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Librerie

Iacometti: «Dentro la tempesta perfetta, guardando al futuro» la Pme alla vigilia di Più libri

di P. Sereni notizia del 4 dicembre 2012

Giunti nella settimana di apertura dell’XI edizione di Più libri più liberi – l’inaugurazione è prevista per questo giovedì 6 dicembre al Palazzo dei Congressi dell’EUR di Roma – la newsletter del Giornale della Libreria conclude la panoramica sulla situazione della piccola e media editoria con l’intervento di Enrico Iacometti, presidente del Gruppo dei piccoli editori Aie e promotore della manifestazione romana.

Qual è la sua impressione leggendo le interviste ai suoi colleghi?
Dalle interviste dei colleghi che si sono avvicendate nei vari numeri di questa newsletter del Giornale della Libreria, la crisi che investe il comparto della Piccola e media editoria (Pme) sembrerebbe meno grave e profonda di quanto sono convinto essa sia. Naturalmente non posso che complimentarmi con loro. Invece per quanto mi risulta osservando credo da una prospettiva più ampia il nostro settore, ascoltando una platea più ampia e articolata di piccole case editrici credo di poter rappresentare una situazione ben diversa. La «tempesta perfetta» mi sembra il titolo più adatto per rappresentare l’attuale momento che il nostro settore sta attraversando. A fronte di un calo generale dei consumi, che naturalmente interessa anche un genere considerato da sempre altamente voluttuario come quello del libro, si accompagnano anche altri fenomeni, tutti negativi, soprattutto per la Pme.

Quali, in ordine di rilevanza?
Al primo metterei la crisi delle librerie indipendenti. Molte hanno chiuso, altre sono state assorbite dalle librerie di catena o sono diventate dei loro franchising, altre ancora versano in grande difficoltà finanziaria. Le librerie indipendenti hanno un rapporto diretto con i loro lettori e tendono a fidelizzarli, conoscono i loro gusti, e quindi, curano l’assortimento dei loro negozi in maniera più attenta ai loro lettori che non al marketing editoriale e della distribuzione. Non a caso per questa ragione sono state fino ad oggi un partner importante per la Pme. Strettamente collegato ad esso, un seconda ragione della crisi: i fenomeni di concentrazione. I grandi gruppi ormai, oltre ad esercitare la loro influenza sui mezzi di comunicazione, controllano la distribuzione e gestiscono direttamente i canali di vendita, tradizionali e on line. Questa situazione sta facendo diminuire la presenza e la visibilità della produzione dei piccoli editori sui banchi delle librerie. Oltre a far progressivamente aumentare i costi commerciali per la promozione e la distribuzione, giunte entrambe a un livello difficilmente sostenibile per la Pme.

Un altro effetto credo sia da ricondurre alle trasformazioni tecnologiche.
Certo. A queste difficoltà commerciali, nei canali tradizionali, si stanno aggiungendo gli effetti generati dalle trasformazioni tecnologiche del settore. Trasformazioni che muteranno profondamente i metodi di diffusione e di produzione del libro. Trasformazione tecnologica che tutti, grandi e piccoli, dovranno affrontare. Ma le tradizionali capacità di innovazione – attributo caratteristico della Pme nella sua storia non solo recente – temo non potrebbero essere sufficienti per affrontarla. Servono risorse economiche adeguate che il sistema finanziario e bancario - mai generoso verso i produttori di una merce così immateriale come il libro, neanche in tempi di vacche grasse – non sembra disponibile ad erogare. La Pme dovranno cioè nei prossimi anni continuare ad investire sulla produzione tradizionale, al tempo stesso attrezzarsi per l’e-book che, al momento, genera fatturati insignificanti. A nome della Pme che rappresento, credo che si debba porre al prossimo governo, una serie di richieste ineludibili. Al primo punto suggerisco alla nostra associazione di proporre un provvedimento di legge ad hoc per il settore librario che vada nella direzione della salvaguardia e sviluppo di quella che è la bibliodiversità.

Come raccordare questo intervento che suggerisce con la legge di regolamentazione del prezzo entrata in vigore poco più di un anno fa?
La cosi detta «Legge Levi» è stata utile per interrompere la «guerra degli sconti» che stava imperversando tra 2009 e 2011. Me è un provvedimento sicuramente insufficiente a salvaguardare le librerie e gli editori indipendenti. Il limite del 15% è continuamente aggirato dalle continue proposte delle campagne speciali fatte dai grandi editori e che la legge attuale consente. Auspichiamo quindi un progetto di legge sul libro che debba rivedere meglio la tutela del prezzo fisso e la sua salvaguardia. Auspichiamo inoltre che, sulla falsariga di altri paesi europei, si trovino incentivi e modalità di aiuto per la nascita e lo sviluppo di librerie indipendenti, indispensabili per una editoria in grado di promuovere e di offrire non solo prodotti destinati a un mercato di massa.

Quali altri aspetti ritiene dovrebbe toccare la legge?
Auspichiamo una legge che per una volta consenta, anche con le minori risorse attualmente disponibili, una serie di interventi che tengano conto anche dell’editoria libraria, sempre ignorata nei «provvedimenti per l’editoria». Ritengo opportuno reintrodurre e finanziare articoli di legge che permettevano finanziamenti agevolati per le produzioni di elevato valore culturale o iniziative volte a favorire la traduzione delle nostre opere in lingua straniera. Auspichiamo che vengano finanziati maggiormente i confidi regionali affinché le piccole e medie imprese editoriali possano ottenere garanzie aggiuntive e finanziamenti agevolati per la trasformazione tecnologica delle aziende; favorire aggregazioni di imprese per la promozione, la logistica, la distribuzione dei loro prodotti. Auspichiamo una legge che tuteli meglio il diritto d’autore soprattutto ora che il digitale sta iniziando a prendere piede. Vorremmo, inoltre, che, l’IVA sugli e-book fosse identica a quelli dei libri tradizionali. A differenza di altri lettori dell’industria culturale non chiediamo finanziamenti a fondo perduto ma un aiuto a svolgere meglio la nostra funzione che assicuri al nostro Paese, anche per i prossimi anni, lo splendido e faticoso lavoro dei piccoli editori. 

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