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Librerie

Privacy e device, una ricerca americana fa il punto sulle policy dei big player

di L. Biava notizia del 11 dicembre 2012

La stagione degli acquisti natalizi è ormai iniziata (per i più attenti a dire il vero già da qualche settimana) e se state pensando di acquistare un e-reader è decisamente tempo di mettere mano al portafoglio. Se in Italia alcuni modelli di Kindle sono ormai introvabili, negli States Amazon e gli OTT non sono mai stati così agguerriti nella battaglia per la conquista del mercato.
Se l'anno scorso aveva trovato sotto l'albero un e-reader un americano su cinque, il momento del consumo acritico pare aver ormai lasciato spazio a una riflessione più strutturata su come vengono gestite le milioni di informazioni private e dati sensibili che i distributori ricavano automaticamente dai device. 
Mentre per secoli la lettura è stata un'attività eminentemente privata, uno scambio intimo tra il lettore e la pagina, l'avvento degli e-book ha portato a un profondo mutamento nel modo in cui leggiamo, rendendo di fatto la lettura un atto qasi pubblico. Ne sono la prova una serie di dati che qua e là si leggono sui giornali come per esempio le dichiarazioni di Kobo che rilevano come dall'analisi delle abitudini di lettura degli acquirenti di Hunger Games, i lettori forti impiegherebbero circa 7 ore (con una media di 57 visualizzazioni di pagina all'ora) per finire l'ultimo capitolo della trilogia.
Ricerche on line, abitudini di acquisto e lettura sono diventate informazioni fondamentali per impostare le nuove strategie commerciali, ma «spacchettare» le pratiche di data sharing dei diversi e-reader non è affatto semplice. Ci ha provato in America l'Electronic Frontier Foundation con un'approfondita ricerca che ha cercato di rispondere, per ogni reader preso in esame, alle più comuni domande in materia di privacy.
Il metodo è stato tutto sommato semplice: scandagliare contratti d'uso e policy pubblicate sui siti di Google Books, Amazon Kindle, Barnes&Noble Nook, Kobo, Sony, Overdrive, Indiebound, Internet Archive e Adobe Content Server fino a trovare una risposta che però, in molti casi, si è rivelata vaga o prolissa.
Riprendiamo di seguito alcuni dei risultati, la ricerca completa si può scaricare qui:

I device possono tenere traccia delle ricerche nel catalogo librario degli store collegati?


Fonte: Electronic Frontier Foundation, 2012

Offrono ai clienti la possibilità di accedere, correggere o cancellare le informazioni personali? 


Fonte: Electronic Frontier Foundation, 2012

I device possono condividere le informazioni personali con società terze senza il consenso del cliente?


Fonte: Electronic Frontier Foundation, 2012

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