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Mercato

Osservatorio Covid-19: la prima rilevazione dell'impatto sul settore editoriale

di Giovanni Peresson notizia del 27 marzo 2020

L’Associazione Italiana Editori ha avviato la scorsa settimana un Osservatorio per monitorare i danni che l’emergenza Covid-19 sta arrecando alle imprese editoriali e alla filiera. La rilevazione è a cadenza periodica, così da consentire un monitoraggio dell’evoluzione della situazione.

L’Osservatorio approfondirà inoltre con moduli specifici la reazione dei diversi settori del comparto: quello educativo, universitario, quello di varia adulti e ragazzi. Se la prima rilevazione, partita la settimana scorsa e di cui in questo articolo sono riportati i risultati di maggior rilievo, ha riguardato soltanto le case editrici associate ad AIE, la seconda indagine partita questa settimana ha coinvolto anche le case editrici non associate.

I dati contenuti in questa prima uscita fotografano la situazione complessiva del settore. Tutti i valori, le valutazioni, le percezioni dell’evolversi del quadro generale – e che si riferiscono alle risposte di 145 case editrici associate – fanno riferimento al periodo compreso tra il 17 e il 20 marzo. Il tasso di risposta è molto alto in considerazione del poco tempo a disposizione per la compilazione, le modalità di lavoro generate in azienda e gli impegni lavorativi degli editori.


Gli elementi rilevanti

Impressionante il cambio del piano editoriale: il 25% dichiara di averlo già effettuato al 20 marzo. In un breve periodo di tempo dunque. Non solo per le settimane più vicine dell’emergenza, ma anche per il periodo maggio/agosto (il 31% lo ha modificato). Un cambiamento di questa portata ha un effetto enorme sulla filiera: dalla produzione di carta, ai canali di vendita. A fine 2020 possiamo stimare 18.600 opere pubblicate in meno, 39,3 milioni di copie in meno stampate e confezionate, 2.500 titoli in meno tradotti e quindi con un impatto diretto sui traduttori come come sui service editoriali, sui curatori, ecc.

Prevedibile, ma lo stesso drammatico nei numeri, la riduzione degli eventi. Il 75% delle case editrici dichiarava già il 20 marzo di averne cancellati.

La percezione della crisi per la propria impresa mostra come l’88% dei rispondenti la definisca tra «significativa» e «drammatica» l’emergenza che si sta attraversando. Il valore sale all’81% per quanto riguarda la valutazione per tutto il settore («significativo» + «drammatico»).

Il grado di condivisione rispetto ad alcune affermazioni – in una scala da 1 (che corrisponde al valore minimo) a 10 (che corrisponde alla massima condivisione) – conferma le criticità su diversi aspetti:

  • La crisi avrà effetti prolungati «almeno per tutto il 2020»: affermazione che ottiene un punteggio di 8,4 in una scala da 1 a 10.
  • L’emergenza sanitaria sarà solo un aspetto della crisi futura che il settore dovrà affrontare: ad essa si aggiungerà quella economica, di capacità di spesa delle famiglie, di riorganizzazione del carrello della spesa: punteggio ottenuto pari a 8,9.
  • Già ora si segnala un problema di liquidità per far fronte alle numerose nuove necessità dovute all’emergenza. L’item «Già nelle prossime settimane le case editrici avranno difficoltà significative di liquidità per il pagamento di dipendenti e fornitori» – in una scala da 1 a 10 – ottiene un punteggio di 8,0.

Le risposte che cambiano l’immagine del settore

È significativa in un tempo così breve la capacità di convertire il lavoro in forme a distanza. Lo smart working in casa editrice riguarda il 65% delle imprese a cui aggiungere un altro 31% che lo stava attuando in parte. In totale fa il 96% del totale.

Possiamo osservare lo stesso fenomeno – anche se con numeri lievemente inferiori – per il ricorso a forme di smart working per il rapporto con fornitori e sub-fornitori: il 64% lo sta già effettuando; un altro 26% lo fa solo in parte. Anche qui abbiamo un valore che tocca, con il 90%, la quasi totalità delle imprese.

Analogamente la riorganizzazione tocca l’area di vendita di diritti. Fermo restando che una parte importante (64%) resta intenzionata a partecipare quando verrà ridefinito il calendario, nel frattempo ci si porta avanti «potenziando l’area di dedicata del sito» (20%), con una «riorganizzazione del personale e il coinvolgimento di altre personalità» (32%).

Una testimonianza che smentisce, ancora una volta, quanto sia distorta l’immagine della casa editrice come azienda a-tecnologica e dell’editore come un imprenditore lento nel riorganizzare i processi produttivi.
 

 

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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