Un libro è un libro, ma non per l'Unione europea. Secondo le ultime notizie da Bruxelles la riunione del Coreper, il conclave dei rappresentanti dei governi che prepara i lavori dei ministri, non si è chiusa con il risultato auspicato da Italia e Francia, i due Paesi europei che più di tutti si stanno battendo per l’equiparazione dell’Iva tra libri di carta, ritenuti dal legislatore beni di prima necessità e soggetti quindi all’Iva del 4%, e libri digitali, equiparati a software e videogiochi con una tassazione al 22%.
Una discriminazione senza senso e frutto di una legislazione che è andata costituendosi in anni in cui il futuro digitale del libro non era nemmeno concepibile, ma che oggi che l’e-book è una realtà l’Europa non sembra essere disposta a rivedere.
Lo stop del Coreper, dettato da quello che si apprende dall’opposizione di britannici, nordici e centroeuropei e dalla mancata presa di posizione della Germania, non pregiudica il risultato dell’istanza portata avanti dall’Associazione italiana editori che si è fatta capofila del progetto in Italia e in Europa (ricordiamo che il sito unlibroèunlibro.org è il collettore europeo di tutto ciò che in rete si produce e si sviluppa a favore della campagna).
«La campagna #unlibroéunlibro non solo continua ma, se possibile, sarà rafforzata – ha commentato il presidente dell’Associazione, Marco Polillo –. Siamo a oltre 25mila interazioni: l’intero mondo del libro, dei lettori, degli autori di cui ci siamo fatti portavoce è davvero vicino al Governo e al Ministro Franceschini in questa battaglia contro gli egoismi nazionali e contro una visione dell’Europa assolutamente burocratica. Insieme chiediamo di dire “no” alla discriminazione dell’e-book e di riconoscere qualcosa che per noi è ovvio, ma non scontato: un libro è un libro al di là del supporto di lettura. Per questo confidiamo, allo stesso tempo, che il consenso parlamentare sia di aiuto al Governo anche in sede nazionale e che il Parlamento italiano possa trovare una soluzione per la cultura del nostro Paese. Noi, per la nostra parte, andiamo avanti con convinzione».
Il prossimo passo sarà dunque il Consiglio dei Ministri della cultura, previsto per il 25 novembre, dal quale uscirà un parere non vincolante per l'Ecofin del 9 dicembre prossimo che, questo sì, deciderà della sorte del libro digitale. In un mercato digitale che in Italia è ancora agli albori, infatti, perseverare in questa discriminazione non può che portare ad una ulteriore compressione del mercato dell’e-book, che andrebbe a deprimere lo sviluppo di un nuovo modo di leggere. Va infatti tenuto presente che la generazione dei nativi digitali è ormai entrata nel mercato della lettura e che, per questa crescente fetta di popolazione, gli e-book sono un punto di accesso privilegiato ai libri. Gli e-book, proprio come accaduto negli Stati Uniti dove il digitale vale il 30% del mercato con punte per generi come la fiction del 50%, sono destinati a guadagnare un peso crescente ed è quindi fortemente penalizzante che le nuovi generazioni non vedano riconosciuto il valore del libro digitale anche attraverso un prezzo d'acquisto congruo.