche, dove quasi tutti i parametri che misurano l’istruzione indicano situazioni di crisi. Questo è il divario che si deve colmare. Questa è la vera emergenza nazionale».

Gli editori arrivano da un anno di buoni risultati, grazie alla loro intraprendenza e a quella di tutta la filiera, certo, ma anche grazie «alle politiche pubbliche di sostegno alla domanda» approntata da Governo e Parlamento negli ultimi 18 mesi. E gli interventi dei tre ministri hanno confermato questa attenzione. «Il prossimo banco di prova sarà la nuova legge sul libro, ha spiegato Dario Franceschini: «Ora è importante far tesoro di questi risultati – ha spiegato il ministro ricordando le azioni intraprese nell’ultimo anno – procedendo con decisione verso una legge per l’editoria che, come quella per il cinema, introduca un sostegno pubblico più organico a una delle maggiori industrie culturali e creative del Paese. È un impegno che ho preso e che intendo portare avanti insieme a voi e a tutte le realtà del mondo dell’editoria».


Ma la legge sul libro appare un tassello di un quadro più ampio. «Insieme a voi, noi vogliamo anche colmare i divari che esistono» ha spiegato Maria Cristina Messa. «Non solo divari territoriali tra varie regioni d’Italia, non necessariamente tra Nord e Sud, ma anche divari tra centro e periferia, rispetto al diritto allo studio, al sostegno alle famiglie, divari tra persone solide e persone fragili a cui va data pari opportunità; divari anche tra chi, grazie al mondo della cultura e della conoscenza, ha saputo avvicinarsi al testo, al libro».


Patrizio Bianchi
ha ricordato che «la lettura e il bisogno di lettura tornano al centro anche della scuola, una scuola che, è vero, in questo periodo ha usato altri strumenti, a volte li ha anche subiti, ma sicuramente ha trovato la voglia di condividere assieme dei percorsi di conoscenza e di sapere. Sapere, quindi leggere, quindi appropriarsi dell’emozione, del pensiero, della riflessione degli altri». «Il libro scolastico – ha poi continuato – ha dimostrato proprio in questo periodo la sua essenzialità, ha dimostrato in questo periodo come diventi fondamentale, qualunque sia lo strumento di relazione, avere poi un testo a cui riferirsi per potere stabilmente fondare una propria capacità di accumulazione di conoscenza, una propria capacità di rielaborazione, una propria capacità di trasmissione».