
Parlare di generi e cataloghi editoriali significa anche parlare dei gusti e delle abitudini di lettura degli italiani. Lettura che è in calo nel nostro Paese, così come mostrano le
rilevazioni annuali di Istat: alla domanda «ha letto almeno un libro non scolastico nei 12 mesi precedenti?» il 40,5% della popolazione (6+) ha dato una risposta affermativa. I dati sono chiari: rispetto al 46,8% del 2010, si parla di
oltre 3,1 milioni di lettori spariti. E che non hanno semplicemente cambiato medium, diventando lettori di e-book lo sappiamo da altre indagini e ricerche.
Una possibile spiegazione potrebbe rientrare in un fenomeno più complesso. Un fenomeno che aveva cominciato a emergere alla fine degli anni ’90, con la questione sui cosiddetti «lettori morbidi». Perché al tradizionale libro di lettura, ai tradizionali modi di leggere, al tradizionale romanzo, si sono via via sovrapposti nuovi generi sdoganati dal mercato, come il giallo, il rosa, l’erotico, il graphic novel, la fantascienza. Ma sono nati anche nuovi tipi di libri (dai colouring book alle varietà infinite della manualistica sul self help), che ancora adesso non vengono immediatamente percepiti come lettura da chi risponde alle indagini sulla lettura.
È questo un discorso che investe anche i tempi della lettura e i libri abbandonati senza essere finiti, fenomeno forse aumentato con l’avvento del digitale. Lo stesso Baricco scriveva il 26 novembe in un articolo uscito su La Repubblica: «Be', diciamo che […] sul comodino ci sono quelli dell'ultima ora, libri vari ricevuti comprati rubati, quelli che provo a leggere. [Ma] non ne finisco più quasi nessuno, e questo invece è un fenomeno venuto con gli anni, ma lo dico per la cronaca, non è cosa di cui vado fiero, accade e basta. Non li finisco».
Ed è anche per monitorare questo diverso e più allargato rapporto con la lettura che l’Associazione italiana editori ha avviato da marzo 2017 un Osservatorio della lettura e dei consumi culturali e che indaga come le tecnologie si incrociano poi con i nuovi modi di leggere.
È invece recente l’indagine di Istat sul fenomeno lettura di cui parliamo ora. Non quella annuale, bensì quella quinquennale che fotografa più in profondità le abitudini dei lettori: dalle ragioni per cui si legge o non lo si fa, a quali generi si preferiscono, oltre i canali dove si comprano i libri, come si frequentano le biblioteche o le librerie. L’indagine si riferisce ormai al 2015, tuttavia offre l’incomparabile vantaggio di avere una serie storica da ben 15 anni: dal 2000 al 2015.
Cosa emerge da questi dati?
Innanzitutto, considerando la lettura di libri che si fa nel tempo libero, per motivi professionali o legati alla scuola (ma non sono compresi i libri di adozione), comprendendo nei dati la lettura di genere, di guide e manualistica, nel 2015 era il 59,4% di italiani che si dichiarava lettore. Comprendendo letture tradizionalmente non associate al «libri» la percentuale di italiani-lettori cresce: è vero che gli indici di lettura del nostro Paese rimangono ben lontani da quelli di molti altri, ma è vero anche che in classifica in questo modo riportiamo una percentuale più significativa. Un valore, insomma, che non muta la nostra collocazione nel panorama delle economie avanzate ma si limita a dare uno spessore diverso alla lettura.
Tra l’altro proprio nell’Osservatorio Aie a cura di Pepe Research di marzo 2017, alla domanda «pensando agli ultimi 12 mesi le è capitato di leggere anche solo in parte un libro di qualsiasi genere (come ad esempio, un giallo, fantasy, un saggio, un manuale, una guida di viaggio o di cucina…) su carta o in digitale o un audiolibro?» si registra un 66% di risposte positive. Valori non coincidenti ma assai più vicini all’indagine quinquennale di Istat rispetto al semplice dato annuale.
Tra l’altro il grafico mostra – oltre a espetti già noti da altre ricerche e indagini – che la lettura di libri è in calo sì ma con valori meno accentuati. Dal 60% del 2000 al 60,6% de 2006 al 59,4% del 2015.
Ciò che cambia è la lettura tra i generi. Anche se i generi del 1995 non sono quelli del 2015. Cresce:
- la narrativa gialla – ma il giallo ha oggi dopo l’effetto Svezia – passa dal 26,8% al 28,5% del 2015. Cresce ma non è forse più la stessa cosa rispetto a vent’anni fa e forse la crescita è legata anche al cambiamento delle storie, delle geografie e dei linguaggi. Inoltre, acquisisce una dimensione autoriale e letteraria che nel 1995 non aveva ancora;
- la fantascienza: dal 12,6% al 13,9%;
- il fantasy: dall’8,9% al 12,0% (e comprende probabilmente quote di lettori YA);
- hobby e tempo libero: dal 13,3% al 15,5%, perché crescono anche le esigenze e i bisogni e l’esigenza di avere risposte ai micro-bisogni della quotidianità;
- libri per bambini e ragazzi: dal 14,8% al 17,5% (ma va tenuto presente che la fascia di età considerata è 6+ e una parte importante del fenomeno sfugge). Una crescita che non fotografa tanto la fortuna di un genere quanto piuttosto rappresenta, sia pure in modo parziale, la disponibilità crescente dei genitori a comprare libri per i propri figli;
- la narrativa italiana dal 49,7% (ma è del ’94 La forma dell’acqua di Andrea Camilleri!) al 51,6%;
- la narrativa straniera: dal 36,9% al 40,0%;
- le guide di viaggio: dal 21,5% al 24,4%, considerando che nel 2006 avevano toccato il 27,2% (per ragioni legate ai conflitti e alle tensioni geopolitiche, ma anche per la crescita dei contenuti disponibili online per viaggiare).
Diminuisce, invece:
- la narrativa rosa, che si sposta sempre più verso la chick-lit: dal 16,2% al 15,3%, anche se tra 2006 e 2015 riguadagna quasi due punti percentuali;
- scienze sociali e filosofia: dal 23,2% al 20,5% (ma qui servirebbe una classificazione più dettagliata);
- la lettura di libri di religione: dall’11% del 1995 al 12,5% del 2006 al 10,2% del 2015;
- informatica, naturalmente, dal 6,1% al 2,9%;
- i libri per la casa: dal 14,5% al 10,7%;
- i libri per gli animali (a sorpresa): dall’11,5% al 9,9%.
Insomma, cambiamenti di gusti di lettura nei generi, anche se sempre più spesso si tratta di micro-generi, anche se resta difficile definirli e individuarli nella loro fluidità. E in questo panorama complesso di cambiamento di gusti la piccola editoria ha avuto in questi stessi anni un ruolo anticipatore nel raccogliere tendenze e bisogni di lettura: la narrativa italiana con Sellerio, il giallo con la Tartaruga nera, la fantascienza con Fanucci. Nuovi assi di bisogni e gusti lungo cui soltanto in seguito l’editoria maggiore ha poi iniziato a muoversi, considerando anche i mercati più piccoli e di nicchia di appassionati di generi specifici.
Le slide dell'incontro Questione di genere: come sono cambiati i gusti dei lettori e i cataloghi editoriali che si è svolto nella seconda giornata di Più libri più liberi 2017 sono disponibili e liberamente scaricabili alla pagina dedicata all'evento, nella sezione Presentazioni di questo sito.
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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