Nel 2016 una partnership avviata tra Google Creative Lab e
Visual Editions aveva portato alla nascita di
Editions At Play, esperimento di editoria digitale guidato dall’intento di dare sostanza a quei libri che «non possono essere stampati». Il progetto aveva mostrato una certa dirompenza nel superare il concetto di libro elettronico come copia anastatica del cartaceo: il touch screen diventava il portale d’accesso a una storia di cui il lettore si configurava come parte integrante; la narrazione si faceva interattiva e
l’apporto editoriale ibrido e dinamico.
Entrances and Exits, per esempio, materializzava i ricordi del protagonista attraverso le immagini di Google Maps e spingeva il lettore a inoltrarsi e a esplorare.
The truth about cats & dogs, invece, lo catapultava nel mezzo di un dialogo in divenire: il pretesto narrativo era la burrascosa stesura di un racconto a quattro mani intrapresa da un poeta e uno scrittore. I punti di vista raddoppiavano, sullo schermo si materializzavano le esitazioni, gli errori, le incertezze tipiche della scrittura.
Tre anni dopo, Editions At Play torna alla carica con un nuovo esperimento:
We kiss the screens, un oggetto narrativo che esplora i diversi spettri della personalizzazione digitale. E lo fa connettendo pixel e inchiostro (la storia, con tutte le personalizzazioni che sono state scelte durante la lettura, può essere infine stampata on demand e trasformata in un libro) in un panorama di fruizione ancora una volta
significativamente agito dall’utente, dal lettore.
L’editore descrive il progetto come «una narrazione contemporanea a prospettive multiple ispirata a
Le metamorfosi di Ovidio».
Di fatto una fiction ipertestuale, che parte dal presupposto che l’attribuzione di senso è un processo individuale e che una storia ha tante interpretazioni quante sono le persone che la vivono e la raccontato. E anche il concetto di verità è molto più opinabile e malleabile di quanto si possa supporre. Un tema particolarmente significativo
in tempi di fake news e manipolazione dell’informazione.
Per leggere e scoprire le molteplici prospettive di
We kiss the screens,
il lettore accede alla narrazione attraverso degli hashtag, seguendo i quali vedrà di volta in volta dipanarsi una versione diversa della stessa storia, acquisita e raccontata da una diversa prospettiva. Tra cui c’è anche quella di
George: un’intelligenza artificiale nutrita dai testi di Ovidio, Erodoto e Omero.
Le scelte del lettore su come iniziare e procedere la lettura avranno conseguenze visibili tanto nella sostanza quanto nella forma della narrazione: ognuno potrà personalizzare la sua versione del libro in molti dettagli, ad esempio modificando lo spettro dei colori che fa da sfondo al testo. Al termine della lettura – dopo circa 24 schermate o pagine –
l'utente potrà scegliere di stampare e ricevere a casa il libro: quello generato dal peculiare percorso di lettura che ha compiuto sullo schermo.