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Librerie

La guerra (in Francia) della libreria Martin Delbert contro Amazon

di L. Biava notizia del 9 gennaio 2013

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Cresce il malumore degli operatori francesi del libro verso il gigante dell'e-commerce Amazon apertamente accusato da più parti di dumping, una pratica commerciale regolata da un'apposita legislazione europea.
Se il governo francesce chiede ad Amazon 198 milioni di euro per imposte arretrate, interessi e more - in uno sforzo congiunto di diversi Paesi europei per tentare di ottenere dagli OTT che abbandonino le loro pratiche di ottimizzazione fiscale che gli permette di ridurre al minimo le tasse sui loro profitti - i più agguerriti come sempre sono i librai.
Frédéric e Jean-Pierre Delbert, proprietari della libreria Martin-Delbert, dalle pagine della rivista specialistica Livres Hebdo hanno lanciato il loro j'accuse: «Amazon ha un fatturato di 48 miliardi di dollari. Siete proprio sicuri di voler contribuire ad aiutare questo gigante che usa tutti i mezzi per legarvi al suo business (tablet non aperti, dereferenziazione degli editori che non accettano le sue condizioni…) e che per di più è uno specialista dell’evasione legale?».
I librai deplorano anche l'atteggiamento ambiguo del governo francese che, se da un lato critica la politica fiscale operata dal colosso di Seattle, dall'altro promette di stanziare fondi all'azienda per ognuno dei 2.500 impiegati che l'azienda ha annunciato di voler assumere entro il 2015 nel nuovo centro distributivo creato a Nord di Parigi.
Al di là delle dichiarazioni, la strada scelta dalla libreria - che ha già coinvolto una rete di 35 negozi indipendenti - è quella di sensibilizzare i clienti attraverso il duro appello Amazon c'est la zone, che fa chiarezza su alcuni punti di forza del retailer come l'assortimento, i tempi di spedizione e l'impatto economico che la scelta di acquistare attraverso Amazon ha sulle librerie locali.
Nel frattempo il ministro francese all’economia digitale, Fleur Pellerin, è tornata a ribadire la necessità che le Web company come Amazon, Google e Apple - che nei prossimi anni utilizzaranno sempre di più la banda larga nazionale per i servizi di Tv on demand - investano nel potenziamento delle infrastrutture e contribuiscano al mantenimento delle reti a banda ultralarga.

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