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La fiera del libro per ragazzi di Bologna è il più importante appuntamento internazionale nell’ambito dei contenuti per i fruitori più giovani, il che la rende il luogo ideale per fare delle considerazioni su
come questo mercato si sia evoluto e perché. Quella che segue, infatti, è la
versione ridotta di un articolo pubblicato all’interno del
Giornale della libreria di marzo, diffuso in occasione della BCBF e
distribuito a Bologna in questi giorni (
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Sono stati quasi 24 i milioni di copie di libri per bambini e ragazzi comprati lo scorso anno nelle librerie: di catene e non, fisiche e online. Nel suo complesso è un mercato che vale quasi 287 milioni di euro a prezzo di copertina del venduto: quasi 39 milioni di euro in più rispetto a quello pre-Covid, per un totale di 2,8 milioni di copie comprate in più. Un incremento che però stride con l’evoluzione dei tassi di lettura
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Facendo riferimento alle rilevazioni Istat (che si fermano al 2020), nel 2010 i 6-17enni che si dichiaravano lettori di almeno un libro a stampa (esclusi i libri scolastici ed e-book) erano il 58% della popolazione «in età ». La media italiana era del 46,8%. Nel 2020 quella percentuale era scesa al 54% (in questo caso e-book e audiolibri compresi). Certo, il 2020 è stato un anno particolare. E non solo per le restrizioni legate alle misure introdotte dal governo per contrastare il Covid 19, ma pure per l’impatto che la didattica a distanza ha avuto sull’organizzazione del tempo libero di bambini e ragazzi. Tuttavia, l’andamento strutturale sul medio  e lungo periodo appare netto. In proiezione, sulla popolazione dei 6-17enni nel 2010 avevamo 4,050 milioni di giovani lettori. Nel 2020 diventano 3,749. Sono 301 mila lettori in meno: -7%.
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Quello che è certo è che oggi ci sono meno lettori di quanti non ce ne fossero dieci anni prima. E il calo – dato ancor più preoccupante – è più accentuato nella fascia più giovane della popolazione (quella che va dai 6 ai 10 anni) dove tocca il -10%, rispetto al -6% di quella tra i 15 e i 17 anni: proprio la fascia di età dove più intense e diffuse sono state le iniziative di promozione della lettura.
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Se la crescita del mercato va in controtendenza rispetto al calo della lettura non è forse a causa delle disuguaglianze in aumento all’interno della popolazione in generale, di quella infantile in particolare? Non si sta forse consolidando la cesura tra bambini e famiglie che comprano e leggono (sempre più) libri, e bambini e famiglie che non lo fanno affatto, allargando il bacino della non lettura?
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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