Qualche anno fa fece scalpore la notizia diramata da Trenitalia riguardo la possibilità di effettuare la domanda per ottenere in comodato d’uso gratuito le stazioni abbandonate sulla rete ferroviaria italiana. Locali di fatto inutilizzati che potevano essere riconvertiti in luoghi utili per cooperative, associazioni ed enti locali, ma persino per private iniziative imprenditoriali. Il fenomeno delle cosiddette «stazioni impresenziate» riguardava allora poco meno di 1700 stazioni che, qualora fossero state tutte convertite ad attività sociali, avrebbero significato un caso interessante di riqualificazione del territorio.
La rifunzionalizzazione di edifici dismessi, infatti, da un lato ripopola il territorio di servizi sociali a favore della comunità, dall’altro è un’occasione per restaurare e manutenere l’immobile con effetti positivi in termini di decoro urbano.
Un buon esempio di riutilizzo di edifici abbandonati riconvertiti ad altra funzione arriva in questi giorni dal mondo del libro e in particolare dalla Cina. Da pochi giorni a Shigu, cittadina nel sud della Cina, due centrali idroelettriche ormai dismesse sono state convertite in librerie, o meglio: in book bar in cui il servizio caffetteria si accompagna alla possibilità di acquistare e leggere un libro.
L’interesse enorme nel Paese per il design negli ultimi anni ha lasciato il suo segno anche sul modo in cui vengono concepiti i luoghi del libro, sempre più spesso creati per stupire e compiacere l’occhio. Così, spesso capita di incappare nei giornali internazionali in gallerie con foto dell’ultima
libreria o
biblioteca inaugurata in Cina, per la quale
si è osato dal punto di vista architettonico e del design.
Non a caso, è proprio cinese la catena di librerie che quest’anno alla London Book Fair ha vinto il premio Bookstore of the year. Aperta nel 2011, Fang Suo Commune ha scaffalature che coprono le pareti dal pavimento al soffitto, un'estensione di quasi 2 mila metri quadrati che affianca alla vendita di libri negozi di lusso e che ospita periodicamente mostre d’arte.
Il luogo dove acquistare, prendere in prestito o leggere un libro viene concepito in modo più creativo e, anche quando si tratta di arredarlo partendo da edifici già esistenti, vuole essere un luogo che attira i lettori. È il caso delle due librerie di Shigu che nell’arredamento mantengono elementi che richiamano le originali centrali idroelettriche e che, proprio in virtù della loro peculiarità, sperano di attirare non soltanto lettori locali ma anche turisti curiosi, magari già richiamati sul luogo dal fascino di fare tappa in una città sull’antica via del tè.
Il format qui proposto, che unisce libreria a caffetteria, è in realtà inusuale, non molto diffuso nel Paese, e sembra in questo caso essere stato preso più da un modello europeo. Si tratta però di un format che risultata congeniale alla popolazione cinese, da sempre abituata a leggere nei café, dove sono disponibili liberamente riviste e libri.
Laureata in Filologia, mi sono poi specializzata e ho lavorato in comunicazione, approdando infine al Master in Editoria della Fondazione Mondadori. Oggi mi occupo di editoria digitale e accessibilità in Fondazione LIA, e collaboro col Giornale della libreria. Sono interessata a tutto ciò che è comunicazione della cultura, nuovi media, e mi affascinano gli aspetti più pop e innovativi del mondo del libro.
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