
La crisi economica in un certo senso è democratica: colpisce tutti, senza distinzioni. Ma quando ad essere colpite sono le
librerie la società civile è doppiamente presa di mira. Le notizie di questi giorni sono francamente sconfortanti e continuano un trend negativo che
da gennaio ad oggi ha portato alla chiusura numerose librerie. Dopo la chiusura, lo scorso 23 febbraio, della storica
Old World Books di Venezia, gestita dal poeta John Francis Phillimore altre due librerie della laguna minacciano di dover tirare i remi in barca: sono la
Libreria Blu, specializzata in libri per bambini, che chiuderà i battenti i prossimo 19 aprile e la
Libreria Goldoni che ha annunciato la cessazione dell’attività o la vendita entro Natale. La crisi degli esercizi librari però non si ferma a Venezia e non si limita alle cosiddette librerie indipendenti: anche la
Feltrinelli, storica catena di negozi di libri e musica che conta oltre 100 punti vendita in Italia, ha comunicato l’intenzione di ridurre i costi del personale attivando i
«contratti di solidarietà», formule volte a ridurre l’orario di lavoro a fronte di un taglio degli stipendi. Questa misura, che per ora si riduce a una semplice dichiarazione, pare tuttavia che entrerà in vigore già dal mese prossimo. E allora che fare?
Da questi sconfortanti eventi emerge senz’altro la necessità, da parte di tutti noi, di attivarci e fare qualcosa per
preservare i luoghi di commercio destinati alla cultura. Perché se è vero che la crisi è senz’altro la causa primaria delle difficoltà delle librerie, ad essa contribuiscono molti altri fattori, primo tra tutti una mancanza di sensibilità verso le peculiarità del libro come «prodotto» dalla duplice anima, commerciale e culturale, nonché l’annoso problema del caro affitti e della sottocapitalizzazione di molte librerie indipendenti e di catena.
Di fronte a quest’ultima problematica tuttavia, alcuni spunti interessanti ci vengono dall’estero. A Londra la storica
libreria Foyles, si prepara a festeggiare, in agosto, i suoi 110 anni di storia e, grazie all’aiuto dei propri clienti, sta organizzando una mostra che unirà in un unico grande «racconto» le storie frequentatori di Foyles con «la» storia della libreria. Ancora più rilevante però è che, in questa occasione di celebrazione del passato, il punto vendita si pone il problema del futuro e stia affrontando un’opera collettiva di ripensamento delle proprie logiche e dei propri spazi con l’obiettivo di
cambiare per sopravvivere al cambiamento. Per chi volesse saperne di più sulle iniziative di Foyles rimandiamo a
Welcome to the future, di Elisa Molinari, appena uscito sul «GdL» di aprile e disponibile on line anche ai non abbonati.