Cresce per la prima volta dal 2010, come d’altronde tutta l’economia e i consumi, con percentuali che segnano una netta cesura tra «prima», il 2010, e «dopo», ovvero oggi e i prossimi anni. Stiamo parlando del mercato dell’home video, che nel 2015 ha sviluppato un giro d’affari di 368 milioni di euro. Di questi, 332 sono stati generati dalla vendita di supporti fisici, con un +2,2% sul 2014 e 36 milioni dal digitale (+44,0%: il dato riguarda esclusivamente il VOD e Est Transactional).

Il mercato home video cresce, ma per quali motivi? Essenzialmente perché viene trainato da tre fattori:

  1. dai risultati del digitale, che sfiora il 10% del valore complessivo del mercato, soprattutto grazie al noleggio (VOD) che costituisce il 61,1% del valore (il restante 38,9% è vendita); situazione capovolta rispetto al fisico, dove la vendita di Dvd e Blu-ray rappresentano l’89,2% e il noleggio si è ridotto a un 10,8% (-12,2%);
  2. proprio dal formato Blu-ray (+20,8% sul 2014), che rappresenta il 24,8% della vendita con 3,8 milioni di pezzi venduti e 56 milioni di euro di vendite;
  3. dalle serie tv, che fanno registrare una crescita più sostenuta rispetto al 2014: +2,9% a valore (+19,9% a volume); e anche l’animazione è cresciuta (+8,6%), per motivi per molti versi analoghi a quelli che hanno portato ai risultati positivi del settore del libro per ragazzi.

Nonostante tutto, però, anche il «classico» Dvd è tornato a crescere nel 2010 (+1,2%) e rappresenta ancora il core del settore, con 169 milioni di euro generati, pari al 75,2% del valore totale.
I film pesano per il 58,4% del fatturato totale della vendita di home video, con trend positivi sia nei volumi (+8,6%) che nei valori (+8,4%); al secondo posto per importanza c’è l’animazione (21,6%) che fa segnare una crescita a volume (+6,2%) ma una contrazione nei valori di vendita (-3,7%).
Ma sono le serie tv – trainate dalla loro capacità di intercettare, in modo più emotivo ed efficace rispetto ad altri formati, il bisogno di nuove forme di narrazione nella società odierna, anche adattandosi ai cambiamenti nell’organizzazione del tempo libero – a far segnare le performance più rilevanti:  pur rappresentando il 10,4% del valore dell’intero mercato, sono cresciute nel 2015 del 12,9% a valore e del 19,9% a pezzi venduti.


Sempre escludendo l’edicola, sono i negozi specializzati in Tecnologia di consumo a rappresentare il principale canale di vendita, arrivando a rappresentare il 43,5% a volume e il 45,9% a valore. Anche la performance dell’e-Commerce è buona, tant’è che cresce il suo peso a volume (è il 19,1%) e a valore (21,2%). Soffre – ma come sappiamo è una tendenza trasversale – la Gdo, che segna una flessione dell11,2% a volume e del 13,1% a valore. 

Un dato molto interessante è la crescita di quelli che vengono definiti Specializzati in Entertainment, categoria cui appartengono anche le librerie di catena e in franchising: +12,4% a valore e + 23,1% a copie.

Infine l’edicola fa registare un lievissimo trend di crescita, da 70 a 71 milioni di euro (+1,4%), movimentando complessivamente circa 6,9 milioni di pezzi (+3,0%). Quello che cambia è l’offerta: si è conclusa l’epoca dei collezionabili (prodotto – nelle sue diverse declinazioni – ormai maturo per il mercato italiano, con l’unica eccezione del «fai da te tecnologico») mentre riprende – come abbiamo visto avvenire per i libri – quella dei collaterali venduti assieme a quotidiani e periodici.

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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