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Innovazione

Universo social in Giappone: Twitter batte Facebook. Ma il primo è Line

di Antonio Lolli notizia del 5 febbraio 2016

Attenzione, controllare i dati.

Nonostante il Giappone sia la terza potenza economica mondiale – dopo Stati Uniti e Cina – le dinamiche che governano le tendenze e le abitudini dei suoi abitanti sono a volte ancora poco conosciute.
Questo vale anche per i social media. Al primo posto tra i social network più diffusi, infatti, si trova Line, un’applicazione praticamente sconosciuta nel mondo occidentale, che può essere considerata più o meno la risposta giapponese a WhatsApp. Uno però dei principali punti di forza di Line consiste nell'integrazione totale delle funzioni. Se infatti WhatsApp permette di inviare messaggi di testo, corredati da brevi messaggi vocali, foto o filmati, Line, oltre a consentire chiamate e videochiamate gratis, integra una piattaforma di videogiochi e un lettore di QR code che permette di accedere a moltissime altre funzionalità.
Line si è sviluppata dal 2011, a seguito del disastroso terremoto del Tohoku, che causò oltre a più di 15 mila vittime, anche il black out completo delle linee telefoniche e delle reti cellulari. Soltanto la connessione internet era rimasta attiva e questo ha portato i giapponesi a utilizzare Line come una piattaforma alternativa di comunicazione.
Nel 2015, 50 milioni di giapponesi hanno usato Line, il 40% dell’intera popolazione del Paese: numeri che lo rendono il leader indiscusso tra i social network nel Paese del Sol Levante.

Fonte: Apex Research - 2015

Al secondo posto troviamo, abbastanza inaspettatamente, Twitter. In Giappone infatti Twitter è più diffuso di Facebook, in particolare nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni.
Sono 26 milioni i giapponesi che twittano abitualmente (circa il 20% della popolazione), contro i 22 milioni che hanno un profilo Facebook (il 17% dell’intera popolazione del Paese).
Quali sono le motivazioni di questo successo?
In Giappone viene dato un grande valore alla privacy e alla riservatezza – molto di più, almeno, di quanto avvenga nei paesi occidentali – e Twitter permette alle persone di esprimersi in una forma più anonima rispetto al social di Zuckerberg, molto più orientato invece alla condivisione delle esperienze personali. In più, data la struttura della lingua, una frase scritta in giapponese è mediamente molto più corta di quella scritta in una qualsiasi lingua occidentale. Questo permette a un giapponese di esprimere concetti più articolati nei 140 caratteri massimi di un tweet.
Facebook, nonostante sia solo al terzo posto, ha comunque registrato negli ultimi anni una notevole crescita nel numero di utenti. Se infatti nel 2011 erano 6 milioni i giapponesi che lo utilizzavano abitualmente, nel 2012 sono diventati 13,5 milioni, per poi arrivare ai 22 milioni dei 2015.
Un’ultima curiosità, invece, è legata a Instagram. Nonostante infatti, i numeri di questo social in Giappone siano ancora piuttosto bassi, il numero di utenti dal 2014 al 2015 è più che raddoppiato, passando da 4 milioni a 8,1 milioni. In Giappone Instagram è un social «in rosa», visto che il 55% degli utenti è rappresentato da donne di età compresa tra 18 e 40 anni.

 

L'autore: Antonio Lolli

Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.

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