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Librerie

Corto circuito tra librerie fisiche e on line: far pagare per sfogliare i libri è solo l'ultima provocazione?

di E. Vergine notizia del 19 febbraio 2013

Se nel 2009 l’offerta di titoli e-book si collocava sullo 0,2% dei titoli «commercialmente vivi», nel 2012 questa cifra è salita al 4,4%. Eppure nel 2011 la stima dell’andamento del valore del mercato di e-book è stata valutata a 0,9% (Fonte: Rapporto Aie sullo stato dell’editoria in Italia 2012), un valore allineato a mercati di Paesi come Germania, Francia e Spagna e ancora lontano da quello statunitense che pure detta le linee di tendenza. Insomma la filiera del libro del Bel Paese sembra avere ancora abbondanti margini di tempo per adeguarsi ad un futuro che si preannuncia sempre più digitale. L’esempio degli Usa è da tenere sott’occhio non solo per quanto riguarda le modalità del passaggio al digitale a livello di produzione, ma anche per ciò che concerne i problemi e le soluzioni individuate per far fronte alla crescente digitalizzazione dei canali di vendita che vedono le librerie fisiche perdere la loro centralità in favore dell’’e-commerce. Che siano indipendenti oppure di catena le librerie americane sono accomunate dalla crisi.
A fronte della contrazione del mercato cartaceo Barnes & Noble chiuderà, nel prossimo futuro, almeno un terzo dei suoi punti vendita. E il futuro non è roseo per i nostalgici della carta: pochi giorni fa Victoria Barnsley, Ceo di Harper Collins, ha dichiarato alla radio inglese che «nel prossimo futuro, il mercato dei libri sarà equamente diviso 50/50, tra e-book e carta». E allora che fare?
Un sondaggio condotto nell’ottobre 2011 dal gruppo Codex, una società specializzata in ricerche sul mercato librario, sottolinea che il 24% degli acquirenti di libri on line ammette che il suo primo impatto col titolo avviene comunque in un negozio fisico: evidentemente il Web non è ancora riuscito a rimpiazzare la comodità dei libri a scaffale. Da qui la proposta shock: far pagare ai frequentatori dei punti vendita fisici una «tassa d’ingresso». Un’idea che Victoria Barnsley ha giudicato essere «not insane». Sarà dunque questo il futuro delle librerie?
Al di là dei facili moralismi la sensazione è quella di un mercato che annaspa, privo di una strategia definita. Se per entrare in libreria si dovesse fare un biglietto, come nei musei, non si rischia di far diventare il libro stesso un reperto archeologico?.
La tendenza generale comunque non sembra ancora essere orientata ad accogliere soluzioni così drastiche: dal Canada agli Usa la scelta delle librerie sembra essere quella del compromesso: aprirsi a merceologie diverse dal loro core business principale per aumentare l’appealing del punto vendita, in favore proprio dei libri. Una strada quest’ultima che è già stata indicata ai librai italiani dalla Scuola Mauri (La scuola per librai UEM compie 30 anni: l'intervista ad Achille Mauri) che, nella sua trentesima edizione, ha sottolineato l’importanza di «reinventare ciò che manca», per citare le parole di Achille Mauri. Tutto questo senza temere il digitale.

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