
Recentemente ci siamo occupati di analizzare il fenomeno dei
booksblogger (Book blogger, critici letterari o trend setter?) – inoltre sul «GdL» di ottobre gli abbonati potranno leggere lo speciale dedicato ai blogger letterari americani e italiani, completo di interviste (
qui un anticipazione) – e delle
recensioni on line (
«Criticare» Amazon).
Non a caso infatti queste figure, più o meno professionali, possono diventare importanti per determinare la fortuna o la sfortuna di un certo titolo. Il loro «potere» non è sfuggito nemmeno ai grandi gruppi editoriali che, più spesso di quanto si creda, si rivolgono ad attivi utenti social per
procacciare recensioni negative o positive di un romanzo. Esistono addirittura aziende specializzate in «difesa della reputazione» che hanno il compito di monitorare tutti i pareri che vengono dati on line dei prodotti o dei servizi dei loro clienti e, in caso di critiche, il loro ruolo è fare il possibile per cancellarne le tracce in modo da non scoraggiare i potenziali clienti. L’editoria non è un universo immune a questo genere di attività:
sono molti gli autori che, dopo aver pubblicato un libro, si elogiano da soli (sotto pseudonimo ovviamente) oppure screditano i loro rivali.
Secondo molti questa pratica è reato. Su
Digital book word leggiamo che tre anni fa, un’indagine della Ftc aveva svelato che le compagne che pagavano dei recensori perché rilasciassero feedback positivi e questa prassi era nientemeno che
pubblicità ingannevole e, in quanto tale,
perseguibile dalla legge.
Ma qual è la vera entità del problema? La Gartner Inc., marchio leader nel mondo nella ricerca tecnologica, ha stimato che
entro tre anni il 10-15% circa di tutte le recensioni on line sarà falso o comunque guidato.
Le cifre fanno pensare che in qualche modo si dovranno individuare dei provvedimenti efficaci per arginare il fenomeno perché, in caso contrario, diventerà impossibile per i consumatori tutelarsi dalle truffe.
E anche l’acquisto di un brutto libro, spacciato per un capolavoro, è da considerarsi frutto di una frode. Nè più né meno.