
È ambizioso l’obiettivo di
Massimo Sarmi (amministratore delegato di Poste italiane), eppure la strategia che ci sta dietro è incredibilmente semplice: sfruttare le nuove tecnologie per recuperare il
terreno perduto dalle attività postali tradizionali in seguito all’avvento del digitale e della crisi economica.
Se le e-mail hanno infatti ormai quasi definitivamente sostituito le care vecchie lettere, sull’e-commerce le poste hanno ancora ampi margini di recupero. «
Quel che fanno Amazon, eBay, Google possiamo certamente farlo noi, valorizzando i nostri asset. Alle imprese italiane che vogliono mettersi in vetrina e vendere i loro prodotti on line,
offriamo un servizio chiavi in mano: gli costruiamo il sito, gli organizziamo la comunicazione elettronica, il sistema di pagamento, la logistica. Le consegne possono avvenire a casa dei clienti o negli uffici postali. Ormai l'offerta è pronta e in pochi mesi abbiamo superato il migliaio di contratti. La sfida è lanciata», ha dichiarato Sarni, intervistato da Barbara Corrao sul «Messaggero» di oggi.
A dire il vero le Poste si sono già lanciate da tempo nel business delle vendite di prodotti non postali all'interno delle proprie filiali, accreditandosi come un canale alternativo tra i più proficui anche per la vendita di libri. Ma non è tutto. Le Poste possono contare su una
struttura solida e consolidata che si appoggia su un plotone di ben 39.000 postini, 4.000 attività di corrieri Sda, 14.000 uffici postali dislocati anche nelle località minori, per non parlare della forza del brand percepito come sicuro e fidato.
La strategia di Sarni però non finisce qui. Tra i maggiori acquirenti dei prodotti italiani all’estero ci sono la
Russia, con una quota del 16%, e la
Cina col 3% e si prevede che in futuro queste quote aumenteranno ulteriormente. Sarni ha quindi portato a casa due
accordi, con le Poste cinesi e russe, per collegare tra loro i propri portali on line, strada già tentata, ma senza successo, sia da Amazon che da eBay e Google .
Se l'idea avrà successo ancora non è dato saperlo, di certo il momento per il lancio di questo servizio non poteva essere più opportuno. Proprio in questi giorni infatti
Amazon è entrato nell'occhio del ciclone a causa dei
ritocchi apportati alla propria policy sulle commissioni alle vendite, in alcuni casi aumentate del 70 per cento. Il mercato di riferimento per questi aumenti, va sottolineato, è quello inglese, ma per un gigante presente in quattro dei cinque continenti, la reputazione non è cosa da prendere alla leggera e i consumatori italiani (nonché i venditori) hanno la memoria lunga per questo genere di cose.