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Librerie

Mercato & Legge Levi: intervista doppia a Enzo Peruccio (EDT) e Antonio Monaco (Sonda Editore)

di P. Sereni notizia del 24 ottobre 2012

I dati presentati qualche settimana fa a Francoforte parlano chiaro: il mondo del libro è in difficoltà, calano le vendite in libreria, si ridisegnano gli assetti dei canali di vendita. Ma non è tutto. A riportare un preoccupante segno negativo sono anche e soprattutto i lettori di libri che sono oggi 25,9 milioni, 723mila meno rispetto al 2010, un peso specifico altissimo con cui gli editori non possono non fare i conti.
Con questa premessa continuiamo la nostra inchiesta sul mondo della piccola e media editoria che fino a Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria in programma per il 6-9 dicembre prossimo, ci accompagnerà attraverso alcune interviste «doppie» che esprimono le valutazioni delle singole case editrici relativamente ai cambiamenti e le trasformazioni del mercato. Gli editori coinvolti questa settimana sono Enzo Peruccio (EDT, Torino) e Antonio Monaco (Sonda editore, Casale Monferrato).

A settembre il mercato nei canali trade ha fatto segnare un -8,7% si riconosce in questo andamento negativo?
Enzo Peruccio, EDT. Certamente sì per quanto riguarda l’andamento negativo. Fortunatamente no per le dimensioni del fenomeno. Poiché il nostro focus editoriale è nell’area viaggi non abbiamo risentito della crisi se non a fine 2011, mesi in cui sono emersi i primi segnali di flessione. Tuttavia oggi, per l’area che ci interessa, siamo di circa tre punti indietro rispetto alla media nazionale.
Antonio Monaco, Sonda editore. Prevediamo di raggiungere a fine anno un -10% del fatturato rispetto allo scorso anno. Una riduzione dovuta a una diminuzione del fornito e a un leggero aumento delle rese. Fin dal 2011 ci siamo impegnati a vendere cara la pelle con scelte editoriali mirate a un pubblico che non considera il libro come status symbol, ma come un elemento essenziale dei propri consumi culturali e scelte di vita. E ad oggi mi sembra che ci stiamo riuscendo.

Quali sono, nella sua esperienza, le ragioni di questo trend di mercato nel 2011 e nei primi nove mesi del 2012?
Enzo Peruccio.
Prima di tutto la rarefazione del pubblico in libreria, come in ogni altro tipo di negozio, a causa della forte riduzione delle disponibilità finanziarie della gente. Con la contrazione selvaggia dei posti di lavoro che è oggi sotto gli occhi di tutti si è drasticamente ridotta la disponibilità dei consumatori a investire in tutto ciò che non è strettamente necessario per la vita quotidiana. Allo stesso tempo però i viaggi, come alcune poche altre attività che si occupano dei piaceri della vita, costituiscono ancora l’area che più a lungo si è opposta alla crisi. Come se il consumatore ci dicesse: va tutto male, almeno riserviamoci uno spazio di relax per prendere fiato o magari vedere se altrove va meglio e perché.
Antonio Monaco. Se i lettori non vanno in libreria perché hanno meno risorse o temono di averne meno nel prossimo futuro, se i librai si riforniscono con maggiore (e spesso massima) cautela e cercano di liberarsi dell’invenduto al più presto, se comunque i costi di realizzazione (diritti, traduzioni, carta, stampa ecc.) non si riducono, è difficile pensare a una situazione diversa dall’attuale. Certo, c’è chi pensa che proprio in questo momento si deve pensare a una maggiore liberalizzazione dello sconto librario (con una modifica della Legge Levi) o di una maggiore presenza degli editori nella distribuzione e nella proprietà delle librerie. Oppure altri pensano che questo sia il momento giusto per chiedere al governo una maggiore attenzione e interventi a sostegno degli editori di qualità e delle librerie indipendenti. Io credo che si debba considerare questo periodo come una transizione senza ritorno: bisogna cambiare il paradigma con cui si affrontano le specificità del settore editoriale.

Come prevede che si muoverà il settore della piccola editoria nel 2013?
Enzo Peruccio.
Si inventerà nuove iniziative compatibili con le difficoltà del momento, come ha sempre fatto. Anche noi ovviamente stiamo lavorando in questa direzione, aprendo nuove vie verso contenuti più compatibili con le difficoltà attuali. Le nostre guide gastronomiche «I cento», ad esempio, che stanno uscendo in questi giorni sono in linea con i nuovi assetti. Costa troppo il ristorante di grido? Cerchiamo di dare a chi vuole a tavola tirare il fiato in compagnia con a mici anche i indirizzi compatibili con le minori disponibilità: da qui queste piccole guide, che rintracciano nelle città non solo i ristoranti ma anche le «piole». In Piemonte indicano le osterie, i ristoranti senza pretese, ma particolarmente accoglienti e dove si riesce a mangiare bene, a volte molto bene, con poca spesa. Come si muoverà il settore della piccola e media editoria nel 2012, mi chiede: posso dire che sicuramente ancora per un po’ «vedrà i sorci verdi», ma se la caverà, perché nella piccola editoria troviamo una parte importante dell’intelligenza, della fantasia e dell’innovazione del lavoro editoriale italiano.
Antonio Monaco. Una certa criticità del settore editoriale esiste almeno dal 2005 - come avevo descritto nel mio intervento finale di Più libri, più liberi dello scorso anno - e dunque una sorta di attitudine «resistenziale» è stata assunta da molte case editrici. Per parte nostra, proprio nel 2013 festeggiando i 25 anni della casa editrice, intendiamo soprattutto rafforzare la promozione e diffusione in molte librerie italiane, studiando con loro nuove forme di presenza sul territorio e contatto diretto con i lettori. Lanceremo in questo senso un’iniziativa dal titolo Adottiamoci in libreria. Diverse case editrici comunque getteranno la spugna, stanche di ricevere pugni in faccia e allo stomaco. Altre, buone incassatrici, venderanno. La terza via potrebbe essere rappresentata da editori che sceglieranno una via collaborativa mettendo in comune buone pratiche e la ricerca di formule innovative: una rete di editori «virtuosi».

La sua casa editrice ha mostrato andamenti particolari tra novità o il catalogo? Tra i canali di vendita, quali sono quelli dove avete maggiori difficoltà?
Enzo Peruccio. Le maggiori difficoltà vengono dalla distribuzione e dallo spazio che sciaguratamente, ma forse inevitabilmente, è stato dato alle grandi concentrazioni, sia editoriali sia distributive. Le grandi catene stanno facendo il resto.
Antonio Monaco. Includendo ristampe e nuove edizioni, nel catalogo; quest’ultimo rappresenta oltre il 60% delle vendite annuali. Tendenza confermata anche quest’anno. È ritornato importante per noi il settore extra-librario (associazioni culturali, fiere locali); costituisce una voce positiva la vendita on line (sia di libri cartacei che di e-book). Ogni editore ha le sue specificità anche nei canali di vendita. Alcuni editori hanno anche opportunità precluse ad altri, ma mi pare che negli ultimi tempi si stia affacciando una nuova consapevolezza su quanto sia profonda la crisi. Molti colleghi cominciano a sospettare che, se fossero proprietari di catene librarie, avessero significative partecipazioni in distributori nazionali o nelle principali librerie on line, e infine se fossero proprietari di giornali, radio e televisioni, le loro difficoltà sarebbero solo più grandi. Questa impressione sembra confermata anche dalla «situazione di stress» dei principali gruppi editoriali che stanno prendendo in considerazione l’uso di tecniche di marketing di «distruzione di massa».

Quali potrebbero essere gli interventi per mitigare questa situazione di crisi, e quali misure di «tamponamento» o ripresa si dovrebbero ipotizzare?
Enzo Peruccio. Ho l’impressione che con i problemi che incombono sulla società, e sulla politica italiana in particolare, non ci sia molto spazio per interventi salvifici per il mercato del libro. Dalla declinazione digitale del lavoro editoriale e dagli spazi Web ci aspettiamo tutti sicuramente qualcosa di rilevante (e un po’ già lo vediamo): noi siamo pronti, nel nostro piccolo, a misurarci. Ma siamo di fronte a cambiamenti epocali, che suggeriscono di non avventurarsi toppo nelle previsioni. Il vero punto di riferimento che in quasi quarant’anni di presenza sul mercato editoriale non ci ha mai deluso è la qualità del nostro lavoro. Alla fine è quello che conta. E quello che dura.
Antonio Monaco. Il problema non è più se sopravvivranno tutti gli editori oggi esistenti: stiamo assistendo ad una mutazione genetica della lettura e al suo declino. Penso quindi che affrontare oggi la battaglia per aumentare i lettori e accrescere l’accesso ai libri debba avere un carattere di priorità. Le azioni devono riguardare sia strategie conflittuali (ridurre gli ostacoli, argomentarne i valori, contrastare quanti ne impediscono la crescita), sia strategie inclusive (rendere cioè più forte e convincente l’appartenenza alla condizione di lettori). Il programma politico necessario è ampio e impegnativo: dobbiamo uscire da una stagione di gestione dello status quo (in cui forse la «sopravvivenza» era garantita quasi a tutti) per entrare in una stagione in cui sia chi vorrà competere, sia chi vorrà cooperare dovrà farlo sul serio.

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