
Da qualche giorno a questa parte il quotidiano «La Stampa» ha adottato
una delle licenze Creative Commons (CC) per disciplinare l’utilizzo e la riproduzione dei suoi contenuti, sia cartacei che digitali.
Nell’
articolo firmato da Massimo Russo, condirettore del giornale, che annuncia il passaggio da «tutti i diritti riservati» ad «alcuni diritti riservati», si precisa che
«La Stampa» è il primo quotidiano italiano che ha deciso di adottare per i propri testi una licenza simile.
Le licenze Creative Commons disciplinano il diritto d’autore ispirandosi al modello offerto dal
copyleft – che nasce nel campo dell’informatica ma si diffonde poi a tutti i tipi di opere dell’ingegno – e sono state redatte, sistematicamente aggiornate e messe a disposizione degli utenti a partire dal 2002 da
Creative Commons,
l’ente non-profit statunitense che ha avuto il merito di tracciare e formalizzare una via di mezzo tra full-copyright e public domain. La filosofia su cui si fonda lo strumento giuridico delle licenze CC, infatti, è quella del
some rights reserved (alcuni diritti riservati), pertanto è l’autore dell’opera a decidere quali diritti riservare a sé e quali concedere liberamente ai fruitori.
La licenza scelta da «La Stampa» è, in particolare, la CC By Nc Nd. Partendo dal presupposto che ogni licenza CC si compone, idealmente, di due parti – la prima che indica le libertà concesse dall’autore al fruitore, la seconda che definisce il perimetro e disciplina l’utilizzo dell’opera – quella scelta per il quotidiano torinese pone varie condizioni all’utente. Questo infatti: dovrà rendere riconoscibile l'attribuzione della fonte
(By), non potrà utilizzare il contenuto a scopi commerciali
(Nc) né potrà impiegarlo nella realizzazione di opere derivate
(Nd).
La riproduzione e la diffusione dei contenuti, le licenze Creative Commons e le modalità di protezione del diritto d’autore alternative rispetto al copyright sono tematiche che interessano da vicino le case editrici,
in particolar modo quelle scientifico-accademiche. L’Open Access, infatti, da modalità di pubblicazione e diffusione del materiale prodotto dalla ricerca, si sta affermando anche in Italia come modello di servizio offerto dagli editori.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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