Il 2016 conferma quello che si era già intravisto l’anno precedente. Un arresto della perdita di valore del mercato del libro nuovo di varia nei canali trade, che è arrivato così a segnare complessivamente (libri di carta, e-book e audiolibri) un +2,3% e ha raggiunto quota 1,283 milioni di euro. Questo segno + è dovuto a diversi fattori: una lieve aumento della disponibilità di spesa da parte delle famiglie, una maggiore capacità degli editori di proporre titoli, storie, formati, generi diversi, una maggiore efficienza dei canali che distribuiscono la carta, una più strutturata capacità di utilizzare i social per comunicare al pubblico dei lettori e, non ultima, una maggiore attenzione delle librerie nel creare e nel gestire gli ambienti e nell’offrire un adeguato assortimento di titoli. Sullo sfondo però rimane un mercato potenziale che non cresce. Anzi, nel 2016 il numero di persone che si dichiarano lettori di libri sembra addirittura andare in controtendenza rispetto a quanto avvenuto l’anno precedente (+1,2%). Un dato da interpretare tendendo presente l’impoverimento culturale ed economico della classe media e il fatto che la percezione della formazione, della scuola e dell’aggiornamento professionale come reali ascensori sociali è notevolmente calata rispetto al passato. Non escluderei inoltre che proprio per le trasformazioni di generi e la creazione di nuove forme libro, la lettura di alcune tipologie di contenuti (per esempio alcuni testi di manualistica molto particolare) non vengano interpretate come effettive letture di libri. Altro grande problema che emerge dai dati è la costante crisi della grande distribuzione che non sembra capace di riposizionare lo spazio del settore libri all’interno dei nuovi comportamenti e interessi del cliente lettore. In questi anni la GDO ha ridotto il numero di punti vendita in cui il libro è presente che in molti piccoli comuni, invece, potrebbe rappresentare uno dei punti di contatto tra lettore e libro.
Lettura. Ha segnato complessivamente un -3,1% rispetto al 2015 (da 24,051 milioni i lettori scendono a 23,300 milioni nel 2016), dopo il +1,2% dell'anno precedente. Rimangono sostanzialmente stabili i forti lettori (da 3,298 nel 2015 diventano 3,285 milioni nel 2016) mentre la flessione maggiore riguarda i deboli e occasionali lettori. Le fasce più giovani della popolazione continuano a leggere più della media nazionale: è il 47,3% dei bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni che legge almeno un libro all’anno mentre nella restante parte della popolazione la percentuale di penetrazione scende al 39,5%. Fatto però 100 il numero di lettori complessivi, la fascia d’età in cui si registra la crescita maggiore è quello degli Over60 (e dei «giovani anziani») con un +9,6% rispetto al 2010, mentre cala la quota di lettori nella fascia tra i 25 e i 44 anni con un -25,4%. Segno delle trasformazioni demografiche, invecchiamento della popolazione, onda lunga della scolarizzazione degli anni Sessanta e Settanta.
Cresce inoltre la lettura da dispositivi digitali. Dichiara di leggere libri da dispositivi digitali il 10% della popolazione (era l’8,9% nel 2015 e il 2,9% nel 2010). Al tradizionale eReader (lo usa per leggere solo il 7,3% dei lettori digitali) si stanno affiancando sempre di più gli smartphone con il 64,8%, seguiti dai tablet (28,3%).
Produzione. Il lettore ha a disposizione un’offerta ben più ricca rispetto a cinque anni fa. Nel 2016 gli editori hanno pubblicato 66.505 titoli, a cui aggiungere oltre 2.400 file disponibili su Audible (per un confronto erano 59.198 nel 2010). A questi si aggiungono i 74.020 titoli e-book, fortemente in crescita sul 2015 (erano 56.145) e otto volte di più rispetto al 2010 (quando erano 9.076). Il lettore / cliente, rispetto a solo 5 anni fa, ha così sempre di più la possibilità di scegliere modi differenti di leggere e diverse fasce di prezzo. Si intercetta quindi una maggiore autonomia del lettore / cliente e una maggior sensibilità a usare dispositivi diversi dall’e-Reader. Il cambiamento è ancora più evidente se si confronta la produzione rispetto al 1980: si è passati da 13.203 titoli ai 66.505 attuali. In particolare la Narrativa, che oggi conta 18.517 titoli, nel 1980 si fermava a 1.087 titoli e i libri per bambini, oggi stimati in 6.457, costituiscono un numero decuplicato rispetto ai 612 del 1980.
Mercato. Nel 2016 i canali trade (escluso Amazon) continuano la loro lenta ripresa: +0,3% sul 2015 secondo i dati Nielsen, che diventa un +1,6% se si considerano i punti vendita marginali non monitorati dalle società di ricerca, raggiungendo 1,221 miliardi di euro.
Gli e-book e gli audiolibri valgono 62 milioni di euro nel 2016, ovvero il 5,1% delle vendite trade (+21% sul 2015). Gli e-book (e gli audiolibri) non compensano però il calo delle vendite di libri registrate dal 2011 ma accentuano il segno positivo del mercato con un +2,3%, portando a un fatturato complessivo di 1,283 miliardi di euro. Da questi numeri mancano i dati di un player che in questi anni ha raggiunto posizioni e quote di assoluto rilievo, e che si possono solo stimare. Se si aggiunge infatti la stima del possibile valore di Amazon in Italia (circa 120 milioni solo per il libro fisico di varia) nel 2016 il fatturato complessivo del mercato dei libri di carta arriva circa a 1,337 miliardi di euro. Si tratta di un valore di circa 100 milioni inferiore rispetto agli anni 2010 e 2011, quando Amazon era appena arrivato in Italia.
Calano invece le copie vendute, che si fermano a 86,4 milioni nel 2016 (dati Nielsen), un valore che sale a 87,5 milioni se si sommano anche quelle vendute dalle librerie e punti vendita più piccoli e «marginali». Questo andamento è il risultato di andamenti diversi tra i generi che compongono il mercato: a valore tutte le diverse categorie registrano segni positivi, anche se in misure diverse, mentre a volume il segno + è presente soltanto per il settore Bambini & Ragazzi (+1,6%) e per la Non fiction specialistica (+1,6%). Il settore Bambini & Ragazzi è quello che nel 2016 – ma pure nel 2015 – ha trainato di più la crescita ed è arrivato a rappresentare nei canali trade (esclusa GDO) il 18,0% del valore e il 23,4% delle copie, con il 9,8% dei titoli pubblicati.
I canali di vendita. Gli italiani continuano a comprare i libri in libreria, indipendente o di catena, che occupa quasi tre quarti degli acquisti (il 72,8% per la precisione). Crescono le performance delle librerie di catena, decrescono quelle delle librerie a conduzione familiare. A essere in grande difficoltà è la GDO che si riduce al 10,7% (nel 2010 era il 16,3%, solo lo scorso anno pesava per il 13,9%) e la cui crisi aiuta a comprendere molto di quello che è avvenuto nel settore in questi anni. Guadagna (tanto) l’e-commerce, che oggi pesa per il 16,5% (nel 2010 era il 5,1%, lo scorso anno il 13,9%).
Confronto con gli altri mercati internazionali. Segnali positivi per il settore del libro di carta arrivano sia a livello europeo (almeno per i paesi che stanno iniziando a fornire i primi dati) che internazionale. Il mercato italiano è quello che registra il dato positivo inferiore. Il Regno Unito si attesta su un + 2,5%, gli Stati Uniti sul +3,3% e la Russia sul +8% (dovuto a un forte aumento dei prezzi).
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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