La
guerra civile iniziata nel 2011 ha colpito duramente la vita della popolazione siriana e tutte le attività professionali del Paese. Anche l’editoria, un tempo una fiorente attività, ne ha ovviamente subito i drammatici effetti.
Da quando infatti la crisi è degenerata in un conflitto vero e proprio, centinaia di case editrici e di aziende di stampa hanno dovuto chiudere o sono state distrutte e le aziende di maggiori dimensioni, soprattutto quelle con sede ad Aleppo – la città più popolosa del Paese – si sono
trasferite oltre confine.
Haytham al-Hafez, a capo dell’Associazione degli editori siriani ha affermato a
«The Arab Weekly» che il mercato del libro sta soffrendo, oltre a causa degli effetti della guerra, anche per la
contrazione dei mercati nei Paesi che sono stati teatro di rivolte e proteste della cosiddetta
Primavera araba, come l’Egitto, la Libia e la Tunisia, e per cause politiche, tra cui il
boicottaggio del regime siriano da parte degli Stati del
Consiglio di cooperazione del Golfo (di cui fanno parte Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi, Kuwait, Oman e Qatar).
Tutti questi elementi hanno determinato negli ultimi cinque anni un vero e proprio
crollo della produzione: nel 2013 e nel 2014, per esempio, la produzione di libri non ha superato il
5% del valore prodotto nel 2011.
Questo ha portato molti editori a trasferire la propria attività fuori dal Paese e spesso a pubblicare i propri libri con il
marchio di altre case editrici, così da assicurare la continuità del lavoro e mantenere i rapporti con i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo.
Altri fattori poi hanno contribuito al crollo del mercato, come la
svalutazione della lira siriana e la
perdita del potere di acquisto della classe media, che fino allo scoppio della guerra costituiva il principale bacino di lettori.
In un momento così drammatico è evidente che la popolazione abbia problemi ben più seri da affrontare, ma la caduta dell’editoria siriana riflette quella dell’intero Paese.
Basta pensare che prima del 2011 il prezzo medio di un libro in Siria era di 250 lire – l’equivalente di circa
5 euro – un valore accessibile per la popolazione del Paese. Oggi 5 euro equivalgono a 2 mila lire siriane, che rappresentano il 5% della retribuzione media di un lavoratore.
La voglia di normalità e di un ritorno alla pace si riflette nella forza di
Abdulkhalik Shamiyye, libraio ottantaduenne di Aleppo. Nonostante la sua casa sia stata distrutta dai bombardamenti infatti, Abdulkhalik continua ogni giorno ad aprire la sua
libreria specializzata in testi usati di storia, religione e scienze. Padre di undici figli – tutti fuggiti dalla guerra – continua a pensare che il suo lavoro possa farlo crescere come persona e possa, nonostante tutto, contribuire allo sviluppo della sua città.