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Internazionalizzazione

Perché la narrativa italiana piace all’estero

di Antonio Lolli notizia del 30 maggio 2017

Attenzione, controllare i dati.

Secondo i dati pubblicati nel Rapporto sull’import/export di diritti 2017, dal 2007 al 2016 la narrativa italiana ha aumentato il suo successo all’estero: dal 17,3% del 2007, è passata a rappresentare l’anno scorso il 24,4% del totale delle vendite, con un incremento del 251,9% (ma nel 2015 era oltre un terzo della vendita di diritti alle case editrici straniere, con il 36,2%). Dato ancor più eclatante se si pensa che nel 2001 i titoli di narrativa venduti erano 234, contro i 1.235 dell’anno scorso. Un andamento che si inserisce in un quadro più generale che ha visto nel periodo 2001-2016 quasi quadruplicare il numero di titoli italiani complessivamente tradotti in altri Paesi (da 1.800 a 6.565). L’Europa si conferma essere il principale mercato di riferimento, con il 62,2% della capacità complessiva di assorbimento dei nostri diritti di edizione, che diventa il 77,0% se si considera solamente la narrativa, ma si possono osservare segnali di crescita anche in alcuni mercati extraeuropei, come nel Medio Oriente, in cui nel 2016 è stato venduto il 3,4% dei diritti di narrativa complessivi, contro il 2,1% del 2015.

Nonostante la narrativa presenti, lungo tutto l’arco degli anni rilevati, un saldo strutturale negativo tra la vendita all’estero e l’acquisto di diritti da parte di case editrici straniere, si possono osservare alcuni aspetti che vale la pena sottolineare. Il primo è dato dal fatto che comunque in questo arco di anni (2001-2016) il valore della vendita media annua di titoli di scrittori italiani all’estero è stato superiore a quello dell’acquisto: ben +39,0% (in media sui 15 anni considerati) rispetto al decisamente più modesto +8,6% nell’acquisto. Una crescita dell’export che non ha capovolto il rapporto tra vendita e acquisto, ma rappresenta comunque un fattore da guardare con interesse – nonostante la battuta d’arresto, un po’ a sorpresa, nel 2016 – poiché segnale di una maggiore attenzione degli editori stranieri alla nostra produzione narrativa e di una potenzialità dei nostri autori che andrebbe ulteriormente supportata e sostenuta. Nel 2016 sembrerebbe attenuarsi poi l’effetto traino che alcuni casi letterari importanti possono aver avuto rispetto all’attenzione su altri autori italiani.

Come ha sottolineato Fabio Gambaro, direttore dell'Istituto italiano di cultura a Parigi, in un’intervista di qualche settimana fa,  «in Francia un libro di Camilleri, nonostante la difficoltà di traduzione delle espressioni dialettali, riesce a vendere fino a 20 mila copie, uno di Erri De Luca anche 40 mila, per non parlare di Elena Ferrante, che arriva a toccare le 100 mila copie».

Il fenomeno Elena Ferrante ha anche contribuito nel 2015 a far diventare l’italiano la seconda lingua più tradotta nel Regno Unito, dopo il francese e prima del giapponese, dello svedese e del tedesco. Con 108.969 copie vendute, My Brilliant Friend, la versione inglese del bestseller L’amica geniale è al primo posto tra le opere di narrativa tradotte dall’estero più vendute in Uk nel 2015. Troviamo altri due titoli della Ferrante – The Story of a New Name e Those Who Leave and Those Who Stay (versioni inglesi rispettivamente di Storia del nuovo cognome e Storia di chi fugge e di chi resta) – all’ottavo e al nono posto di questa classifica.

Interessanti sono anche i casi di autori italiani che si affermano prima all'estero e successivamente ottengono successo anche nel nostro Paese.  Un esempio è Milena Agus, che ha raggiunto la notorietà prima in Francia e poi Italia, grazie a Mal de pierres, la versione francese del romanzo Mal di pietre, che con 50 mila copie vendute e quattro ristampe in un mese è diventato un best seller Oltralpe.

Difficile per ora pronosticare l’evoluzione futura del settore, legata com’è la produzione di narrativa a dimensioni e componenti autoriali difficilmente programmabili. Quello che appare comunque certo è la crescita (lenta) di nuove leve di autori, talvolta provenienti da ambiti della sceneggiatura televisiva o cinematografica, più capaci di lavorare su strutture narrative di genere, su forme di storytelling che si evolvono o sovrappongono a quelle di carattere transmediale.

L'autore: Antonio Lolli

Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.

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