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Lettura

Compriamo più libri per meno bambini?

di Giovanni Peresson notizia del 22 marzo 2022

Attenzione, controllare i dati.

Ieri 21 marzo la Bologna Children’s Book Fair ha inaugurato la sua 59esima edizione, tornando dal vivo dopo il doveroso stop della pandemia. Il 2022 è anche l’anno della prima in presenza di BolognaBookPlus, l’iniziativa di BCBF rivolta al pubblico professionale generalista e organizzata in partnership con AIE, che alla fiera partecipa quest’anno con uno stand e una serie di incontri.
 
La fiera del libro per ragazzi di Bologna è il più importante appuntamento internazionale nell’ambito dei contenuti per i fruitori più giovani, il che la rende il luogo ideale per fare delle considerazioni su come questo mercato si sia evoluto e perché. Quella che segue, infatti, è la versione ridotta di un articolo pubblicato all’interno del Giornale della libreria di marzo, diffuso in occasione della BCBF e distribuito a Bologna in questi giorni (se sei abbonato scarica qui la tua copia, oppure scopri come abbonarti).
 
Sono stati quasi 24 i milioni di copie di libri per bambini e ragazzi comprati lo scorso anno nelle librerie: di catene e non, fisiche e online. Nel suo complesso è un mercato che vale quasi 287 milioni di euro a prezzo di copertina del venduto: quasi 39 milioni di euro in più rispetto a quello pre-Covid, per un totale di 2,8 milioni di copie comprate in più. Un incremento che però stride con l’evoluzione dei tassi di lettura
 
Facendo riferimento alle rilevazioni Istat (che si fermano al 2020), nel 2010 i 6-17enni che si dichiaravano lettori di almeno un libro a stampa (esclusi i libri scolastici ed e-book) erano il 58% della popolazione «in età». La media italiana era del 46,8%. Nel 2020 quella percentuale era scesa al 54% (in questo caso e-book e audiolibri compresi). Certo, il 2020 è stato un anno particolare. E non solo per le restrizioni legate alle misure introdotte dal governo per contrastare il Covid 19, ma pure per l’impatto che la didattica a distanza ha avuto sull’organizzazione del tempo libero di bambini e ragazzi. Tuttavia, l’andamento strutturale sul medio  e lungo periodo appare netto. In proiezione, sulla popolazione dei 6-17enni nel 2010 avevamo 4,050 milioni di giovani lettori. Nel 2020 diventano 3,749. Sono 301 mila lettori in meno: -7%.
 
Quello che è certo è che oggi ci sono meno lettori di quanti non ce ne fossero dieci anni prima. E il calo – dato ancor più preoccupante – è più accentuato nella fascia più giovane della popolazione (quella che va dai 6 ai 10 anni) dove tocca il -10%, rispetto al -6% di quella tra i 15 e i 17 anni: proprio la fascia di età dove più intense e diffuse sono state le iniziative di promozione della lettura.
 
Se la crescita del mercato va in controtendenza rispetto al calo della lettura non è forse a causa delle disuguaglianze in aumento all’interno della popolazione in generale, di quella infantile in particolare? Non si sta forse consolidando la cesura tra bambini e famiglie che comprano e leggono (sempre più) libri, e bambini e famiglie che non lo fanno affatto, allargando il bacino della non lettura?

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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