Dopo vent’anni chiude la libreria Azalai di via Gian Giacomo Mora, la prima libreria milanese a specializzarsi nelle culture dei Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina e dell’area del Pacifico. Solo due anni fa, nel nostro speciale dedicato all’editoria di viaggio (Viaggiare tra i libri, di E. Vergine, «GdL», giugno 2012), parlavamo con Anna Paola Formiggini (titolare della libreria assieme a Giovanna Tescari) delle difficoltà e delle soddisfazioni derivate da un’attività così particolare, mantenuta in vita da tanta passione e determinazione.
La libreria Azalai poteva contare su un assortimento veramente senza eguali che accostava ai libri manufatti dal sapore etnico, oggetti particolari, che fanno parte della cultura artistica e artigianale di Africa, Asia, Medioriente e Sud America. «In un qualche modo, accostandoli ai libri, ci sembrava
di completare il quadro culturale di questi Paesi – raccontava Anna Paola Formiggini. – Azalai è nata proprio per questo: in Italia non esisteva nessuna libreria specializzata nella cultura di questi
Paesi».
La libreria Azalai nasce nel 1994 e diventa subito un punto di riferimento per tutti coloro che, per dirla con le parole di Anna Paola Formiggini «il viaggio lo scelgono, non si fanno trasportare» e che, varcata la soglia della libreria, non cercavano la classica guida di viaggio, ma si informavano sulla cultura e la letteratura della proprio viaggio. «I clienti spesso, dopo il viaggio, tornano in libreria a raccontarci le loro esperienze: da noi la relazione con il cliente è molto importante» sottolineava la Formiggini. Non a caso la libreria era di per sé un centro di aggregazione culturale, dove il passante curioso poteva trovare, a seconda del momento, un corso di scrittura cinese, un laboratorio di origami, un seminario sulla mistica ebraica, un reading di poesia coreana.
Nel comunicato in cui è annunciata la fine della loro attività le due titolari scrivono: «Le circostanze non riconoscono più un senso alla formula della libreria tradizionale. Azalai chiude alla fine di giugno; non si tratta di una fine ma di una trasformazione in qualcosa di cui percepiamo le intenzioni , anche se ancora non conosciamo le forme».
Per approfondire: E. Vergine, Viaggiare tra i libri, «GdL», giugno 2012