Il periodo non è facile per le librerie fisiche (indipendenti e non) e parlare di nuove aperture pare una scelta un po' controccorrente rispetto a quanto si legge quotidianamente sui giornali.
Per molte storiche librerie italiane, infatti, il Natale non è stato buono quanto si sperava e a gennaio i nodi stanno venendo al pettine: la storica libreria Hoepli, che durante il periodo natalizio aveva aperto alla vendita dei Kindle di Amazon anche nel tentativo di mitigare gli effetti del calo vendite, dal 7 gennaio ha messo in cassa integrazione sessanta dipendenti e sta programmando di ridurre il proprio assortimento di manualistica tecnica per «tagliare» uno dei sei piani del nogozio milanese. Analogo destino per altre due milanesi, la Libreria del Mondo Offeso e Utopia, che il caro affitti costringe a migrare dalla centralissima zona di corso Garibaldi a quartieri meno esosi. Mentre rimane incerto il futuro delle Fnac italiane, coinvolte nella crisi della multinazionale francese del lusso che le possiede.
Pazzi o sognatori, il Giornale della libreria di gennaio ha riservato una breve carrellata ad alcune delle nuove coraggiose aperture del 2012 (Librerie di quartiere, G. Pepi) che hanno coinvolto non solo neofiti del libro ma anche vere e proprie istituzioni dell'arte libraria, come Rocco Pinto, vulcanico librario torinese che dopo l'esperienza ventennale alla Torre di Abele e l'ideazione di numerose manifestazioni quali Portici di Carta, Pralibro, Librinbarriera, si mette di nuovo in gioco con Il ponte sulla Dora.
Come mai ha scelto di rischiare aprendo una libreria in un periodo così complicato per il settore?
Certo, il periodo è difficile ma il cambiamento va' capito per tempo prima d trovarsi completamente spiazzati. La crisi di questi ultimi anni, che ha spinto molte librerie indipendenti alla chiusura o all'assorbimento da parte di catene, mi ha dato la forza di iniziare da capo e trovare risorse ed energie per avviare, a 53 anni, una mia impresa libraria.
Ho abbandonato il vecchio posto di lavoro appena trovato un locale a mio avviso adeguato e una zona in espansione vicina al centro e al nuovo polo universitario. La «piazza» torinese per le librerie è decisamente fertile. Se le sigle editoriali cittadine sono state assorbite da altri editori - si pensi ad Einaudi, Bollati e Utet che erano le più rappresentative -Torino resta una delle città italiane con la più alta densità di librerie dove sono presenti tutte le catene. Certo la crisi è forte e la sentiamo tutti.
Qual è l’idea di libreria che sta dietro a Ponte sulla Dora? Quale cifra caratterizza il vostro assortimento?
Sono convinto che le librerie che mettono al centro la professionalità e l'assortimento e che sono di fatto agenti di promozione della lettura e del territorio devono trovare più spazio.Nel pensare al nostro assortimento abbiamovcercato di differenziarlo dall'offerta delle altre librerie che ci sono in città (ne esistono più di cento) cercando, come spiega il nostro slogan Libri, lettori e idee in movimento, di farne un progetto dinamico.
Abbiamo strutturato un ricco spazio dedicato a bambini e ragazzi, e gli assorbimenti natalizi hanno dimostrato che la scelta è stata indovinata. La metà del locale una cinquantina di metri è dedicata ai settori che riteniamo debbano assolutamente esserci in una libreria (narrativa italiana e straniera, tascabili, poesia , saggistica, manualistica...) privilegiando anche sigle meno esplorate ma che hanno progetti editoriali importanti e di buona vendibilità.
Abbiamo sacrificato una parte della libreria di una ventina di metri per dedicarla alle mostre e all'esposizione a rotazione di interi cataloghi. Il primo esperimento è partito con tutto il catalogo Sellerio e una trentina di pannelli che raccontano la storia della casa editrice che si potrarrà fine a fine gennaio.
Useremo questo spazio sia per interi cataloghi che per rassegne tematiche. Febbraio sarà dedicato alla storia delle donne attraverso i romanzi più significativi. Marzo sarà il mese della poesia. Maggio sarà dedicato al libro e alla festa del libro e metteremo in esposizione tutti i libri più significativi che parlano di libri e così via.
Quali sono le difficoltà maggiori per una libreria indipendente?
Le difficoltà maggiori è che siamo costretti a lavorare spesso senza il riconoscimento del lavoro che facciamo sul territorio e con margini troppo bassi e affitti molto alti. In Italia ci sono tante promozioni e poca promozione del libro e della lettura; c'è bisogno di bravi librai, come di bravi bibliotecari e di bravi insegnanti.
Una libreria che nasce in un quartiere trasforma il quartiere e la libreria si trasforma con le sollecitazioni del quartiere. Dopo neanche un mese di presenza in Borgo Aurora Rossini siamo diventati un riferimento per le vicine scuole, per molti commercianti e per tanti lettori che non devono più andare in centro per comprare un libro o che entrano incuriositi a vedere questo nuovo spazio aperto. Siamo un vero e proprio ponte tra il centro e la periferia e questa è la funzione che ci proponiamo di svolgere.