Domani calerà il sipario sulla Fiera Internazionale del Libro di Teheran che ha visto l’Italia essere il primo Paese occidentale invitato come ospite d’onore (dopo la Russia nel 2016 e l’Oman nel 2015). La manifestazione rappresenta uno degli eventi cardine legati al mondo del libro nel Medio Oriente e ha raggiunto quest’anno la sua trentesima edizione. Negli undici giorni di apertura accoglie in media circa 3 milioni di visitatori su una superficie di 125 metri quadrati.
È questa l’occasione per fare il punto sull’andamento del mercato editoriale iraniano e sui suoi punti di forza, dopo aver sottolineato la diversa organizzazione del calendario persiano rispetto al nostro, che si ripercuote anche nella struttura con cui sono presentati i dati di mercato. Secondo questo calendario, l’anno inizia in corrispondenza del nostro 21 marzo per terminare il 20 marzo successivo. Una curiosità: l’anno attualmente in corso secondo il calendario persiano è il 1396.
Il numero totale di titoli pubblicati dalla Rivoluzione islamica del 1979, anno dal quale sono calcolati molti dei risultati resi noti dalla Casa del Libro iraniana Khaneh Ketab, ha raggiunto il milione nel mese di Aban (che va dal 21 ottobre al 20 novembre) del 2015. Un numero che è aumentato considerevolmente nel corso degli anni: basti pensare che nel 1979 erano stati pubblicati 1.833 titoli, contro i 72.871 del 2014. La crescita ha riguardato anche il numero di editori attivi. Le case editrici con più di venti titoli pubblicati all’anno erano circa 900 negli anni Ottanta e sono poi passate a 1.600 nel decennio successivo, a 3.600 negli anni Duemila e sono arrivate a 4 mila in questi ultimi anni.
Nel periodo compreso tra il 1979 e il marzo 2015 il 77,6% dei titoli pubblicati è stato scritto da autori iraniani, contro il 22,4% costituito da opere di autori internazionali. Il 1989 è stato l’anno che ha registrato il maggior numero di titoli pubblicati in traduzione (34,1% del totale), mentre quello in cui la loro incidenza è stata più bassa è stato il 2011 (19,7% dei titoli). Come era facilmente intuibile, sono i libri dedicati alla religione islamica a rappresentare la quota maggiore (17,7% rispetto al totale), seguiti dai titoli per bambini e ragazzi (14,1%) e da quelli sulle scienze applicate (13,8%). Teheran oltre a essere la capitale del Paese è anche il cuore del mercato editoriale: il 76,2% dei titoli è stato pubblicato da case editrici con sede nella città, che conta più di 8 milioni di abitanti, mentre il restante 23,8% è stato pubblicato principalmente da case editrici con sede nei maggiori capoluoghi delle Regioni di cui è costituito il Paese.
L’economia dell’’Iran si è riaffacciata sui mercati internazionali grazie alla rimozione, a gennaio del 2016, delle sanzioni in vigore dal 2006 a seguito della verifica del rispetto degli impegni presi dall’Iran nell’accordo sul nucleare firmato con i Paesi del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Questo ha fatto nascere nuovi scenari di sviluppo e scambio con la Repubblica islamica anche per l’Italia, che fino al 2010 era il secondo partner commerciale europeo dopo la Germania.
Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.
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