Pubblicata qualche giorno fa, The 100 Best Books of the 21st Century – la lista a cura del New York Times che racchiude «i cento migliori libri del ventunesimo secolo» – ha fatto molto parlare di sé, scatenando dibattiti nel mondo della cultura. Non sorprende che anche in Italia l'elenco di titoli sia stato appassionatamente commentato, dal momento che ad aggiudicarsi il primo posto è stato proprio un romanzo italiano, L’amica geniale di Elena Ferrante. Ma come viene stilata la classifica e quali sono le logiche che la governano?
Frutto del lavoro congiunto di due dipartimenti interni alla testata – quello dedicato ai libri, il Book Review, e Upshot, la sezione incentrata sul giornalismo analitico, necessaria per analizzare i dati raccolti –, la lista è stata composta coinvolgendo più di cinquecento persone del mondo dell’editoria e della cultura.
Autrici e autori, accademici, editori, giornaliste e giornalisti, traduttrici e traduttori, libraie e librai, bibliotecarie e bibliotecari e altri esperti ed esperte di letteratura: a ciascuno di loro è stato chiesto di proporre i propri dieci migliori libri del nostro secolo. Dopodiché ai partecipanti è stata data la possibilità di rispondere a una serie di domande in cui dovevano indicare il proprio libro preferito tra due titoli selezionati casualmente: le risposte e le votazioni sono state combinate per generare l'elenco dei cento libri.
«Abbiamo lasciato che ogni partecipante interpretasse il termine “migliore” a modo suo. Per alcuni significava semplicemente i propri libri “preferiti”; per altri, i titoli destinati a durare per generazioni e generazioni» si legge sulla pagina dedicata al progetto. Poche semplici regole: i libri scelti dovevano essere stati pubblicati negli Stati Uniti, in lingua inglese (traduzioni comprese), a partire dal 1° gennaio del 2000.
Benché il Times non abbia divulgato i nomi e le occupazioni di tutti i 503 partecipanti all’indagine e le votazioni fossero anonime, alcuni si sono palesati e hanno dato il consenso a pubblicare i propri elenchi. Tra loro anche Maris Kreizman, saggista e critica, la quale ha scritto su Literacy Hub – testata online che si è espressa a sfavore della lista e ne ha pubblicata una propria in risposta – alcune riflessioni a proposito del progetto. Numerose critiche sono state sollevate dopo la pubblicazione della classifica, dalla natura riduttiva del limite fissato a dieci titoli, alla mancanza di alcuni generi specifici tra i cento libri selezionati, in primis la poesia, alla provenienza in maggioranza americana o europea dei titoli in elenco. Senza contare il fatto che ogni scelta implica – per forza di cose – una rinuncia e che la soggettività e la sensibilità di ogni votante svolgono un ruolo cruciale nelle selezioni.
«Personalmente ho scelto libri che hanno cambiato il modo in cui vedevo il mondo, oppure la mia idea di cosa un libro può fare o essere» scrive Kreizman. «Se sei un amante dei libri e un forte lettore, sai bene che dieci titoli non sono sufficienti per coprire quasi un quarto di secolo e per trasmettere tutto ciò che di bello è stato scritto. Ho creato le mie linee guida personali, nel senso che volevo che la mia lista fosse rappresentativa di ciò che io, Maris Kreizman, leggo. Principalmente narrativa e poca non-fiction». E aggiunge: «Ogni volta che faccio una lista di libri penso alla diversità di tono, di genere, di etnia e nazionalità, di dimensione della casa editrice (abbiamo bisogno di una rappresentazione che includa anche gli editori indipendenti!). Ci sono così tanti fattori da considerare».
Ma quali sono stati, quindi, i filoni e le tendenze emerse dai titoli inclusi nell'elenco? «Una lunga amicizia tra due ragazze in un quartiere povero di Napoli, in Italia. L'esodo di quasi sei milioni di afroamericani dal Sud al Nord. L’ascesa di Thomas Cromwell nell’Inghilterra spietata dei Tudor. Una serie di omicidi irrisolti in una città di confine messicana. La ferrovia sotterranea ripensata come una vera e propria ferrovia, rotaie e tutto il resto»: ecco alcune delle storie dei cento libri in lista, come scrive Dwight Garner, redattore del Times.
La maggior parte dei titoli in classifica sono di narrativa – con una predominanza di romanzi storici –, due le graphic novel presenti. «Memoria e identità sono due temi particolarmente sentiti nella top 10. I lettori sembrano voler prendere una pausa dai discorsi sociali e politici contemporanei, preferendo invece narrazioni coinvolgenti e non frammentate, che esercitino un incantesimo duraturo» continua Garner.
Se i cento libri della lista sono in gran parte americani e anglofoni è l’italiana Elena Ferrante – che non ha mai rivelato la sua identità – a occupare il primo posto con il suo L’amica geniale, edito nel nostro Paese da Edizioni e/o e negli Stati Uniti da Europa Editions, con la traduzione di Ann Goldstein e il titolo di My Brilliant Friend. Ferrante, oltre a essere l’unica autrice italiana nell’elenco, compare ben tre volte: gli altri scrittori con tre libri sono Jesmyn Ward e George Saunders (quelli con due sono Alice Munro, Roberto Bolaño, Edward P. Jones, Denis Johnson, Hilary Mantel, Zadie Smith, Philip Roth).
Nonostante il sostegno e l’apprezzamento mostrato da molte lettrici e lettori italiani, la scelta di incoronare vincitrice Elena Ferrante ha scatenato qualche polemica nel nostro Paese. Negli Stati Uniti, invece, il trionfo è corale e universale, come ci dimostra il Times. «È impossibile dire quanto la serie segua da vicino la vita dell’autrice – Ferrante scrive sotto pseudonimo –, ma non importa: L’amica geniale è uno dei principali esempi della cosiddetta autofiction, una categoria che ha dominato la letteratura del ventunesimo secolo. Leggere questo inflessibile e indimenticabile romanzo è come andare in bicicletta sulla ghiaia: è grintoso, scivoloso e snervante allo stesso tempo» riporta la testata come motivazione della scelta.
Una nota di colore per concludere: il celebre Stephen King, chiamato a indicare i propri dieci migliori libri del secolo, ha nominato anche se stesso.
© Immagine in header di Giulia Gartland, tratta da nytimes.com
Laureata in Lettere all’Università degli Studi di Verona, ho conseguito il master Booktelling, comunicare e vendere contenuti editoriali dell’Università Cattolica di Milano che mi ha permesso di coniugare il mio interesse per i libri e l’intero settore editoriale con il mondo della comunicazione digital e social.
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