Dotare le carceri italiane di libri. È la proposta del ministro Renato Brunetta: «Una delle cose che chiedono i detenuti è di leggere e le biblioteche [delle carceri] sono poco o mal dotate». Proposito più che condivisibile come dotare di libri e di biblioteche – magari non solo regalati e provenienti da fondi di magazzino più o meno recenti – tutti i luoghi del «disagio sociale». Ci aspettiamo però che qualche altro ministro della Repubblica italiana si accorga che anche le biblioteche delle scuole «sono poco o mal dotate». O meglio: non ci sono. E quindi della necessità di dotare le scuole di «biblioteche» gestite da bibliotecari professionali (e non da insegnanti «volontari» o da personale amministrativo). Ricordiamo che nel 2005 (ultima indagine disponibile) l’istituto Iard, in una ricerca Aie - Docet Fiera di Bologna, stimava in 3 (tre) euro per studente /anno la spesa in acquisto di libri per ampliare le collezioni della biblioteca scolastica.
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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