
Anche
l’Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico di stanza a Parigi, sarebbe sul punto di aprire un nuovo fronte nella lotta all'
evasione fiscale operata dai giganti del Web attraverso le ormai celebri
pratiche di ottimizzazione fiscale.
Il tema è molto caldo e da più parti sia in Europa che Oltreoceano sono venute richieste di una migliore regolamentazione della fiscalità degli OTT (leggi
Google, Amazon e Apple) che, sfruttando le
lacune esistenti nelle varie normative nazionali e internazionali, finiscono per versare nelle casse dei vari stati solo briciole rispetto ai profitti realizzati (vedi, ed è solo l’ultima in ordine di tempo,
La guerra (in Francia) della libreria Martin Delbert contro Amazon).
Secondo il quotidiano francese
«Le Figaro», l’Ocse dovrebbe presentare, nel corso del
G20 delle finanze che si svolgerà a Mosca i prossimi 14 e 15 febbraio, un primo progetto che inibisca quelle pratiche legali che consentono alle multinazionali di localizzare i loro profitti nei paradisi fiscali, per aggirare il pagamento delle tasse nei paesi in cui operano.
Il progetto, più che giocarsi sull’aumento delle aliquote, punterebbe a
modificare la legislazione vigente per regolare le lacune che favoriscono le pratiche di ottimizzazione fiscale legali: una su tutte, il
transfer pricing, esploso con l’impennata dell’economia digitale. L'esempio perfetto – secondo il quotidiano – è
Google: «Casa madre negli Stati Uniti, una filiale europea con sede in Irlanda, le imposte pagate nei Paesi Bassi prima di approdare alle Bermuda. Risultato,
tasse quasi nulle e non un dollaro versato nelle casse del fisco degli Stati Uniti, dove la tassazione delle imprese non supera il 10%».
Altra linea d’intervento sarebbe quella che punta all’
annullamento delle società ibride, che permettono una doppia nazionalità fiscale. Ancora una volta, è Google a essere presa ad esempio: «Per gli Usa, Google Europa è una società irlandese, ma in Irlanda è una società delle Bermuda».
Per sanare questa situazione l’Organizzazione punta ad elaborare
nuove regole da veicolare attraverso una Convenzione internazionale che dovrebbe quindi essere recepita dalle singole legislazioni nazionali.