Ci sono tanti modi per narrare un volume. Abbiamo approfondito tre differenti linguaggi con altrettanti addetti ai lavori. La TV, i social e il podcast: tre grammatiche particolari per tre pubblici spesso differenti, ma con un comune obiettivo: aiutare il lettore a generare una propria coscienza critica. Iniziamo questo approfondimento con la televisione.
Marta Perego, giornalista culturale, lavora in TV dal 2007. Attualmente collabora con LaF per cui realizza i programmi multipiattaforma Le parole importanti e Effe come festival.
Quanto si può parlare di un libro in TV, senza «perdere» il telespettatore?
Parlare di libri in televisione non è cosa semplice. È sempre stato un annoso problema riassunto da Pier Paolo Pasolini con la famosa frase «non si può fare un carosello di libri». Il modo più facile e immediato è attraverso le interviste e le presenze degli autori. Se si parla però di canali tematici c’è più spazio per creare format dedicati.
Nello specifico – poniamo un'intervista con un autore – puoi spiegarci come viene costruita la scaletta tipo di un pezzo?
Parto sempre dal libro: le tematiche, i personaggi, le cose che mi hanno incuriosita. Da lì mi apro su argomenti più generali su cui un autore può offrire il suo punto di vista. Cerco di usare sempre un linguaggio leggero e diretto, che, in clima di empatia, porti l’autore a raccontarsi il più possibile.
Quali elementi che non devono mai mancare in TV quando si parla di libri?
È complicato dare regole generali in un mondo dove non esistono, ma ci provo:
- Non deve mancare mai l’informazione che incuriosisce lo spettatore.
- Poi serve definire immediatamente le caratteristiche del volume: è un thriller? Un romanzo storico? Una storia vera?
- Raccontare la trama con una buona dose di capacità di sintesi e storytelling, possibilmente senza fare «spoiler»!
- Bisogna far emergere al meglio l’autore: il giornalista deve mettersi a disposizione dell’autore e del libro, offrendo, se vuole, anche il suo punto di vista.
- Infine ogni intervista deve avere una sua drammaturgia. Bisogna sempre sapere dove si vuole arrivare e cosa far emergere per suscitare emozioni nello spettatore.
I social network
Giulia De Filippo, sul web meglio nota come La Vyrtuosa, si occupa di strategie di comunicazione digital e social. Negli anni ha unito la passione per la lettura a una professione come quella del social media manager.
Quale social si presta meglio alla narrazione di un libro?
Attualmente Instagram: le foto hanno da sempre un impatto molto forte, ma in un periodo come questo nel quale le community di lettori diventano sempre più ampie, avere una voce riconoscibile, originale e interessante fa la differenza. Il modo in cui si racconta un libro, la possibilità di farlo anche attraverso video e storie creative permette di dare valore alla lettura e in alcuni casi anche di spostare le vendite di un titolo.
Esiste una grammatica social per raccontare un libro?
Bisogna conoscere bene il mezzo. Non credo esistano regole ferree da seguire, di sicuro professionalità e spontaneità sono alla base. Ognuno ha uno stile personale, che si riflette nella scrittura, nelle scelte grafiche e nel modo di parlare ai follower: credibilità e preparazione sono fondamentali per creare un rapporto di fiducia.
Tante case editrici hanno iniziato a coinvolgere book blogger e influencer. Quale valore aggiunto porta un libro raccontato sul web?
Le case editrici sono aziende che vendono prodotti e seguono le regole imprenditoriali necessarie per portare avanti un progetto. La promozione di un libro fa parte del processo di vendita: con i social si ha una vetrina immensa per proporre le ultime uscite editoriali e i book blogger mettono in piedi un allestimento capace di creare interesse e curiosità sui titoli.
Il podcast
Matteo B. Bianchi è uno scrittore e autore per la TV e la Radio. Su StorieLibere.FM conduce Copertina, uni dei più interessanti podcast dedicati ai libri a alla letteratura
Il podcast, applicato alla letteratura, sembra scendere più in profondità sui temi e con tempi diversi da radio o televisione.
L’idea del podcast in generale è che possa prendersi tutto il tempo necessario per approfondire un argomento, perché essendo un contenuto on demand si rivolge a un pubblico già interessato e predisposto. Mi piace pensare che i podcast siano programmi fatti da nerd per nerd. Che poi sarebbe la mia ricetta ideale per tutto l’intrattenimento.
Quanto la profondità può inficiare sul ritmo? E quanto il ritmo è fondamentale in un podcast letterario?
Il ritmo è fondamentale, a prescindere, quando si comunica qualcosa. Spesso, più del contenuto, è il ritmo che segna la differenza fra un bel programma e uno noioso. E in un podcast letterario è fondamentale perché venendo dai canali generalisti so bene quanto l’argomento «libro» sia spesso improponibile.
Come costruisci una puntata di Copertina?
Ho uno schema fisso: sono tre sezioni, una di consigli personali di lettura, una di intervista a un libraio e una con i suggerimenti letterari di scrittori affermati. All’interno di questo schema però vario come voglio. A volte ho puntate di 20 minuti, altre di 40 minuti. Dipende da molti fattori: se ho molti libri di cui voglio parlare, se il libraio è spigliato e dice cose interessanti l’intervista può protrarsi più a lungo...
Come scegli i libri di cui parlare e gli ospiti da invitare?
I libri di cui parlo sono quelli che sto leggendo e che mi piacciono. Un elemento fondamentale è l’entusiasmo, la passione, che è ciò che mi nuove come lettore in primis e che cerco di trasmettere a chi ascolta. Gli scrittori che invito a partecipare tramite un contributo vocale di WhatsApp sono quasi sempre mie conoscenze personali. Infine, i librai ospiti sono un mix fra librai che ho conosciuto personalmente, segnalazioni di lettori e informazioni che trovo in rete.
Per concludere, tre caratteristiche che un podcast sui libri non può non avere.
Non so se valga solo per un podcast sui libri, direi in generale. Prima e fondamentale: essere scritto. Un podcast non è un programma radio che assolti distratto mentre fai altro, è un contenuto a cui dedichi totale attenzione e che resta nel tempo. L’improvvisazione non può funzionare. Seconda: un’idea, un’identità forte e riconoscibile. Terzo: raccontare qualcosa che altri non stanno raccontando o farlo in modo personale.
Giornalista. Scrive per il web, la carta stampata, parla in radio e collabora con il Tg di una televisione locale romana. Si occupa prevalentemente di cultura, cronaca, sport e nuove tecnologie. Per Tempo di libri cura i contenuti del Bar Sport, un luogo dove si raccontano storie e l'editoria si fonde con la narrazione sportiva.
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