Il governo della
Comunità autonoma della Catalogna ha recentemente diffuso gli esiti di una ricerca sulle abitudini di lettura (e di acquisto di prodotti editoriali) dei suoi cittadini. Il report conclusivo – intitolato
Hàbits de lectura i compra de llibres e
disponibile in lingua catalana – presenta i dati relativi all’anno 2015, e li confronta con quelli raccolti nel corso delle rilevazioni precedenti. La ricerca si propone di conoscere i comportamenti della popolazione dai 10 anni di età in su: più di 6,5 milioni di catalani. Sono state realizzate, nel complesso,
1.200 interviste telefoniche, componendo un panel che minimizzasse le distorsioni e tenendo sotto il 3% l’errore accettabile.
Nel 2015, il 66,3% dei catalani si dichiara lettore di libri: un numero che cresce progressivamente nel corso degli anni, avvicinandosi alla media europea (68%). Parallelamente, diminuisce l’ampiezza di quella porzione di popolazione che non legge, passando dal 37,7% del 2011 al 33,7% attuale.
Il 22,4% degli intervistati legge solo per esigenze di studio o lavoro, mentre il 61% si dedica alla lettura anche nel tempo libero, dividendosi tra lettori occasionali (12,3%) e lettori abituali (48,7%). La lettura «per diletto» è più diffusa nei segmenti di età 14-34 (67,7%) e 35-54 (65,9%) e tra le persone che hanno compiuto studi di livello universitario (78,8%). Anche in Catalogna le donne leggono più degli uomini: si definisce «lettrice» una percentuale di intervistate pari al 69% del totale, mentre i lettori maschi si attestano sul 59%.
In crescita di più di 13 punti percentuali rispetto al 2011 (ma di soli 1,2 rispetto al 2014) i lettori digitali (quelli che utilizzano come dispositivi di lettura computer, smartphone, e-reader o tablet), che raggiungono una quota del 66%, differenziandosi tra quelli che leggono da un supporto elettronico almeno una volta a settimana (60,2%) e quelli che lo fanno almeno una volta in un trimestre (5,8%). La lettura digitale – riconfermando nel 2015 un trend abbastanza stabile negli anni – piace più agli uomini (73,8%) che alle donne (58,6%). Si evidenzia anche un rapporto di diretta proporzionalità tra il titolo di studi conseguito e la propensione alla lettura digitale, che aumenta all’aumentare del livello di istruzione. La percentuale di lettori digitali minore, in ogni caso, si incontra tra gli ultracinquantacinquenni (10,5%).
I dati riportati fino ad ora fanno riferimento specificamente alla lettura di libri tramite dispositivi elettronici: lo scenario cambia sensibilmente, vedendo crescere di decine di punti percentuali le performance di tutte le fasce sondate, se a essere presa in considerazione è la lettura digitale in generale (che, oltre ai libri, comprende quotidiani e riviste, fumetti, siti web e blog).
In conclusione, i dati mostrano che la porzione di popolazione che legge abitualmente in catalano (piuttosto che in castigliano) è del 26,4% e ha accelerato la sua crescita nel corso dell’ultimo anno (era il 22,1% nel 2014 e il 22% nel 2013). La propensione a leggere principalmente in catalano, inoltre, aumenta all’aumentare del livello d’istruzione (dichiara di farlo il 32,8% di coloro che hanno fatto studi universitari, contro il 15,7% di chi si è fermato all’istruzione primaria) e al diminuire dell’età, manifestandosi significativamente nella fascia 14-34. Segno che l’identità catalana non è un retaggio del passato, ma un tratto culturale attuale e rilevante, almeno per una parte non ignorabile della popolazione.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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