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Innovazione

Usa. Con la pandemia cresce l’utilizzo della tecnologia vocale

di Alessandra Rotondo notizia del 13 maggio 2020

Attenzione, controllare i dati.

Dopo la pubblicazione del report The spoken word audio – che alla fine del 2019 esaminava i comportamenti degli utenti rispetto ai podcast, l’informazione, lo sport, le «talk radio» e gli audiolibri – Edison Research e NPR tornano a studiare i «clienti della voce» negli Stati Uniti.

La release primaverile dell’osservatorio è dedicata infatti a capire gli effetti del Covid-19 sui formati e i prodotti dell’audio, e a quantificare l’impatto dell’emergenza sanitaria sull’adozione e l’utilizzo delle tecnologie a interazione vocale: in particolar modo sugli smart speaker.

Il 77% della popolazione statunitense di età superiore ai 18 anni sta vivendo un cambiamento di routine legato alla diffusione (e ai conseguenti tentativi di contenimento) del nuovo coronavirus. Il 41% afferma di trascorrere la stragrande maggioranza del proprio tempo in casa, e di uscire solo per ragioni di conclamata urgenza. Il 54% dichiara di frequentare solo posti in cui si sente sicuro o nei quali ha stretta necessità di recarsi.

Questo confinamento domestico sembrerebbe avere un impatto diretto sulla frequenza con la quale gli utenti utilizzano i comandi vocali per interagire con i propri device: il 52% dichiara infatti ci farlo uno o più volte al giorno dall’inizio della pandemia, contro il 46% di chi lo faceva prima.

Per quanto riguarda gli altoparlanti intelligenti, attualmente un quinto della popolazione statunitense adulta ne possiede uno in casa. Il 36% di loro afferma di utilizzarlo con maggiore intensità dall’inizio dell’emergenza sanitaria per ascoltare musica e contenuti di intrattenimento. Un numero che sale al 52% restringendo il campo ai soli utenti di età compresa tra i 18 e 34 anni.

Cresce ugualmente il consumo di informazione: è il 35% di chi ha uno smart speaker a riconoscere di aver incrementato l’ascolto di news e servizi giornalistici attraverso il device, durante la pandemia. Il 50% tra gli utenti 18-34enni.

Anche nell’emergenza, tra le ragioni che motivano l’utilizzo delle tecnologie ad attivazione vocale primeggia la comodità. Tra quelli che usano gli assistenti vocali, oltre i due terzi affermano che rendono le loro vite più facili. Ed è una modalità di interazione con la tecnologia che tende a diffondersi da strumento a strumento: il 46% di chi oggi ha uno smart speaker afferma infatti di aver iniziato a utilizzare maggiormente anche l'assistente vocale del proprio smartphone. Ma il 59% riconosce comunque autonomia e diversità alle attività compiute attraverso un dispositivo piuttosto che l’altro.

Infine, il 52% di chi non ha uno smart speaker – ma usa già i comandi vocali su altri dispositivi – valuta come probabile o molto probabile l’acquisto di un altoparlante intelligente nei prossimi sei mesi. E, più in generale, è il 34% di chi non ne possiede ancora uno a star seriamente valutando l’acquisto.

I trend crescenti dell’audio, insomma, paiono non arretrare neppure davanti al virus. D’altronde tra virtualità, modelli subscription e ritrovata centralità della dimensione domestica, gli elementi potenziali di successo sembrano addirittura amplificati.

E senza considerare che – nel mezzo di un’emergenza sanitaria che, tra le principali misure di contrasto, ci chiede di mantenere le distanze sociali – gli applicativi di una tecnologia che non richiede contatto fisico possono tornare utili più che mai.   

L'autore: Alessandra Rotondo

Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.

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